Pellegrino replica a Fitto e lo sfida al confronto tv.

6 Maggio 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Conferenza stampa, nella mattinata di mercoledì 6 maggio, del presidente della Provincia Giovanni Pellegrino

Da una parte un ministro del governo Berlusconi. Dall’altra un presidente della Provincia di centrosinistra, il cui mandato si concluderà irrevocabilmente il 6 giugno prossimo. “Poi, mi farò da parte nella politica e tornerò ad essere l’avvocato Giovanni Pellegrino in Italia. Se Raffaele Fitto dovesse uscire dal Parlamento, in Italia non lo conoscerebbe nessuno”. Parole al vetriolo, in una risposta a 360 gradi fornita al ministro per i Rapporti con le Regioni di fronte alla stampa convocata a Palazzo Adorno, all’interno di una querelle infinita in cui solo ieri Fitto aveva lanciato l’ennesimo sasso, chiedendo, fra le altre cose, che Pellegrino spiegasse i suoi rapporti con Italgest (http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=14279). Aspetto sul quale Pellegrino si soffermerà, non tralasciando anche altri argomenti, come il caso Monteco e le diatribe con Raffaele Baldassarre e Rocco Palese. E l’aspetto più singolare di tutto è che in questo vortice di veleni, rischiano persino di passare se non proprio in sordina, quanto meno in secondo piano quelli che sono i piani elettorali dei tre candidati reali al trono di Palazzo dei Celestini, Antonio Gabellone, Loredana Capone e Adriana Poli Bortone. Lo scontro Fitto-Pellegrino assorbe la scena e sicuramente non si esaurirà qui. Specie se Fitto dovesse accettare la sfida lanciata quest’oggi da Pellegrino. Basta scontro a distanza: “Gli faccio una proposta: che accetti un dibattito pubblico in televisione. Scelga lui l’emittente, scelga lui il conduttore, scelga le regole del confronto”.

In attesa di una risposta del ministro, il presidente uscente alla Provincia consegna intanto alla stampa un corposo pacco di carte: atti amministrativi e giudiziari, lettere alla Procura. “Tutto nero su bianco”. Quindi porge anche uno scritto che riassume tutti i temi trattati, le accuse lanciate al suo indirizzo, le sue risposte. “Il primo argomento di questa conferenza stampa riguarda una lettera da me indirizzata al Procuratore della Repubblica e al portavoce della minoranza consiliare Raffaele Baldassare”. Si tratta di una missiva indirizzata a Cataldo Motta il 4 maggio scorso e “riguarda la vicenda delle stabilizzazioni del personale precario, la preposizione del ragionier Felline ad un ufficio speciale temporaneo, il contrasto che ho avuto e che poi ho superato con il segretario generale (Antonio Scarascia, Ndr, con cui di recente la questione si è chiusa con tanto di stretta di mano: http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=14191). “Tengo a precisare – spiega Pellegrino – che non è una mia iniziativa, ma una risposta positiva, una delle tante, a una sollecitazione della minoranza, che ho sempre rispettato”.

“E’ stata infatti l’opposizione in una conferenza stampa ad invitare la Procura della Repubblica ad accendere un faro su quelle vicende (confrontare: http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=1410). Poiché l’ho ritenuta una richiesta legittima ho informato io la Procura allegando tutti gli atti che a me sembrano significativi; dicendomi disposto ad ogni chiarimento che la Procura riterrà necessario, informandola anche delle ragioni per cui non ho ritenuto di attendere il parere della Corte dei Conti, che la opposizione mi aveva invitato a richiedere. Ho inviato la lettera anche a Raffaele Baldassare – aggiunge – per consentirgli di interloquire con la Procura eventualmente anche in dissenso con me”.

“L’opposizione – dice Pellegrino – dovrebbe apprezzare questo mio atteggiamento, inusuale nella prassi amministrativa; e invece continua a protestare accusandomi di andare troppo spesso in Procura. Da presidente ci sono andato soltanto per vicende in cui l’opposizione aveva sollevato riserve su miei atti o comportamenti. Per ciò che riguarda il profilo politico, ribadisco che ho inteso portare a termine il procedimento di stabilizzazione perché non intendevo far coincidere la festa del primo maggio con la sospensione del rapporto di lavoro con gli stabilizzandi. L’opposizione sta cercando di fermarmi con ogni mezzo. In ciò si iscrive la recente iniziativa assunta dal consigliere Martella su cui sono intervenuto stamane con una lettera al difensore civico. Per tutti gli altri aspetti che riguardano il personale (progressioni verticali, mobilità, posizioni organizzative, etc..) mi rimetterò alla decisione che assumeranno le rappresentanze sindacali del personale. Se mi chiederanno di andare avanti andrò avanti, per il breve tempo che mi resta; se mi chiederanno di arrestarmi – conclude, su questo punto, ribadendo posizioni già espresse nel recente passato -, mi arresterò”.

