I finiani sfiduciano il premier con le parole di Bossi del ’94.
28 Novembre 2010Spread the love
Nella durissima missiva l’accusa di non aver rispettato i patti e di aver disatteso le promesse. “Lo Stato non è lei, e dopo di lei non c’è il diluvio”. La dura reazione del Pdl, poi i finiani rivelano: “Abbiamo usato il discorso di sfiducia del Senatùr”
“Consideriamo conclusa negativamente l’esperienza di questo governo che, come fosse un suo feudo personale, ha presieduto”. L’incipit è durissimo, il titolo altrettanto: “Lettera di sfiducia a Berlusconi”. E così, dal sito di Generazione Italia, i finiani danno il benservito all’esecutivo.
Parole che secondo il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, sono sintomo di una “deriva estremista dettata dai pasdaran finiani”. In realtà, a dettare la lettera di Generazione Italia è stato, involontariamente, Umberto Bossi, come spiega più tardi in una nota l’ufficio stampa di Futuro e Libertà: “Era il 21 dicembre 1994. Con le stesse parole che abbiamo riportato qualche ora fa in un articolo a firma Generazione Italia, Umberto Bossi annunciava la sua sfiducia a Silvio Berlusconi dopo pochissimi mesi dalla vittoria alle elezioni. Abbiamo utilizzato il discorso dell’allora onorevole Bossi”, dichiarano gli esponenti finiani, “anche per replicare alle accuse di tradimento che ci piovono addosso dal Pdl e dalla Lega Nord. Chi ha replicato al nostro ‘scherzo’ con parole al vetriolo, farebbe bene a pensare prima di ragliare”.
Nel testo, pubblicato sul sito dell’associazione, si dice che “i patti non sono stati rispettati”. Patti che prevedevano intanto “l’immediata approvazione di una legge antitrust che eliminasse il monopolio di Mediaset e che favorisse il rinnovo strutturale della Rai restituendo ai media la loro libertà e democratica funzione per informare imparzialmente ed obiettivamente l’opinione pubblica”; quindi “la netta separazione tra gli interessi personali dal Capo del Governo e la sua funzione di altissimo Pubblico Ufficiale”.
Poi arriva l’elenco delle promesse non rispettate. “Lei – si legge nella lettera - in campagna elettorale ha promesso di risolvere il secolare problema meridionale, di garantire la pace sociale, di sostenere la piccola e media impresa, di eliminare la partitocrazia e lo Stato padrone; di fare dell’Italia un grande paese ad ispirazione liberal-democratica”. Ma “il suo Governo ha inteso la governabilità come fine a se stessa, il potere per il potere, la governabilità per la governabilità, un Governo non intenzionato ai cambiamenti, un Governo dei conflitti con la magistratura e con il sindacato, un governo del controllo dell’informazione!”.
Accuse durissime, cui segue un preciso messaggio che sembra pensato proprio per il dopo 14 dicembre, e invece era stato ritagliato per una crisi di 16 anni fa: “Nella nostra alleanza c’è chi ci accusa addirittura di sovvertire lo Stato di diritto perché chiediamo una verifica, falsificando la verità e dichiarando che questo Governo non sarebbe il frutto, come nel passato, di una contrattazione post elettorale, bensì, sarebbe la conseguenza di un patto preventivo stipulato davanti agli elettori! E quindi solo a Berlusconi, se è vera la premessa, competerebbe concedere la verifica e implicitamente mantenere o sciogliere le Camere”. Per Bossi ieri e i finiani oggi, questa tesi lede i poteri costituzionali del Presidente della Repubblica e lascia trasparire il ritorno nella politica di dogmi antiliberali! Onorevole Presidente, lo Stato non è lei! E dopo di lei non c’è il diluvio! Le chiedo con quali diritti Lei batta i pugni sul tavolo dichiarando la sua insostituibilità? Con quali diritti Lei pretenda di interpretare personalmente la Costituzione tuttora in atto? Onorevole Presidente, Lei non è l’uomo della provvidenza, tutt’altro!”.
Dunque, respinto al mittente il diktat ‘elezioni o voto’: “L’Italia è una Repubblica democratica, in cui il Parlamento elegge e fa cadere i Governi, valutando i meriti e i demeriti di chi presiede o fa parte del Governo: il tradimento è solo quello di chi, ad un Paese disperatamente alla ricerca di un patto costituente, contrappone voglia di potere e minacce di tumulti di piazza!”.
Firmato Futuro e Libertà, pardon, Umberto Bossi.
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