Sull’energia i Comuni devono facilitare iter normativi.
13 Febbraio 2010Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato: i Comuni devono favorire e non bloccar l’iter normativo ed amministrativo in materia di energia. Troppi cavilli per impianti da 1Mw a Salice
I Comuni devono favorire il percorso normativo e le procedure amministrative in materia di energia. Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato di portata nazionale sul controverso caso di progetti di impianti fotovoltaici, promossi da piccoli privati, nel comune di Salice Salentino, e bloccati misteriosamente per un biennio. I cavilli delle burocrazie e delle interpretazioni hanno segnato il passo ad una vicenda, partita nel febbraio del 2008, che vede oggi una svolta particolarmente interessante.
Ma è necessario ripercorrere i fatti: era il 14 febbraio 2008, quando i signori Franco Mogavero, Maria Rosaria Indino e Fernando Epifani presentavano ciascuno una dichiarazione di inizio attività al comune per 3 impianti da 1 Mw ciascuno: da quella data, il comune di Salice, che pur contemporaneamente valutava progetti di impianti similari di maggior taglia, richiedeva nella fattispecie ai privati e in continuazione documenti amministrativi oltre ad altri di vario tipo. I privati, in questione, ligi alle richieste, fornivano tutta la documentazione del caso. Inoltre, secondo la normativa esistente, poiché non c’erano stati impedimenti ed interruzioni alla stesa, la Dia si consolidava, essendo passati 30gg dalla presentazione.
Il 24 aprile 2008 il vicesindaco e l’assessore ai lavori pubblici con una nota comunicavano al dirigente di voler inibire gli impianti da 1 Mw, seppur, come già evidenziato, il comune autorizzasse o esprimesse parere positivo, allo stesso tempo, in conferenza di servizi, su impianti da 32 Mw. In data 15 maggio del medesimo anno, il consiglio comunale adottava la delibera n. 24 che, con variante al Prg, impediva la progettazione e costruzione di impianti da 1 Mw, se non a distanza da 2000 ml dal perimetro del comune e soprattutto non potevano stare ad una distanza inferiore a 300 da un altro impianto da 1 Mw, oltre a tutte una serie di limitazioni di colture (ad esempio seminativo irriguo o addirittura il vigneto, quello che la Comunità europea paga per estirpare). Tutta una serie di limitazioni, atte a bloccare, in buona sostanza, le proposte promosse dai tre privati.
Con la delibera il diniego diventa, dunque, definitivo, costringendo i tre cittadini a ricorrere al Tar, che dà ragione al comune. I privati decidono di ricorrere al Consiglio di Stato per la sospensiva, che rovescia il parere del Tar: “L’importanza di questa ordinanza – spiega Antonio Malerba, uno degli avvocati dei ricorrenti – al di là del caso concreto è di portata nazionale. Poiché il Consiglio di Stato ha affermato che la variante e le misure di salvaguardia si pongono in contrasto con gli obbiettivi comunitari. In sostanza in materia di energia è compito degli enti pubblici ridurre gli ostacoli normativi, non complicarli ma accelerare le procedure a livello amministrativo”.
“Il vero problema – prosegue Malerba – non è la variante o il comportamento del comune ma l’assenza a livello nazionale di chiari precetti di applicazione delle regole comunitarie (per cui ogni regione si è regolata secondo il suo giudizio e il giudizio della Corte Costituzionale come nel caso del Molise e dell’attesa pronuncia per la Puglia ), ma soprattutto il fallimento della legge n. 31/2008 e di quella precedentemente la n. 1/2008 poi abrogata. Il fallimento, nonostante alcuni spunti interessanti della legge (la Dia doveva permettere la velocizzazione delle procedure di rilascio per gli impianti fino ad 1 Mw) è dovuto ad una carente tecnica legislativa, ma soprattutto alla mancata previsione di una procedura unica per ogni comune che regolasse diritti e doveri sia del singolo che delle amministrazioni pubbliche. Ed il caos che la Regione ha provocato con carenza ed insufficienza di norme e con la contraddittorietà ha provocato di fatto il blocco dei piccoli impianti, consentendo la costruzione dei mega impianti. Occorre pertanto ripensare ad breve ad una nuova legge regionale che regoli il settore dell’energia alternativa in Puglia”.