Clima, il governo alla Ue: “Fermiamo tutto per un anno”
19 Ottobre 2008Il Governo italiano cerca di bloccare le proposte europee per la riduzione dell'anidride carbonica. Il Pd: "Con le politiche ambientali più sviluppo, più occupazione e più innovazione".
Una doverosa riflessione: il centrodestra e i suoi "satelliti" iperambientalisti di Collepasso non hanno nessuna protesta da effettuare, nessun volantino da distribuire, nessun "incatenamento" da programmare?!? (p.g.)
Sul clima, il governo italiano chiede una proroga. Dopo la feroce polemica tra l'Italia e l'Unione europea sugli interventi per contenere le emissioni di anidride carbonica, Roma propone di congelare la discussione per dodici mesi: "Assicurare un'analisi costi-efficacia nei prossimi 12-15 mesi; approvare a dicembre il pacchetto con una clausola di "revisione" che preveda l'aggiustamento delle misure in relazione ai risultati dell'analisi costi-efficacia da effettuare nel corso del 2009".
Se ne parlerà lunedì a Bruxelles. Il commissario Ue all'Ambiente, il greco Stavros Dimas, ha annunciato che incontrerà i rappresentanti del governo italiano la prossima settimana. Dopo lo scontro di ieri, Dimas, "allibito" per l'ostruzionismo del premier Silvio Berlusconi, ora tenta la mediazione.
La Commissione Ue, ha sottolineato uno dei portavoce della Commissione Ue, Jens Mester – è "consapevole che alcuni stati membri hanno preoccupazioni, ma è anche fiduciosa che un accordo complessivo verrà trovato entro dicembre senza indebolire il livello generale di ambizione del pacchetto".
Ma da Roma giungono le parole del presidente del Senato Renato Schifani che avvalora la posizione del governo italiano e avverte: la tutela dell'ambiente va in secondo piano quando il mondo finanziario subisce una crisi economica come quella che sta vivendo in queste settimane: "Consapevole del pericolo che incombe sull'economia reale – spiega Schifani – l'Europa trovi una sintesi su temi altrettanto importanti, come quello della tutela dell'ambiente, ma sicuramente meno emergenziali rispetto alla crisi finanziaria e al rischio di recessione''.
A differenza del capo dello Stato Napolitano che aveva avvisato della necessità di tenere conto dell'ambiente, il ministro Brunetta entra nella discussione a gamba tesa. "E' una follia", tuona il ministro della Funzione pubblica parlando a Buttrio in provincia di Udine dove partecipa a una convention all'università. "L'Italia bene ha fatto a rallentare i processi decisionali anche perché sarebbero costati dieci miliardi di euro in più al 2020. Vogliamo controlli di tipo ambientale – ha concluso Brunetta – che non uccidano però le nostre imprese e le nostre famiglie".
Motivo del contendere è la decisione dei leader europei di tagliare il 20% di anidride carbonica rilasciata nell'atmosfera entro il 2020 aumentando l'incidenza delle fonti rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. Da allora la Commissione europea ha stilato le proposte legislative che in settimana sono tornate sul tavolo dei capi di Stato e di governo dei 27 con Italia e Polonia che hanno minacciato il veto se non avessero ottenuto una serie di modifiche.
Se il presidente del Consiglio italiano ieri calcolava che il prezzo per ridurre l'emissione di CO2 sarà di 18 miliardi all'anno (mercoledì erano 25 miliardi), per il commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas, i numeri forniti da Roma "sono completamente al di fuori di ogni proporzione": i costi per l'Italia sarebbero compresi tra i 9,5 e i 12,3 miliardi. Anzi, la rivoluzione verde "creerà nuovi posti di lavoro (0,3%), spingerà l'innovazione e darà sicurezza energetica".
Valutazioni rilanciate oggi dal ministro ombra dell'Ambiente Ermete Realacci. "La sfida ambientale è la vera opportunità da cogliere per rilanciare l'economia italiana – ha ricordato l'esponente del Pd – Il nostro Paese nel contesto europeo è fra quelli che ha i requisiti maggiori per orientare il suo sistema produttivo su basi ambientali. Sviluppo delle fonti alternative, innovazione, ricerca, sono queste le risorse che l'Italia deve mettere da subito in campo per affrontare con orgoglio la questione energetica e la sfida dei mutamenti climatici".
"Peccato – ha sottolineato l'esponente democratico – che il governo Berlusconi, invece, stia intraprendendo un pericoloso viaggio nel passato e il nostro premier, unico fra i leader dei grandi Paesi europei anche di centrodestra, continua ad inchiodare l'Italia in una posizione di retrovia rispetto al resto d'Europa. Dai catastrofici scenari presentati strumentalmente per affossare il pacchetto Ue, con conti economici che considerano solo i costi e non i benefici che il sistema paese avrebbe dalle politiche di riduzione di emissioni di CO2 e che invece, come sottolinea Dimas, sono per l'Italia assolutamente in linea a quelli di tutti gli altri paesi europei e si attestano intorno allo 0,66% del Pil".