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“Il secondo argomento riguarda le più recenti accuse che mi ha mosso l’onorevole Fitto”. E qui Pellegrino entra nel vivo della controversia più fresca. “Lo stesso si è detto tirato per la giacca all’entrare in una polemica, in cui avrebbe preferito restare estraneo. Penso che in ciò Fitto sia stato tratto in inganno da un titolo sbagliato che un giornale ha dato ad una mia intervista, secondo cui io avrei addebitato a Fitto e agli uomini di Fitto di non rispettare le regole. Bastava leggere con attenzione la mia intervista, come un ministro avrebbe dovuto fare, per accorgersi che avevo detto una cosa diversa e cioè che Fitto e gli uomini di Fitto pretendevano da me il rispetto di regole di comportamento politico, alle quali nelle loro esperienze di governo non si sentono vincolati. Dato che l’addebito a me era di avere indirizzato il potere di nomina verso personalità del ceto politico, come Uccella e Polimeno, osservavo che il comportamento dei miei contraddittori di regola non è diverso”.

“Fitto – sottolinea Pellegrino – anziché rispondermi su questo, ha introdotto una polemica personale su altro, senza rendersi conto della gravità delle sue affermazioni, una volta che le stesse provengono da un ministro della Repubblica. Ritornando su un’antica e stantia polemica Fitto ha ripetuto per l’ennesima volta che io sarei in conflitto di interessi, perché, avendo il mio studio difeso in un ricorso la impresa Monteco, questa sarebbe stata in seguito favorita non da me, ma da Vendola, che avrebbe consentito la gestione di un impianto provvisorio in Poggiardo, gestito dalla Sud Gas, che appartiene al medesimo gruppo imprenditoriale. Secondo Fitto – prosegue ancora il presidente della Provincia – il fatto che io non abbia avuto conseguenze negative per questo dimostrerebbe un mio stato di sostanziale impunità, per cui posso fare e dire quello che voglio senza subire le giuste sanzioni”.

“Fitto ha dimenticato o ha fatto finta di dimenticare che a seguito delle sue petulanti accuse di conflitto di interesse io mi sono auto-denunciato alla Procura della Repubblica. La Procura – ricorda ancora Pellegrino – ha aperto un’indagine; nell’indagine è stato sentito l’onorevole Fitto che ha depositato documenti; è stato sentito l’onorevole Ria, pur parte della mia maggioranza, che a sostegno delle accuse di Fitto ha depositato memoria. La Procura ha chiuso l’indagine con una richiesta di archiviazione. La stessa non è stata immediatamente accolta dal Giudice delle indagini, che ha voluto interrogarmi, ma a seguito dell’interrogatorio ha ritenuto di prosciogliermi perché ha ritenuto di aver accertato che io non avevo mai favorito né Monteco né Sud Gas, ma avevo agito sempre nell’interesse generale del territorio”. Pellegrino riscopre dunque una vecchia questione, spiegano come questi fatti siano a tutti noti. “Diviene evidente che Fitto ha lanciato una gravissima accusa di parzialità nei confronti della magistratura inquirente e giudicante salentina; ed è un ministro della Repubblica. Avendo io senso delle istituzioni – prosegue nella sua dichiarazione – ho ritenuto di trovarmi dinanzi ad un fatto istituzionalmente gravissimo e ne ho informato il ministro per la Giustizia Alfano, che potrà chiedere informazioni alla magistratura salentina e se riterrà, come non ritengo che riterrà perché l’indagine che mi ha riguardato è stata estremamente accurata, potrebbe addirittura esercitare il potere ispettivo”.

“Vi è di più”, aggiunge il presidente. “Nel fascicolo che vi sto distribuendo troverete la prova che il rapporto tra la Provincia di Lecce e la Monteco è conflittuale. Perché la Monteco ha impugnato un mio ordine contingibile ed urgente di continuare a provvedere allo smaltimento dei rifiuti nell’Ato Le/3 innanzi al Tar di Lecce ritenendosi dallo stesso danneggiata perché non avevo assunto sulla Provincia l’onere che Monteco avrebbe sopportato nell’adempiere all’ordine. Nel fascicolo troverete il ricorso della Monteco, le ottime difese dell’avvocatura provinciale, le due ordinanze del Tar che hanno dato ragione alla Provincia. In più, innanzi al Tar Lazio, la Monteco prosegue con un avvocato diverso la querelle giudiziaria, in cui solo per una breve fase fu assistita da mio figlio. Vendola ha disposto, sentita la Provincia, l’occupazione di terreni della Monteco, su cui dovrà eseguirsi la discarica di soccorso in Corigliano. La Monteco – continua Pellegrino – ha proposto motivi aggiunti e li ha notificati anche alla Provincia”.

