Michele Emiliano: «Chiamparino-Vendola per sfidare Berlusconi».

10 Agosto 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
Spread the love

Il sindaco di Bari e presidente del Pd pugliese, Michele Emiliano, non smentisce la sua fama di uomo che parla chiaro: “Io le chiavi di casa mia ad uno come Sergio Chiamparino gliele darei senza problemi. Sono sicuro che si ricorderebbe di annaffiare le piante. Con Veltroni, D'Alema, Franceschini e gli altri leader Pd non starei così sicuro”. Sarà il Ferragosto alle porte e, appunto, la ricerca comune a tanti, di un parente o un amico “fidato” a cui lasciare le incombenze di casa, ma la metafora di Emiliano rende l'idea. Se a questo ci aggiungiamo quello che il sindaco di Bari dice su Nichi Vendola pochi passaggi dopo, ecco esposto in bella copia il tema del “ticket Chiamparino-Vendola” (o Vendola-Chiamparino) per battere Berlusconi”. Ma conviene fare un passo indietro e seguire il ragionamento dell'ex magistrato.

Di seguito l’intervista rilasciata a “L’Unità” del 9 agosto.   

Chi sarà, secondo lei, il prossimo presidente del consiglio?

“Nella situazione attuale nessuno ci libera di Berlusconi. Ma non è una questione di tempo è una questione di idea del paese da costruire. Se il Pd non propone la sua idea chiara, alternativa e, soprattuto, comune a tutti, e continua a rimanere nella sua Torre di Babele in cui ognuno dice la sua, ognuno porta la sua idea di politica e la sua concezione della storia e del futuro dell'Italia, non riuscirà a battere Berlusconi e ad affrancarsi dal berlusconismo”.  

Serve un nuovo Lingotto, una nuova costituente, per sciogliere i nodi del Pd?

“No, non c'è tempo. Non si può fare una costituente ogni settimana. Serve che qualcuno prenda delle decisioni. Altrimenti c'è l'impressione che il Pd non abbia una visione chiara sui cui chiedere il consenso degli elettori. Ci sono dei problemi su cui si può trovare un punto comune in poco tempo. Stiamo dalla parte delle banche o dei cittadini? Dalla parte delle grandi industrie o degli operai? Dalla parte delle partite iva o dei precari?”.  

LEGGI ANCHE  La crisi non tocca casa Berlusconi. 118 milioni di dividendi per il premier.

Non è chiaro, tra queste scelte, dove sta il Pd?

“No, spesso e volentieri non è chiaro. Io sto dalla parte di chi non ha tutele, dalla parte di chi si sente solo a confrontare le proprie aspettative di vita con il mercato. E sentirsi abbandonati al mercato, senza nessuno (senza la politica, senza il sindacato, senza la tutela reale delle leggi e di chi le fa rispettare) che ti aiuta a difenderti, non è bello”.  

Perché il Pd finora non l'ha fatto?

“Perché vuole stare da tutte le parti. Vuole difendere la Fiat e nello stesso tempo il piccolo carrozziere. Il Pdl è chiaramente il riferimento politico di chi è più ricco e vuole pagare meno tasse. E che per questo è disposto anche a ridiscutere l'organizzazione del nostro Stato”.  

Se Berlusconi prendesse solo i voti dei più ricchi non avrebbe la maggioranza…

“Perché noi non siamo competitivi, finora non abbiamo rappresentato una alternativa. Io dico sempre che sono il sindaco di chi non conta nulla. E siccome poi faccio quello che dico, il Pd a Bari, città storicamente di destra, arriva al 45%. Se mi chiedessero qual è la proposta che oggi ha Bersani, D'Alema, Franceschini o Veltroni per la nazione non saprei rispondere”.  

Vale lo stesso per il sindaco di Torino Sergio Chiamparino?

“Beh, no. Con lui siamo colleghi, ci incontriamo spesso e ci scambiamo idee per risolvere problemi concreti. Lui non parla mai di 'aria fritta', lui ha le idee chiare”.  

LEGGI ANCHE  Dieci milioni per il nuovo welfare.

Quasi superfluo a questo punto chiederle di governi di transizione e delle altre opzioni che il Pd sta esaminando in queste ore.

“Lo so che la politica deve avere una sua parte di tattica e di strategia, ma non fa per me. Si è visto anche quando ci sono state le ultime elezioni regionali, e il partito mi aveva chiesto di sfidare Nichi Vendola, come è andata a finire… Ma, tornando alle ipotesi di governi di transizione, io vedo solo pastrocchi che la gente non capirebbe e che darebbero l'occasione a Berlusconi di fare una delle sue solite campagne mediatiche dipingendosi come uno 'solo contro tutti', solo contro i nemici, contro il sistema, ecc… E rivincerebbe ancora. Non è più di moda il politicismo, così come non sono più di moda i partiti vecchio stampo come il Pci o la Dc di una volta… Ne ho parlato chiaramente con D'Alema”.  

Allora come si batte Berlusconi?

“Avendo il coraggio e la forza di dire come faremmo noi le cose al posto suo. La destra in Italia è scarsa. È scarsa di idee, di ragionamenti, di visioni efficaci del futuro, di narrazioni…”.  

Fermo. Ora ha citato esplicitamente Vendola…

“Sì. Io non sono tecnicamente un vendoliano. Sul modo di amministrare abbiamo idee diverse, ma ho la netta impressione che l'unico finora che nel nostro paese stia facendo lo sforzo per trovare parole e idee nitide e chiare per immaginare un futuro sia lui. Lo sta facendo anche esponendosi al rischio di non essere condiviso, di non cercare a tutti i costi il consenso di tutti. Ma almeno la gente lo trova chiaro, capisce il suo sforzo e lo segue”.  

LEGGI ANCHE  Comuni, avanza il centrodestra. Ma il centrosinistra frena l'emorragia.

Quindi il Pd deve stare con lui?

“Mi sembra normale. È normale qui in Puglia dove il Pd e Vendola ora sono la stessa cosa pur avendo storie e idee diverse su alcuni punti, ma la destinazione è comune. Ambiente, lavoro, sviluppo, un patto tra generazioni, il modello di potere che deve stare alla base delle istituzioni. Su queste cose, su questi temi prioritari, Vendola ha idee chiare”.  

Insomma, Vendola o Chiamparino? O tutti e due insieme?

“Io penso che un segretario del Pd come Bersani che riuscisse a creare una proposta di questo tipo con una collaborazione tra i due, con un patto tra nord e sud, tra un amministratore serio, concreto e preparato come Chiamparino e un politico capace di suscitare nuove emozioni, nuove visioni del futuro come Vendola, e magari, riuscisse anche a coinvolgere su questo progetto gli altri partiti di opposizione, potrebbe entrare nella storia della politica italiana. Quindi sì a tutti e due insieme, candidato premier e vicepremier a seconda di chi prende più voti alle primarie, ma con un patto di collaborazione siglato prima del voto”.  

Con gli altri partiti? Quali? Non c'è il rischio “gran calderone”?

“Non credo che gli altri possano aspirare ad essere gli sfidanti di Berlusconi. Se poi l'alleanza avesse come programma quello di far ripartire il paese e fare quelle riforme su cui ormai sono tutti d'accordo (tranne Berlusconi), a cominciare dalla legge sul conflitto elettorale e dalla riforma elettorale, allora penso che ci potrebbe stare dentro sia Casini che Di Pietro, e forse anche Fini”.


Spread the love
avatar dell'autore
Pantaleo Gianfreda