Tettamanzi: “Grave e devastante l’egoismo di chi governa”.
15 Agosto 2010Omelia Pontificale dell'Assunta in Duomo dell'arcivescovo di Milano: "Imprigionati e rovinati dal nostro io"
L'egoismo e l'individualismo sono "gravi" e "devastanti" quando vengono da chi dovrebbe "dare un contributo decisivo alla costruzione del bene comune".
L'invito a guardare agli altri senza rinchiudersi nell'individualismo, nell'egoismo, nell'io diffuso nella politica come nella famiglia, nel sindacato, nell'impresa, nella società viene dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, che si è espresso così, stamani, durante l'omelia del Pontificale dell'Assunta in Duomo: "Il rischio che tutti corriamo – ha detto – è di guardare in basso, solo in basso, imprigionati e rovinati come siamo dal nostro io".
"Un io – ha proseguito – che ripiegandosi su se stesso tende ad assolutizzarsi, a configurarsi come un 'idolo da adorare e per il quale si è disposti a sacrificare tutto. Ma un io così inquina il rapporto essenziale che ciascuno di noi ha con gli altri: siamo fatti per l'incontro e la relazione. Quando però prevale l'affermazione del proprio io, la sensibilità verso l'altro diviene indifferenza, l'impegno verso l'altro non è più percepito e vissuto come responsabilità".
Tettamanzi ha parlato di "famiglie che vivono isolate tra le proprie mura" spiegando che "lo stesso purtroppo capita in alcuni gruppi, dove il bene dei singoli non è perseguito in relazione al bene comune dell'intera società, ma ricercato contrapponendosi ad altri, non di rado a scapito e a danno del bene altrui". Tanti sono gli esempi: "Non è questa la logica che anima le associazioni malavitose che operano nella nostra città e nel suo hinterland?".
"Questo atteggiamento – ha continuato l'arcivescovo – è altrettanto grave e dagli effetti altrettanto devastanti quando è realizzato da coloro dai quali invece ci si attenderebbe un contributo decisivo alla costruzione del bene comune". Si tratta di esponenti politici, del sindacato, dell'impresa fino "ad alcuni modi di vivere l'esperienza ecclesiale: in apparenza si dichiara di essere al servizio degli altri, in realtà si considerano gli altri funzionali ai propri interessi, per sfamare il bisogno di potere, notorietà, ricchezza. Così la città e il Paese non sono più guidati e sostenuti in un percorso ragionato e lungimirante di crescita complessivo, attento ai bisogni di tutti. Gli interessi dei singoli e dei singoli gruppi prevalgono violentemente, ferendo e disgregando le città".
Secondo il cardinale, ricostruire il rapporto con Dio "è la strada maestra da seguire per ricostruire il legame autentico con gli altri". E quindi, "paradossalmente, solo lo sguardo in alto rende possibile lo sguardo verso gli altri e verso il basso, verso la terra e i suoi problemi".