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“L’Avvocatura provinciale è validamente intervenuta nel giudizio contro la Monteco ed il Tar del Lazio non ha accolto la istanza cautelare. A questo aggiungo ancora che avevo rinunciato ad alcune querele per diffamazione che avevo presentato contro Palese e Baldassarre prima del mio proscioglimento istruttorio Avendo ribadito successivamente gli uomini di Fitto le loro accuse ho presentato nuove querele per diffamazione contro Palese, Baldassarre e un certo consigliere Vadrucci che non conosco; querele che questa volta non ritirerò se non riceverò scuse pubbliche e non sarà pagato il mio avvocato Angelo Pallara. In questa sede – sottolinea Pellegrino – per legge i querelati potranno dare prova della verità delle loro affermazioni. Se non ci riusciranno la mia impunità deriverà da questo e non certamente da improprie protezioni giudiziarie, di cui sono certo di non godere”.

“Anche questo ho scritto al ministro Alfano – spiega il presidente – che in quanto ottimo avvocato conosce l’articolo 596 3° comma del codice penale e che pertanto, ne sono sicuro, rimprovererà il suo collega Fitto della situazione imbarazzante in cui lo ha posto. Questi sono i fatti e contro i fatti ogni polemica è inutile. A questo vorrei aggiungere una considerazione d’insieme: non è singolare che un ministro di Berlusconi, a Berlusconi molto vicino, sollevi un problema di conflitto di interessi, senza tener conto di quanto questo tema sia scomodo per il presidente del Consiglio. La risposta che in genere il PdL dà a questo problema – dice Pellegrino – è che gli italiani pur conoscendo quali siano gli interessi imprenditoriali propri di Berlusconi, ciò malgrado lo hanno votato. Ma questo vale anche per me; i salentini mi hanno votato pur sapendo che sono un vecchio avvocato, che nella sua lunga carriera ha difeso quasi tutte le maggiori imprese del Salento, molte impegnate negli appalti pubblici e nella gestione di pubblici servizi”. 

“In più – aggiunge – a differenza di Berlusconi e a riprova del mio disinteresse nell’esercizio di funzioni politiche io ho rinunciato ad ogni indennità sia come presidente della Provincia sia come Presidente della Ico, perché sono un professionista ad alto reddito e me lo posso permettere. Non mi risulta che Berlusconi abbia fatto altrettanto, benché sia tanto più ricco di me. Peraltro alcune delle imprese che sono state clienti del mio studio hanno continuato ad avere rapporti con la Provincia anche sotto la mia presidenza, a volte aggiudicandosi appalti, a volte risultando perdenti in uno di questi casi avendo avuto ragione addirittura in sede giudiziaria. Ma di questo aspetto dell’attività professionale mia o del mio studio Fitto non parla e c’è da chiedersi perché. Così – continua nella sua lunga discussione il numero uno di Palazzo dei Celestini – mi domando perché Fitto non riferisca che addirittura la Coopersalento in questa consiliatura ha chiesto a mio figlio una consulenza legale. Ma di questo Fitto non parla, forse perché non vuol dire da chi la Coopersalento fu accompagnata nello studio legale di mio figlio”.

“Fitto parla soltanto della Monteco; e la ragione a mio avviso è chiarissima; perché dalla Monteco viene Dario Stefano, che si candidò contro di lui nelle regionali del 2005. Il suo risentimento – prosegue – nasce da lì e dal risentimento che ha nei miei confronti perché la sua sconfitta è cominciata un anno prima, quando nel 2004 l’ho sconfitto nella sua provincia. Perché non mi risulta che Fitto dal 2004 ad oggi abbia sollevato polemiche di uguale asprezza nei confronti di Errico, di Florido, di Divella e di altri protagonisti della primavera salentina. C’è nei miei confronti un astio personale che forse il libro intervista dell’arcivescovo Ruppi ad Adriana Poli Bortone ed a me ha acuito, anche per come fu presentato da Pier Ferdinando Casini. Non sapendo a quale santo votarsi, anche perché la vicenda di questo mio rapporto con Monteco è ormai totalmente usurata, con una meschinità che non gli fa onore, Fitto ha posto il problema di una mia alleanza elettorale con imprese impegnate nel settore delle energie alternative”.

