«Caro sindaco, denunciami». Detto, fatto.

13 Dicembre 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Accusa di diffamazione per l’ex primo cittadino. La sfida fu lanciata durante un comizio e il destinatario non si tirò indietro. E ora il pm ha chiuso le indagini.

 
L’invito a denunciarlo lo aveva fatto pubblicamente nel comizio del 13 giugno scorso, l’ex sindaco di Collepasso Salvatore Perrone. E si è preso la denuncia. Per diffamazione. Che è poi l’ipotesi di reato ravvisata dal pubblico ministero Stefania Mininni nella chiusura dell’inchiesta sulle offese che Salvatore Perrone avrebbe sparso contro il primo cittadino Vito Perrone e la sua maggioranza.
Cinquantadue anni, assessore provinciale alle Attività produttive, presidente della cooperativa agricola “Madonna delle Grazie” e consigliere di opposizione nella sua Collepasso, Salvatore Perrone di guai con la giustizia ne ha anche altri in questi giorni: un’altra inchiesta, chiusa anche questa, a firma del procuratore aggiunto Ennio Cillo lo accusa di aver inquadrato come agricoli dei dipendenti impiegati invece in mansioni di tipo commerciale ed industriale. Ed inoltre risponde di non aver versato all’Inps ritenute previdenziali ed assistenziali per oltre 30mila euro. Tutto questo nel ruolo di presidente della cooperativa “Madonna delle Grazie”.
Per quanto riguarda le offese al sindaco Vito Perrone, si basano sulla denuncia presentata a luglio scorso dal diretto interessato con tanto di registrazione dei comizi del 23 maggio e del 13 giugno in cui l’ex primo cittadino ed attuale assessore provinciale lo avrebbe coperto di insulti: “Io ti ho chiamato pupo nell’ultimo comizio. Lo confermo: sei un pupo, sindaco. Allora denunciami. Denunciami perché ti ho chiamato pupo”. La sfida venne presa in parola anche perché, stando a quanto ha stabilito fin’ora l’inchiesta, Salvatore Perrone la contesa l’avrebbe affrontata a colpi d’ascia più che con stoccate di fioretto: “Ma a Collepasso, miei cari amici, non abbiamo il sindaco. Abbiamo un sindaco sulle carte che si firma. Ma chi amministra, chi decide, non è lui. Lui è un pupo. Chi decide non è lui, cari amici. Stai dimostrando di essere succube di un delinquente. Non avete paura di questi criminali, di questi affaristi, di questi affaristi che nella vita non hanno mai lavorato per poter guadagnare dei soldi”.
Difeso dall’avvocato Enrico Massa, le responsabilità contestate a Salvatore Perrone verranno valutate dai giudici per l’udienza preliminare.

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Pantaleo Gianfreda
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