Famiglia dedita allo spaccio condannata a 31 anni di carcere.

24 Giugno 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Collepasso. Dopo quasi tre ore di camera di consiglio, la corte d’appello ha emesso la sentenza. Mano pesante anche per i tre complici che si «beccano» altri tredici anni

Tutta la famiglia in carcere. La Corte d'appello di Lecce, dopo quasi tre ore di camera di consiglio, ha emesso la sentenza sul nucleo familiare di Collepasso dedito allo spaccio di droga: complessivamente agli Esposito sono stati inflitti 31 anni e 9 mesi di pena. Condanne anche per altre tre persone, per ulteriori 13 anni. Le sette persone sono accusate di aver gestito un florido mercato di eroina e cocaina tra Collepasso, Casarano, Racale, Taurisano e Ruffano.

La Corte, presieduta dal giudice Andrea Tronci (a latere Rizzo e Sinisi), ha sostanzialmente accolto le richieste del procuratore generale, Claudio Stasi. Estendendo però la concessione delle attenuanti generiche (inizialmente richieste solo per Agata Cosimo e Giuseppe Esposito) anche agli altri imputati. Al presunto capo del gruppo, Sergio Vito Esposito, 51enne di Collepasso, è stata inflitta una condanna di 17 anni (in primo grado aveva rimediato vent'anni). Condanne esemplari anche per la moglie, Agata Cosimo, alla quale ne sono stati inflitti 4 anni e 5 mesi (in luogo di 6 ed 8 mesi). I figli della coppia, Cristian e Giuseppe Esposito, sono stati invece condannati a 6 anni e 2 mesi e 5 anni e 2 mesi (in primo grado avevano rimediato rispettivamente 9 anni e 8 mesi e 9 anni e 4 mesi). È stata condannata anche un’altra   coppia: Pietro Luigi Stefanelli e Rossella Manni di Casarano, hanno rimediato 5 anni e 4 mesi e 20mila euro di multa il primo, 3 anni 4 mesi e 14mila euro di multa la seconda. A Fabrizio Casarano di Alliste è stata comminata una pena di 4 anni 4 mesi e 20mila euro. Sergio Esposito avrebbe gestito in prima persona l'attività di spaccio, avvalendosi comunque della collaborazione degli altri indagati. La moglie avrebbe assicurato il supporto logistico; i due figli si sarebbero preoccupati di confezionare le dosi fornite dal padre, cederle agli acquirenti, consegnare il ricavato al genitore.

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Gli imputati erano assistiti dagli avvocati Silvio Caroli, Luigi Corvaglia, Luigi Greco.


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