“Io centrista sostengo alla Regione Vendola «il rosso»”
14 Febbraio 2010Intervista a Pisicchio: «Esprime una nuova dimensione politica»
«Ho preso atto con grande soddisfazione che Antonio Di Pietro ha cambiato in maniera radicale la sua posizione su Nichi Vendola, fino a tributargli osanna al congresso Idv, dopo che i suoi amici locali lo hanno avversato per tutta la legislatura ed osteggiavano la sua ricandidatura», afferma il deputato barese Pino Pisicchio, che ha lasciato pochi mesi fa l'Idv per scendere in campo con l'Alleanza per l'Italia di Rutelli, che meglio rispecchia la sua natura di moderato. Pisicchio, classe '54, ha lunga vita politica turbolenta alle spalle: per la prima volta deputato nel 1987 con la Dc, due volte sottosegretario nella Prima Repubblica, passato da Rinnovamento Italiano di Dini, all'Udeur di Mastella, eletto nelle liste della Margherita nel 2001, dopo l'esperienza del «suo» Rinnovamento Puglia, nel 2006 ha aderito al partito di Di Pietro ed ora attende con l'Api il Grande Centro.
Perché un moderato come lei sostiene Nichi il rosso?
Alleanza per l'Italia ha dichiarato la sua vocazione di centristi riformisti nell'ambito del centrosinistra, senza mai tentennamenti. Noi non abbiamo condiviso le primarie, perché per come sono fatte in Italia non selezionano il ceto dirigente, abbiamo detto che avremmo accettato gli esiti delle primarie, ma vogliamo discutere su contenuti. Ci sta bene il candidato presidente, perché Vendola è espressione di una dimensione nuova della politica.
Come sosterrà il candidato presidente del centrosinistra alla Regione Puglia?
Noi che rappresentiamo l'aggancio con i riformisti di centro, saremo presenti adoperandoci per una alleanza con altri soggetti che si muovono nella storia socialista, liberaldemocratica e dei cattolici democratici, nell'associazionismo e nelle liste civiche, dove possono avere legittimazione anche sensibilità ecologiste non ideologiche. Con questi alleati faremo una lista di sostegno a Vendola.
L'Udc non rischia di togliere voti al centro della sinistra?
Esiste una vasta area «di mezzo» che non trova rappresentanza a destra e non valuta utile l'esperienza del terzo candidato.
Andiamo ai contenuti. Quali sono le convergenze di Api sui programmi?
La prima questione è la sanità. Se in Italia 108 miliardi di euro di denari pubblici vengono risucchiati dal buco nero della sanità, ciò costa in termine di intermediazione, appalti, anticipi, tra il 25 e il 30%. La questione centrale è l'uscita veloce della politica dalla sanità.
Sembra più il programma di Palese, che propone manager sanitari per concorso…
Sarebbe necessario fare insieme una scelta bipartisan: chiunque vinca si impegna a condividere sulla sanità la scelta di manager e direttori per merito e non per appartenenza, sarebbe un gesto di civiltà politica. Ho detto a Vendola, e lo ha condiviso, che è fondamentale l'introduzione di una legge sul conflitto d'interessi.
Dopo il caso Tedesco, le inchieste giudiziarie sulla Sanità e il rimpasto della giunta?
Non sarebbe avvenuto tutto questo se ci fosse stata una legge sul conflitto d'interessi. Poi dobbiamo mettere al centro della nostra azione politica le famiglie monoreddito, che in Puglia sono la maggioranza: un problema che il governatore uscente ha già dato segnali concreti di voler affrontare con provvedimenti di giunta. E il dramma della povertà, con gente espulsa dal mercato del lavoro, e strutture d'assistenza per anziani e asili nido. Sulla questione del Mediterraneo, bisogna fare ancora di più, perché il Mezzogiorno si declina in questa ottica. Propongo un grande accordo con Palermo e Napoli per una politica mediterranea, sostenendo le imprese a delocalizzazione nell'area: non è possibile che l'89% dell'export verso il mediterraneo lo fanno Milano e la Lombardia. Infine la vocazione della Puglia: turismo e centrali nucleari non sono declinabili.