Scajola, le rivelazioni del testimone: «Consegnai buste anche a ministri».

1 Maggio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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L’autista e il caso dell'appartamento al Colosseo: portai 500 mila euro. Nei verbali il nome di Pietro Lunardi  

Buste dal «contenuto sconosciuto» consegnate a «vari soggetti, alcuni dei quali ministri» per conto di Angelo Balducci e del costruttore Diego Anemone. Un nuovo testimone interrogato dai magistrati di Perugia rivela inediti e clamorosi dettagli sui rapporti con i potenti di chi gestiva gli appalti pubblici e in particolare quelli per i Grandi Eventi. Racconta il suo ruolo di intermediario anche nell’operazione pianificata per l’acquisto dell’appartamento poi intestato a Claudio Scajola, all’epoca titolare del dicastero per le Attività Produttive. E poi – tra le persone incontrate – fa il nome di Pietro Lunardi, all’epoca titolare delle Infrastrutture. Le carte processuali messe a disposizione degli indagati svelano l’esistenza di conti all’estero dello stesso Balducci e del commissario per i Mondiali di Nuoto, Claudio Rinaldi. Alla richiesta di arresto per quest’ultimo, per il commercialista Stefano Gazzani e per l’architetto Angelo Zampolini – respinta dal giudice che ritiene competente la magistratura romana e ora all’esame del tribunale del Riesame – sono allegati verbali e informative che ricostruiscono la rete di rapporti alimentata dai componenti della "cricca".

I contanti del tunisino

Il 25 marzo scorso viene interrogato a Firenze Laid Ben Hidri Fathi che, come si legge nell’istanza dei pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnese, «in passato è stato l’autista tuttofare e uomo di fiducia di Angelo Balducci e di Diego Anemone e da loro aveva ottenuto deleghe bancarie per operare sui conti correnti». Nel 2004 l’uomo si appropria di 200.000 euro e sparisce. Ricompare nel 2006 e, dopo aver chiesto perdono, riallaccia i contatti con i due. Qualche giorno fa viene convocato anche a Perugia. Così il suo verbale viene ricostruito nel documento stilato dai magistrati dell’accusa: «Il cittadino di origine tunisina ha riferito di aver conosciuto Angelo Balducci molti anni fa lavorando presso l’agenzia immobiliare Toscano di via Salaria e di aver cominciato a lavorare con lui come autista tuttofare quando lo stesso era Provveditore alle opere pubbliche del Lazio. Di aver lavorato come dipendente di fatto del Balducci, ma di essere stato di volta in volta formalmente assunto e retribuito da imprese che con Angelo Balducci lavoravano con appalti da lui concessi per la carica ricoperta».

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Buste e soldi per i ministri

E ancora: «La conoscenza con Anemone avviene nel 2000, sempre tramite Balducci che con Anemone appare "essere in società", come specifica il testimone. A quel periodo risale la stretta collaborazione con Anemone, che lo avrebbe autorizzato anche ad operare su alcuni conti delle società del Gruppo. Proprio nell’ambito dell’attività di gestione dei fondi di spettanza delle ditte di Anemone, Fathi fa il nome di Angelo Zampolini, soggetto a cui più volte lo stesso dice di aver consegnato somme in denaro, in quanto persona "che faceva operazioni immobiliari per conto di Balducci e Anemone con intestazione ad altre persone"». Ed ecco la rivelazione: «Riferisce poi l’ex autista di una serie di contatti che per conto di Balducci e di Anemone lo stesso avrebbe intrattenuto con vari soggetti, alcuni dei quali ministri, a cui consegnava messaggi o buste di contenuto sconosciuto, per conto di Balducci e dello stesso Anemone». L’uomo fa il nome di Pietro Lunardi e su questa circostanza i magistrati hanno avviato verifiche per scoprire a quale scopo avvenissero questi incontri. Intanto si concentrano sull’acquisto dell’appartamento per Claudio Scajola. E scrivono: «Riferisce in particolare lo stesso Hidri Fathi che in un’occasione ha consegnato all’architetto una somma di 500.000 euro in contanti (che aveva precedentemente provveduto a cambiare in banconote di più grosso taglio presso altra banca), che tale consegna è avvenuta non presso lo studio di Zampolini, ma nei pressi, vicino Largo Argentina. Tale somma, nella narrazione del Fathi sarebbe dovuta servire (perché di ciò informato direttamente da Zampolini) all’acquisto di un immobile dietro il Colosseo». I magistrati non sembrano avere dubbi sul fatto che questa operazione riguardi proprio il ministro perché, sottolineano, «Fathi afferma di aver consegnato i 500.000 euro in contanti in Largo Argentina e proprio all’agenzia della Deutsche Bank che si trova a quell’indirizzo sono stati emessi gli assegni circolari per 900.000 euro poi girati alle venditrici e di cui i 500.000 euro appaiono costituire parte della provvista versata in contanti». In ogni caso, il 23 aprile scorso, interrogato dai magistrati dopo aver subito una perquisizione andata avanti per ore, è Zampolini a confermare tutte le circostanze raccontate dal testimone. Poi aggiunge: «Oltre a Fathi, anche altri autisti e la segretaria di Anemone si occupavano di consegnarmi i contanti».

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I conti milionari all’estero

Ora si va avanti con nuove verifiche. Mentre la Guardia di Finanza analizza tutte le operazioni gestite da Zampolini attraverso 240 conti correnti, i magistrati hanno avviato la procedura per una richiesta di rogatoria internazionale. Dalla Banca d’Italia sono infatti arrivate le segnalazioni su depositi che si trovano in Lussemburgo e in Svizzera gestiti da una società, oltre a quelli già scoperti che riguardano San Marino e che sarebbero stati attivati in alcuni casi proprio da Gazzani. Un’accusa che il suo avvocato Bruno Assumma smentisce «così come quelle di corruzione e riciclaggio che siamo pronti a smontare». Scrivono i pubblici ministeri: «Bankitalia ha qui trasmesso una nota con allegate una serie di segnalazioni per operazioni sospette (evidenziate dagli organi di controllo interno bancario degli istituti di credito a seguito della diffusione della notizia dell’indagine) e una nota proveniente dalla procura del Lussemburgo con cui viene segnalata l’esistenza di conti correnti in istituti bancari di quello Stato a favore di Claudio Rinaldi e Angelo Balducci, rispettivamente per un importo di 2 e 3 milioni di euro circa. Conti correnti intestati a una società fiduciaria – la Cordusio spa – di cui i suddetti sono beneficiari e che presentano un numero progressivo, segno certo non insignificante che depone per il loro collegamento. Nella segnalazione della procura lussemburghese viene altresì evidenziato che l’indagato Rinaldi ha un altro conto acceso in Svizzera sulla cui entità nulla è indicato».


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Pantaleo Gianfreda
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