Sinistra in Puglia: «No a nucleare»

7 Marzo 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Tra le ipotesi, dopo l'accoro del Governo con la Francia per la realizzazione di 4 centrali, compaiono i nomi di Carovigno, nella provincia di Brindisi, Avetrana tra Taranto e Lecce, Mola in provincia di Bari. E Pd, Verdi e vendoliani si mobilitano

Se persino il Molise, regione governata dal Centrodestra, dice no al nucleare… L’assessore regionale pugliese all’Ecologia, Michele Losappio, richiama quanto accaduto appena pochi giorni fa quando il consiglio regionale molisano si è espresso all’unanimità contro qualsiasi ipotesi di localizzazione sul proprio territorio. Parliamo, ricorda Losappio, dello stesso centrodestra che in Puglia «tenta con l’ostruzionismo di evitare il confronto e di impedire al consiglio regionale di pronunciarsi».

Tra i poli, l’Udc assume una posizione mediana. «Siamo consapevoli della grave crisi energetica nel nostro Paese – dice il segretario regionale, Angelo Sanza – così come siamo consapevoli che la Puglia è una delle regioni che produce energia pulita e ne trasferisce in buona quantità nel resto del Paese. Ma non dobbiamo confondere l'opportunità di aprire al nucleare come Paese-Italia, dall'obbligo di ospitare centrali nucleari su siti della regione Puglia. Il nucleare è indispensabile per lo sviluppo economico del Paese, ma va realizzato con il consenso delle popolazioni».

Da parte sua, il coordinatore dei Verdi e assessore regionale al Diritto allo studio, Domenico Lomelo ricorda come «la Puglia e l’Italia hanno già scelto a grande maggioranza vent’anni fa, dichiarandosi con un referendum contro il nucleare, ma oggi si ritorna sull'argomento e si dice che la Puglia è pronta al nucleare. Noi abbiamo approvato un Piano regionale con il quale abbiamo definitivamente detto no al nucleare. Nella follia del governo nazionale uno dei parametri per le scelte dei siti è il basso rischio sismico. E la Puglia è l’unica regione con poco rischio sismico. Ora vogliamo verificare che cosa ne pensano i nostri amministratori. Invieremo una lettera ai nostri 258 sindaci. È qui che inizia la nostra battaglia antinucleare e non di concetto».

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Il tasto del surplus di energia (+88% rispetto al fabbisogno della popolazione) prodotto dalla Puglia viene utilizzato anche da Paolo Costantino, consigliere regionale del Partito democratico. «Alla Puglia – dice – resteranno solo gli effetti inquinanti delle centrali, mentre gli introiti andranno altrove. Il presidente Vendola e tutta la maggioranza di centrosinistra hanno dato il via libera, a certe condizioni, alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Queste potrebbero dare reddito anche ai piccoli proprietari agricoli. Tra le ipotesi in circolazione sui siti compaiono i nomi di Carovigno, nella provincia di Brindisi, Avetrana tra Taranto e Lecce, Mola in provincia di Bari. Ma la Puglia dirà il suo no alle centrali nucleari».

Sul tema del rilancio dell’enegia nucleare non poteva ovviamente mancare l’intervento del movimento dei Verdi i quali parlano di «soluzione ipocrita e soprattutto miope». Nel corso di una congerenza stampa, il responsabile Energia, Erasmo Venosi ha svelato tutte le obiezioni al piano nucleare del governo Berlusconi. «L’uranio disponibile durerà solo 40 anni e l’Italia – dice Venosi – non avendo a disposizione questo tipo di risorsa, dipenderà nella fornitura da soli tre paesi. Inoltre, il fabbisogno di acqua per il raffreddamento è pari a 2,5 volte il consumo giornaliero degli italiani. Non è poi vero che il nucleare costa poco, quel poco di cui si parla è relativo ad impianti vecchi che hanno già ammortizzato i costi di impianto. Il Parlamento – sottolinea Venosi – dovrà approvare una legge su chi si fa carico di eventuali danni provocati dal nucleare. L’impegno dell’Enel sarà tra i 9 e i 10 miliardi, onere che comporterà un indebitamento progressivo dell’ente, il quale registrerà ritorni solo verso la fine del prossimo decennio. In Italia, inoltre, 4 reattori non bastano perché ce ne vorrebbero almeno sei».

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Non c’è però una chiusura assoluta. «Se si realizzasse un reattore di quarta generazione che utilizza torio e non uranio e con un incremento notevole delle sicurezze – spiega Venosi – noi Verdi non diremmo di no». Il rischio che si costruisca un impianto poco sicuro è d’altronde soprattutto pugliese. Tra le iniziative dei Verdi pugliesi l’istituzione a Bari di un osservatorio nazionale che, tramite sito web, fornisca informazione tecnica sul nucleare ed un convegno nazionale in aprile, sempre a Bari, in cui scienziati e tecnici si confrontino sul problema.


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Pantaleo Gianfreda