Innocente, dopo 5 anni d’inferno.
14 Luglio 2010Tomaso Sindaco, panettiere, scagionato dalle accuse mossegli da un suo dipendente e costate l’arresto. L’uomo ha trascorso un mese in prigione, poi è iniziato un lungo percorso processuale
• C O L L E PA S S O. Per giungere alla sentenza ha dovuto attendere più di cinque anni, ma alla fine ha ottenuto giustizia, perché è andato assolto.
Si tratta del panettiere di Collepasso, Tomaso Sindaco, che il 31 gennaio del 2005, venne arrestato, su ordine dell’allora giudice delle indagini preliminari, Enzo Taurino, ed in seguito alla richiesta del sostituto procuratore dell’epoca, Carolina Elia, con l’accusa di aver reso un inferno, la vita lavorativa di un suo dipendente.
Stando alle accuse, il panettiere avrebbe costretto l’operaio, che lo ha poi denunciato, a lavorare in condizioni umilianti e stressanti, e sempre sotto la minaccia del licenziamento. In qualche occasione, lo avrebbe anche minacciato di morte e comunque di potergli procurare danni fisici.
Dietro le sbarre, Tomaso Sindaco vi restò sino al 24 febbraio successivo; dopodiché, per altri due mesi, ottenne gli arresti domiciliari.
Dopo una lunga quanto estenuante serie di rinvii, l’altra sera la sua vicenda giudiziaria è finalmente giunta a sentenza. Una sentenza di assoluzione con la formula «perché il fatto non sussiste», pronunciata dopo un’ora di Camera di consiglio, dal giudice del Tribunale di Galatina, Domenico Greco, che ha accolto in pieno la tesi difensiva degli avvocati Rocco Rizzello e Paolo Cantelmo.
E’ da dire che con soddisfazione dell’imputato, sempre presente in aula per professare la propria innocenza, anche il pubblico ministero di udienza, aveva invocato l’assoluzione.