«Sequestrato» sullo scoglio e tratto in salvo dopo 6 ore da un elicottero del Sar

19 Luglio 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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icona_marco_meleleoUn pomeriggio di paura. Dalle 15 alle 21 aggrappato ad uno scoglio, sotto la furia del vento e la rabbia del mare. Marco Meleleo, un infermiere 36enne di Collepasso fatto prigioniero dal repentino cambiamento del vento, se l’è vista davvero brutta. A trarlo d’impaccio, dopo svariati tentativi e svariati fallimenti, è stato un elicottero del Sar. Intorno alle 21 sono riusciti a far scendere un verricello sull’isolotto davanti alla Montagna Spaccata e l’uomo è stato quindi issato a bordo e consegnato ai medici per i controlli di rito. Tutto in ordine, paura a parte.

Provano a salvarlo per terra, per cielo e per mare ma dopo più di cinque ore l’uomo è ancora abbarbicato ad uno scoglio, mentre il mare schiuma e ruggisce. Il dramma di Marco Meleleo, infermiere 36enne di Collepasso, inizia poco dopo le 15 e si conclude solo alle 21 quando un elicottero riesce a trarlo in salvo.

Surreale, poi, che lui si trovi praticamente di fronte ad una vastissima platea di curiosi che lo fotografano e fanno i “coretti” per invocare le forze dell’ordine a far arrivare mezzi di soccorso adeguati. L’uomo rischia grosso: al calar del sole si trova ancora sullo scoglio mentre le onde lo bagnano in continuazione e corre il pericolo di andare in ipotermia. Ciò renderebbe complesso ogni movimento ma anche i soccorritori, al buio, avrebbero i loro problemi. Come si è detto, infine, la «cavalleria» arriva dal cielo.

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Ma che cosa accade in queste interminabili cinque ore? Nella parentesi temporale si succedono le operazioni, o meglio i tentativi, per soccorrerlo ma nessuna si rivela utile per tirare fuori l’uomo dall’assurda situazione nella quale si è andato a cacciare, suo malgrado.

I fatti raccontano di una tranquilla giornata di mare per migliaia di salentini. Nella lingua di costa che corre dalla Montagna Spaccata, in territorio di Galatone, fino alle Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno ci sono decine di famiglie che, tradizionalmente, stazionano sulla alta scogliera per poi fare il bagno. La zona sotto la scarpata della Montagna spaccata è considerata «per adulti» perché l’acqua è fredda e per bagnarsi bisogna tuffarsi. Comunque resta uno scorcio incantevole della costa ionica anche per la presenza di un grandissimo scoglio, praticamente un isolotto, che dista dalla scogliera vera e propria solo una decina di metri. Lì si tuffa per una nuotata lo sventurato bagnante. Ma il mare è subdolo e, a drogarlo, provvede il vento che cambia direzione in meno di dieci minuti: così monta un maestrale che fa paura.

Ben presto l’infermiere si rende conto che tornare verso la scogliera è pericoloso e si ferma  sull’isolotto. Magari in attesa che si calmino un po’ le acque. Ma non c’è verso e il mare impazzisce, letteralmente. Arrivano onde alte due o tre metri e la risacca rende impossibile ogni movimento: il canale di collegamento con la terraferma si trasforma in un turbolento vortice di schiuma bianca. Sul posto vigili del fuoco, carabinieri e soccorritori del 118 ma ben presto ci si rende conto che l’impresa è complicata. La motovedetta della guardia costiera di Gallipoli, poi il gommone di un diving di Santa Caterina, non riescono ad avvicinarsi a meno di trenta metri. Anche un primo elicottero fa marcia indietro. La svolta arriva alle 20: i sommozzatori dei vigili del fuoco, dopo un primo tentativo di lanciare una muta al bagnante per evitargli il rischio di ipotermia, quasi rischiano la pelle perché un sub finisce travolto da un’ondata e viene sbattuto sugli scogli. Al secondo tentativo riescono nell’impresa e lanciano una sagola all’uomo che, ricevuta una tuta da sub, si veste di tutto punto per combattere il freddo. La svolta arriva alle 21 quando giunge un HH3F del Sar di Brindisi mentre i vigili del fuoco illuminano la zona con una “torre-faro”: viene calato il cavo d’acciaio dal verricello di soccorso alla cui estremità c’è un’imbracatura. E’ la fine dell’incubo.


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Pantaleo Gianfreda
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