Rapporto Social Watch: “L’Italia s’impoverisce”.

10 Febbraio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Secondo lo studio di un gruppo di Ong, che misura i progressi nella lotta alla povertà nel mondo, nel nostro paese "politiche miopi, deboli e in molti casi discriminatorie". Sotto la media europea per l'equità di genere, quasi azzerati gli aiuti allo sviluppo

Secondo un rapporto presentato oggi da una coalizione di Ong che misura i progressi nella lotta alla povertà nel mondo, "l'Italia si sta rapidamente impoverendo", mentre anche gli aiuti pubblici allo sviluppo per i paesi meno avanzati sono calati ai minimi storici. Lo studio dice anche che l'Italia è calata dal 70esimo al 74esimo posto – sotto la media europea – della classifica mondiale dell'Indice di equità di genere, che misura il divario tra uomini e donne su livello di istruzione, attività economica e posti di posti potere.

"L'Italia si sta rapidamente impoverendo. La situazione del paese è andata peggiorando sotto molti aspetti che riguardano i diritti fondamentali e quelli sociali economici e culturali, stando ai rilievi e alle analisi fatte dai principali centri di ricerca e statistica e dalle organizzazioni della società civile", è scritto nel rapporto, che cita dati Istat secondo cui il 13,6% della popolazione italiana si trova in condizioni di "povertà relativa", e il tasso di disoccupazione è balzato al 7,4% nel secondo trimestre 2009. Nel solo 2008, poi, dice ancora lo studio, il valore complessivo della Borsa italiana è sceso del 49%.

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Secondo il rapporto, la situazione non è solo il prodotto "della crisi finanziaria globale (i cui effetti reali si cominciano a registrare soltanto un anno dopo, mentre gran parte delle rilevazioni sono antecedenti), ma di politiche miopi, deboli e in molti casi discriminatorie".

Utilizzando dati Eurostat e del Fondo Monetario Internazionale, il rapporto indica che a fronte di un calo del Prodotto interno lordo del 6% tra il 2008 e il 2009, l'Italia ha impiegato solo lo 0,8 dello stesso Pil "per contrastare la crisi" a fronte del 3,7% della Germania (con un -5,9% del Pil) o dell'1,6% della Francia (-2,6%).

Per la prima volta, poi, dice Social Watch, "la questione dell'immigrazione si scontra con le difficoltà occupazionali. Molti sono infatti i lavoratori extracomunitari che stanno perdendo il lavoro a causa della crisi". Il rapporto cita a esempio il caso del Veneto, dove il 24% dei disoccupati a gennaio 2009 erano extracomunitari (dato dell'associazione artigianale Cgia). Quello del razzismo è uno dei "punti deboli" denunciati dal rapporto, che ricorda le raccomandazioni già espresse dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa all'Italia e critica i "pacchetti sicurezza" varati dal governo tra l'estate 2008 e 2009.

Sul settore dell'aiuto ai paesi in via di sviluppo, l'Italia "ha toccato i minimi storici proprio nell'anno in cui il nostro paese ha presieduto il G8", dice ancora Social Watch. Per il 2009, Action Aid ha stimato nello 0,16% gli aiuti pubblici allo sviluppo, rispetto all'impegno dello 0,7% assunto dall'Italia con l'Onu nell'ambito della campagna per gli Obiettivi del Millennio. Le Nazioni Unite hanno già "richiamato" l'Italia sul rispetto degli Obiettivi, fissati nel settembre 2000, e che comprendono, tra gli altri, il dimezzamento della povertà, l'istruzione primaria per tutti i bambini, la parità tra i sessi e la riduzione della mortalità infantile.

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Il rapporto critica l'Italia anche per gli impegni assunti al G8 per la lotta alla fame. "Su un totale di 20 miliardi promessi in 3 anni da L'Aquila Global Food Security Initiative, l'Italia ha annunciato un contributo di 450 milioni in 3 anni: questa cifra contabilizza (d'accordo con gli altri paesi del G8) anche i soldi già spesi in misure di vario tipo relative alla lotta contro la fame tra gennaio e luglio 2009", dice Social Watch.

"I soldi che l'Italia ha già speso nel 2009 sono circa 200 milioni di dollari: paradossalmente, quindi, al G8 l'Italia non ha promesso di aumentare gli aiuti, ma di ridurli nei prossimi due anni: nel 2010 e nel 2011 all'Italia basterà spendere circa 125 milioni all'anno per tenere fede agli annunci fatti. Sempre che questi siano effettivamente disponibili".

Il Social Watch è una rete di organizzazioni della società civile nata nel 1995 e presente in oltre 60 paesi. Della coalizione italiana del Social Watch fanno parte Acli, Arci, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Lunaria, Mani Tese, Ucodep, Wwf.


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