“Sul tema – precisa il presidente – durante questi miei 5 anni la Provincia di Lecce con una piena convergenza tra maggioranza e minoranza ha assunto posizioni nettissime spesso anche in parziale dissenso dalle posizioni regionali. Gli ordini del giorno sono stati votati dal Consiglio all’unanimità e quindi anche con il mio voto. E’ una posizione che ci ha segnalato in Italia, tant’è vero che Italia nostra con cui Carlo Ripa di Meana ha voluto impegnare me e Vittorio Sgarbi in una battaglia nazionale volta a tutelare il paesaggio italiano dalle ferite che può ricevere da un eccesso di impianti eolici o fotovoltaici. E sono lieto che in questo inizio di campagna elettorale sia Antonio Gabellone che Loredana Capone abbiano dichiarato di voler continuare nella linea politica che all’unanimità in questi 5 anni in Provincia abbiamo seguito e che ha saputo determinare anche un irrigidimento della legislazione regionale sul settore, che però il Governo di cui Fitto fa parte – specifica Pellegrino – ha ritenuto di impugnare innanzi alla Corte Costituzionale”.

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Su un altro fatto torna poi a discutere il presidente. “Quanto alla candidatura a sindaco di Casarano, Claudio Casciaro avrebbe avuto il dovere di riferire a Fitto che io sono intervenuto in suo favore, per quel poco che potevo pesare in una scelta tutta interna al ceto politico di Casarano, perché Casciaro, che è stato in questi anni un pezzo importante della mia maggioranza, ha sempre espresso nei miei confronti forti attestazioni di stima e però non ha sentito il dovere morale di dissentire da Fitto che mi attaccava presentando la sua candidatura a sindaco. Ho anche telefonato a Ivan De Masi per dissuaderlo dallo scendere in campo e ne ho avuto risposta – tiene a sottolineare Pellegrino – un secco rifiuto al limite della scortesia”.

“Diciamo che anche per questo e per la politica generale seguita dalla Provincia i miei rapporti con Italgest non sono ottimi. Né cambiano sol perché tra i tanti terreni che Italgest ha preso in affitto per potervi realizzare impianti produttivi di energie alternative ve n’è uno di mia moglie, anche perché Paride De Masi ha reso noto di aver preso in affitto un terreno ben più ampio anche dal marito di una cugina di Fitto – e sono sempre parole di Pellegrino -, peraltro mio buon amico. La verità è che mia moglie e la cugina di Fitto appartengono ad un ceto agrario tutto salentino che intende la proprietà terriera come fonte più di rendita che di reddito, come più volte ho pubblicamente segnalato come uno dei mali antichi di questa terra certamente, non facilitando il rapporto con mia moglie e i suoi familiari e con tanti miei amici che a quel ceto agrario appartengono. Personalmente avrei preferito e preferirei che i terreni di mia moglie venissero per intero coltivati a grano per potervi soprattutto in primavera continuare ad allevare i miei bracchi. Se Raffaele Fitto ricorre per fare polemica a queste bassezze – conclude il presidente -, vuol dire che è davvero alla frutta e se rifletto sul fatto che sia un ministro della Repubblica, “Povera Italia” è l’unico commento che mi sento di fare”.

E proprio sulla questione Italgest, Raffaele Fitto ha inviato oggi una nota, sottolineando come stia per procedere nei confronti di Paride De Masi, le cui dichiarazioni sono state riportate da alcune testate. “Apprendo dalla stampa che il signor Paride De Masi cita una mia presunta parentela con proprietari di un terreno su cui sorge un altro suo impianto per la produzione di energia, paragonando tale situazione a quella che riguarda il presidente Pellegrino. Non avendo il sottoscritto alcun grado di parentela con le persone cui lui si riferisce, De Masi avrà occasione di dare conto delle proprie dichiarazioni nelle sedi competenti. E comunque – prosegue Fitto – tali affermazioni dimostrano la portata delle tante operazioni speculative in atto da parte del signor De Masi, evidentemente in tutto il Salento. Mi auguro che gli organi di informazione, indotti in errore dalle dichiarazioni del signor De Masi – conclude il ministro -, vogliano sollecitamente chiarire la posizione del sottoscritto, onde evitarmi l’imbarazzo di dover procedere anche nei loro confronti”.


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