“L’uomo nero” di Sergio Rubini

9 Marzo 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Cineforum, giovedì 11 marzo, ore 19.00, cinema Ariston

Giovedì 11 marzo, alle ore 19.00, presso il cinema Ariston, proiezione del film “L’uomo nero”, nell’ambito di “Progetto Cinema 2010”, la rassegna cinematografica curata dal Comune di Collepasso. 

“L’uomo nero” è il nuovo film di Sergio Rubini, uscito nei cinema il 4 dicembre scorso. Con Valeria Golino e Riccardo Scamarcio protagonisti, la storia di “L’uomo nero” è ambientata nella Puglia di fine anni Sessanta, e parla di intrecci sentimentali sullo sfondo delle problematiche sociali e politiche dell’Italia del Sud. Nel cast ci sono anche Anna Falchi, Fabrizio Gifuni, Margherita Buy e Maurizio Micheli.

Di seguito una recensione di Giorgio Lazzari.

Il desiderio di riscoprire le proprie origini sembra aver contagiato indelebilmente il cinema italiano contemporaneo. Dopo l’affresco maestoso e un po’ pomposo offerto da Tornatore con “Baarìa”, preceduto dalla Bologna della propria infanzia di Pupi Avati con “Gli amici del bar Margherita”, Sergio Rubini, alla sua decima fatica come regista, torna con la macchina da presa nella Puglia provinciale degli anni Sessanta, sua terra d’origine abbandonata poco più che adolescente. “L’uomo nero” è una disincantata e gradevole commedia con accenti fiabeschi, diretta e interpretata dallo stesso Sergio Rubini che in quest’opera riversa molto materiale autobiografico, seppur si tratti globalmente di una storia di pura fantasia.

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Ernesto Rossetti (Sergio Rubini) è il capostazione della ferrovia locale. Vive in un piccolo appartamento con la moglie Franca (Valeria Golino), il piccolo figlio Gabriele e il cognato Pinuccio (Riccardo Scamarcio), uno scapolo disincantato che gestisce un’avviata drogheria. Dopo una vita di frustrazioni dovute principalmente all’impossibilità di dar pienamente sfogo al suo estro artistico, Ernesto, che si diletta con un certo talento di pittura, su consiglio della sua mecenate personale donna Valeria (Anna Falchi), decide di inaugurare per la festa del paese una mostra con il meglio dei propri quadri. Il non idilliaco rapporto con gli intellettuali del luogo, il Professor Venusio e l’Avvocato Pezzetti, che con cattiverie e un po’ di malignità affossano ogni ambizione artistica del ferroviere, porterà Ernesto verso un inatteso quanto scaltro epilogo.

Realizzato con un’attenzione ai dettagli non indifferente, certamente frutto anche dell’esperienza ormai più che consolidata del regista pugliese, “L’uomo nero” non è solo la classica storia di provincia che punta esclusivamente su caratterizzazioni più o meno riuscite, ma cerca di andare oltre, entrando in altre parole nelle anime dei personaggi portando a galla le passioni, i risentimenti, le ambizioni e le mille sfaccettature che contraddistinguono ogni essere umano.

Se Ernesto è diviso tra l’amore verso la famiglia e le proprie mire artistiche, all’apparenza agli antipodi rispetto ai doveri di padre e marito, lo zio Pinuccio è una sorta di vitellone senza legami affettivi che però trova nella famiglia un punto d’appoggio e di sostegno irrinunciabili. Commedia atipica che punta a far riflettere piuttosto che a generare risate estemporanee, “L’uomo nero” è un film che guarda al passato per dare risposte sul presente. Così come Gabriele, il figlio di Ernesto, riuscirà a comprendere la genialità del padre solo quando sarà troppo tardi, anche lo spettatore potrebbe capire come dietro facciate di perbenismo che circondano la propria esistenza si nascondano in realtà zona d’ombra d’ipocrisia e invidia.


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Pantaleo Gianfreda
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