Girare il mondo gratis viaggiando in fattoria.
27 Agosto 2009In giro per l'Italia e in tutta Europa per partecipare alla vendemmia. O per raccogliere olive e arance. Ecoviaggi a costo zero nelle aziende agricole biologiche: lavoro in cambio di vitto e alloggio
Gli acini più succosi, i grappoli più pesanti da raccogliere a mano scegliendoli uno a uno. Un viaggio tra i filari dell’Italia a costo zero, per scoprire la Sicilia e la Toscana, il Piemonte e la Campania attraverso uve e fattorie. Non tutte però, solo quelle biologiche e aperte all’accoglienza.
Un’esperienza da continuare in Francia tra i vitigni dello champagne o in Spagna, appena in tempo per la raccolta delle olive nelle zone più montagnose. E perché fermarsi?
Il viaggio può continuare di fattoria in fattoria, di Paese in Paese fino a completare il giro del mondo senza spendere un euro (o quasi). Le uniche richieste sono voglia di lavorare, spirito di adattamento e amore per la terra. E chi non ha tempo per attraversare i continenti può sempre ritagliarsi un weekend o una settimana all’aria aperta.
Non è un viaggio impossibile, bastano pochi clic per organizzarsi ed entrare così a far parte del World-Wide Opportunities on Organic Farms (www.wwoof.org), organizzazione che mette in contatto le fattorie biologiche con i nuovi eco-viaggiatori, giovani (e non solo) che offrono il proprio aiuto in cambio di vitto e alloggio.
Unica avvertenza: non si tratta di una vacanza, ma di un viaggio nel senso più vero del termine, un modo per conoscere persone, stili di vita e di lavoro differenti dal proprio, un’opportunità che costa molta fatica perché essere ospitati in una fattoria significa condividere la quotidianità di chi ti accoglie, piegare la schiena sui campi, svegliarti all’alba, accudire gli animali…
Una faticaccia, insomma, ma ricompensata da un’esperienza unica. L’idea venne nel 1971 a Sue Coppard, una signora londinese che stanca della città scelse di passare i suoi weekend in campagna, lavorando nelle aziende che le parevano più rispettose dell’ambiente.
Da allora un numero crescente di fattorie e comunità rurali ha offerto alloggio e cibo in cambio di lavoro. Non solo in Inghilterra, ma in tutta Europa, in America Latina e in Africa, in Australia e in Asia. Vi sono, dove non esistono reti nazionale di wwoof, singole aziende che propongono identici scambi. Le regole cambiano a seconda dei luoghi e di chi ospita.
In Italia, iscrivendosi all’associazione, si ha copertura assicurativa in caso d’incidenti e l’elenco completo di chi offre un tetto, accanto alla descrizione del tipo di attività svolta, del lavoro richiesto, del periodo migliore e anche della durata del soggiorno: alcuni accettano viaggiatori di passaggio, altri richiedono una permanenza di qualche settimana.
C’è chi si occupa di apicoltura e coinvolge i wwofers (si chiama così chi aderisce alla rete) nel nomadismo per lo spostamento degli alveari, chi ha frutteti biologici, chi pascola pecore e mucche allo stato semibrado e chi alleva cavalli, chi ha bisogno di aiuto nella raccolta delle nocciole e chi per la fienagione, chi valorizza vecchie varietà vegetali e animali e chi insegna il mestiere di mulattiere, chi serve solo pasti vegetariani e chi sta ristrutturando, ovviamente con la bioedilizia, la propria cascina.
Tra le offerte – sono tantissime – c’è anche chi accanto al lavoro richiede il silenzio come accade in provincia di Livorno: “E’ necessario – si legge nell’autopresentazione – essere disposti a seguire un ritmo di vita nella solitudine e di carattere eremitico, in un clima di silenzio e preghiera, secondo la fede di ognuno”.
Altri, come accade nella valle del fiume Sineto (Catania) chiedono aiuto anche per ristrutturare antichi edifici e per raggiungere l’autosufficienza economica della comunità: “Sono benvenuti creativi, artisti e meditatori”.