Primo maggio, i sindacati a Rosarno: “Un piano straordinario per il lavoro”
1 Maggio 2010Nella piana di Gioia Tauro i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e 30 mila persone
"Ricostruiamo il nostro futuro", recita uno striscione lungo 15 metri del sindacato di Reggio Calabria. Ed è il senso del Primo maggio che Cgil, Cisl e Uil hanno voluto a Rosarno, nel cuore della Piana di Gioia Tauro, con i tre segretari generali in piazza. E da qui, il leader della Cgil Guglielmo Epifani ha fatto partire la sua richiesta al governo: "Serve un piano straordinario per il lavoro". Sono arrivati da tutta la Calabria e da diverse parti d'Italia per il corteo nella terra in cui lo sfruttamento dei braccianti agricoli ha scatenato, a gennaio scorso, la reazione dei lavoratori extracomunitari. C'erano anche alcuni di loro a sfilare in corteo partito dalla Rognetta, fabbrica dismessa e occupata per mesi dai disperati di mezzo mondo. Schiavi, per due euro e mezzo di lavoro all'ora, che ciclicamente consumano le loro vite negli agrumeti di Rosarno, Rizziconi, Melicucco e Gioia Tauro.
In 8 mila hanno raggiunto la Piana per riempire Piazza Valarioti, in quella che è stata definita una delle capitali dello sfruttamento dei lavoratori nel sud Italia. Per questo Cgil, Cisl e Uil hanno voluto ripartire da qui. Per dire "che il lavoro non ha colore, che non ha coordinate geografiche" e che "la dignità degli uomini e delle donne non può essere messa in discussione. Siano essi lavoratori dei campi, operai nelle fabbriche o insegnanti". Dall'ex fabbrica della Rognetta, la manifestazione si è distesa fino al centro della città. Un corteo al quale, tuttavia, la gente della Piana di Gioia Tauro ha fatto mancare un'adesione massiccia. C'erano tanti gonfaloni, le organizzazioni sindacali strutturate, ma mancavano i rosarnesi, "offesi – dicono sul posto – dall'etichetta di paese razzista, intollerante e di 'ndrangheta". Parola mai citata dal palco, né scritta su alcuno dei molti striscioni. Eppure a Rosarno, solo due giorni fa, c'è stato il blitz della Dda contro il clan Pesce uno dei più potenti della Piana. Un nome che fa paura da queste parti.
Per Guglielmo Epifani, "Rosarno non è un'altra Italia, Rosarno è Italia". Un posto come "purtroppo ce ne sono molti nel nostro Paese". Per questo, secondo il segretario generale della Cgil "servono risposte vere da parte del Governo. Risposte "strutturali". "Oggi siamo a Rosarno – ha aggiunto Epifani – per dare appunto un segno di speranza a chi ci crede ancora, a chi pretende rispetto". Da qui per dire che bisogna "bisogna mandare un messaggio chiaro, perché nessuno resti solo". Secondo Epifani, che ha chiuso gli interventi dal palco, "finché si chiuderanno gli occhi sul precariato non andremo mai avanti, le battaglie si vincono insieme". Il segretario ha dedicato parte del suo intervento al "vero e più grave problema della Calabria", sottolineando che "dove c'è mafia non può esserci sviluppo, occupazione ed investimenti".
Un invito al Governo perché "faccia di più sui temi dell'occupazione e dello sviluppo" è arrivato dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il quale ha ricordato come "nell'agenda dell'esecutivo è sparita la parola mezzogiorno". Si tratta insomma, per il leader della Uil, di "essere conseguenti rispetto ai temi dell'occupazione, evitando che a governare i processi sia soltanto la finanza". Luigi Angeletti, dal canto suo, ha detto che in una fase di crisi come quella attuale: "Il Governo deve usare il denaro per pensare al benessere dei suoi cittadini. Sapendo che il benessere si ottiene solo con il lavoro" Bisogna insomma "cominciare a fare sul serio le riforme che devono riguardare il fisco in direzione della lotta all'evasione fiscale".