E il naviglio della Poesia giunse (a Collepasso)

26 Ottobre 2008 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Sabato 25 ottobre, presso il Castello baronale, con la partecipazione della poetessa Irene Leo, serata finale e presentazione dei lavori poetici del Laboratorio di poesia, tenuto dal prof. Luigi Frassanito dal 1° al 23 ottobre, nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Ottobre piovono libri”, con alcuni ragazzi delle Scuole medie: Marco Antonazzo, Gabriele Braì, Nicole Contini, Gabriele De Luca, Francesca Failla, Pamela Fino, Riccardo Giaffreda, Alessandro Giannini, Marta Greco, Alessio Guido, Alessio Ingrosso, Alessandro Mandorino, Maria Lucia Marrocco, Ilenia Meleleo, Davide Pellegrino, Arianna Rigliaco, Simone Seclì, Martina Sindaco, Stefano Stifani, Gabriele Tedesco. Di seguito un articolo di Irene Leo per Paese Nuovo sulla serata del 25 ottobre. (p.g.) 

…Essa vaga, silenziosa…

assorta, mentre s'avvicendano i giorni,

cupa

leggera e innocua

legata al testo,

lontana dai porti forma superflua, poroso

poroso orizzonte… 

E' in un grande grembo, in un continuo rimando

è solo un oggetto, una precaria metafora

un legno marcio che danza.

Si serve del racconto, corteggia, nomina

e tante volte imbarca a caso… 

A. Verri (Il naviglio innocente) 

La sala è immensa, è densa di un candore inequivocabile, quello della pre-creazione da foglio bianco quasi. Sulla mia destra vedo far capolino il manifestino della serata "Ottobre piovono libri 2008-Ottobre in Poesia". Sono ben felice di esserci, se c'è una cosa che amo è il confronto, e ne avrò ben donde con questi ragazzi, esattamente della scuola media di Collepasso. Il mio paese.

irene_leoIl prof. Luigi Frassanito, coordinatore della serata nonché del laboratorio di poesia che ha preceduto tutto ciò, arriva puntuale, e così le autorità, il sindaco il prof. Vito Perrone, nonché il vice sindaco Pantaleo Gianfreda, l'assessore Monica Marra e tutti gli amici… (che a fine serata mi hanno insignito di una targa che mi ha commosso).

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C'è un atmosfera particolare, i posti a sedere sono tutti presi, il pubblico è attento, un pubblico fatto di persone che conosco e mi hanno vista crescere, molte delle quali ignoravano questa mia sorta di "malattia strana" questa passione viscerale per la scrittura. Dopo la concisa ma esauriente introduzione del prof. Frassanito, è toccato a me volgere parole e sguardo verso quei ragazzi che hanno giocato in versi, dagli occhi lucidi e dalle guance tornite di rosa acceso per l'emozione insolita di essere là, e verso i loro genitori silenziosi ed attenti con tra le labbra una tenera fierezza.

Ho introdotto i miei pensieri sulla scrittura, prima di arrivare a leggere gli elaborati poetici prodotti durante il laboratorio. Io altrettanto presa, con la mente ed il tutto volto alla scrivere questo viversi, affacciarsi su se stessi, scavare nelle cose per ricondurle agli occhi. E la Poesia poi questo specchio, o come amava definirla il grande Mario Luzi, vita al quadrato. Ho letto le loro rime, le ho sentite cariche di energia. Nelle parole di questi ragazzi ho visto la loro di vita, pagine variegate che sfogliate restituiscono un senso più grande della realtà, una meravigliosa sospensione un candore capace di smontare tutte le certezze di un adulto, di noi che abbiamo perso da tempo la loro saggezza. Questo gioco ammirevole si fa educazione alla parola. La poesia, lo fa, si muove, rotola, canta, grida, urla, diventa cane, bambino, viso di nonno, bambino allo specchio, occhio di mamma, squadra del cuore, aquilone che solca l'aria, il tutto. La poesia è maestra di educazione lessicale e non solo, implica ricerca, attenzione, agisce in ambito cognitivo, slega il timore reverenziale dell'esprimersi, amplifica la sensibilità all'ascolto. Eh sì, chi scrive deve affinare la capacità di ascoltare nonché ascoltarsi connettendo le idee istintuali del pensiero a quelle della lingua che si fa concretezza. E la parola diventa musica della rima, uno scorrersi di note e ritmi che in questi ragazzi si fa consonanza di stati d'animo a tratti sale e si inerpica veloce a tratti rallenta come si rallenta la voce quando la mente è indotta in riflessione.

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Ho avuto occasione per ricordare di me, di qualche annetto fa, quando avevo la loro età pressappoco e quando mi incantavo ascoltando le rime di Rodari (chi di noi non lo conosce e lo ha amato?) e la loro apparente semplicità, mio primo grande maestro del fare ironia e divertimento con la Poesia. Un insegnamento su tutto: raccontare la verità soggettiva dell'occhio e del cuore con fragore, abbandono, genuinità, oltre che incollandosi addosso la fibrillazione della pura fantasia, la voglia di costruire sogni colorati nella maniera più sfrenata possibile. Ho scritto allora, ho fatto la cosa più naturale che potessi fare, ho composto la mia prima "Poesia", a dieci anni. Poi il tempo è volato lontano gonfiando il sole all'orizzonte tante e tante volte. Sono cresciuta (ma non troppo) portandomi dietro scatoloni carichi di tutto ciò, scatoloni che sono aumentati e si sono riempiti di ulteriori esperienze coincidenti con quelle poetiche. Ho lasciato affiorare la radice di una profonda e difficilissima passione lo scrivere in versi restando fedele alla mia natura, e alla mia visione di bambina alta un metro ed un tappo, pronta a lasciarsi stupire dall'infinitamente piccolo, ovvero da quella forza rivelatrice che è figlia delle stelle. A Gianni Rodari, si sono affiancati altri uominipoeti, lo stesso Luzi di cui sopra, o ancora Antonio Verri salentino, scomparso nel 1993, un serio giocoliere della parola, sfiancata, alleggerita, mangiucchiata, divertita, vissuta in una dimensione nuova.  E tanti tanti nomi che mi porto in valigia nel mio viaggio, piccoli grandi giganti che hanno ristabilito i contorni netti della storia della letteratura moderna e non solo. In tutti una cosa è sempre restata la stessa. Sono rimasti un po' bambini, conservando un dono prezioso, l'amore. L'amore per la Poesia. Che ho riscontrato in questi ragazzi, durante i pomeriggi passati nella biblioteca comunale di Collepasso, assieme a Tonino Longo prezioso collaboratore al prof. Luigi Frassanito, divertitosi assieme a loro nei momenti di creazione letterario-poetica e durante la serata del 25 ottobre 2008, in questo giocare che in fondo insegna la vita.

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Ho imparato una gran bella lezione e lo devo alla bellezza di questa nuova generazione che, benché se ne dica, a cuore aperto attende il suo momento, quello per cambiare il mondo… anche con la Poesia! Grazie ragazzi!


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Pantaleo Gianfreda