Puglia, caos Pdl: Berlusconi chiede dietrofront ai candidati

28 Gennaio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Dopo la vittoria di Vendola alle primarie, Palese e Poli Bortone invitati a farsi da parte

“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. C’era una saggezza molto pratica nella celebre espressione che il Trap nazionale usava prima delle partite che contavano, quando il risultato sembrava acquisito come in un copione scritto, prima ancora che le sue squadre scendessero in campo: un modo singolare, per dire semplicemente che nulla è davvero scontato, anche ciò che appare chiuso.

È in fondo questo il senso dello scenario inverosimile che si sta producendo all’interno del centrodestra pugliese, che solo domenica scorsa aveva espresso un proprio candidato e che, oggi, nel disperato tentativo di allargare la coalizione e di non disperdere il prezioso bottino elettorale dell’Udc, rimette in discussione le proprie scelte. Anzi, a rimetterle in discussione è più che altro il premier stesso, che non ci sta a perdere la Puglia e rimette mano ai giochi.

A farne le spese, suo malgrado, sembrerebbe il buon Rocco Palese, candidato ufficiale del Pdl, che, potrebbe essere, come accaduto già a Stefano Dambruoso, un “candidato ad intermittenza”, con la differenza che da papa rischia di tornare cardinale nella maniera più sofferta ed umanamente ingiusta: di lui, nel centrodestra, si dice un gran bene, che è un politico presente sul territorio, che si prepara e documenta per svolgere al meglio il ruolo di capogruppo di opposizione alla regione, che ha la competenza e il piglio giusto per fronteggiare Vendola in uno scontro, basato sugli argomenti reali di questi cinque anni di governo pugliese. Non ha forse lo stesso slancio comunicativo del suo avversario, ma fa del pragmatismo il suo principale pregio. Eppure sembra non bastare.

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C’è l’ingombrante figura di Adriana Poli Bortone, candidata dall’Udc, che potrebbe rosicargli fette di elettorato, agevolando la vittoria del centrosinistra: e, siccome i numeri non sembrano dalla parte di Palese, Berlusconi, da attento cultore dei sondaggi, apre ad una coalizione più ampia che inglobi tutte le forze alternative a Vendola. Per giungere a questo, il premier ha chiesto ai due litiganti di fare un passo indietro. E così il candidato sponsorizzato dal ministro Raffaele Fitto e il suo fedele comprimario rischia, nonostante le dimostrazioni di solidarietà del Pdl pugliese, di vedersi destituito dalla nomina ufficiale, per deporre definitivamente i sogni di gloria nella grande chance politica ottenuta.

Palese, pur sostenendo di essere in campagna elettorale, per ora fa buon viso a cattivo gioco e si dice pronto a fare un passo indietro per il bene della coalizione. La Poli Bortone, dopo aver inizialmente espresso l’intenzione di pensare alla richiesta del premier, ha, nella tarda serata di ieri, precisato volersi porre al servizio dei pugliesi “per interpretare un bisogno di cambiamento ed una voglia inarrestabile di sviluppo”.

La situazione, dunque, appare in stallo: le soluzioni possono sono diverse, ma tutte poco praticabili. L’Udc preme perché sia la Poli Bortone il candidato, in quanto ritenuta l’unica in grado di sconfiggere Vendola; il Pdl fa quadrato e si stringe intorno a Rocco Palese; l’alternativa resta il passo indietro di entrambi i contendenti con una scelta esterna come Nicola De Bartolomeo, presidente della Confindustria Puglia, il magistrato Stefano Dambruoso (come se non fosse stato già messo a sufficienza sulla graticola), Antonio Distaso, ma soprattutto, nelle ultime ore, Vincenzo Divella, ex presidente della provincia di Bari col centrosinistra, o Francesco Divella, il deputato del Pdl. Tramontata, invece, l’ipotesi Romita. Almeno per il momento.

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Di certo, se il quadro politico del centrodestra dovesse cambiare e la candidatura di Palese venisse annullata, si consumerebbe un autentico smacco ai danni del ministro Fitto, il vero stratega di questa operazione politica a rischio naufragio, che si orienta a ricalcare le orme dell’avversario Massimo D’Alema, anche lui sbaragliato nella sua linea politica. La via d’uscita più ovvia, a questo punto, per il centrodestra è una, quella delle primarie: decida una volta per tutte l’elettorato, per sancire effettivamente quale sia la scelta ad esso più gradita. Del resto, anche nel Pdl, come nel Pd, qualcuno inizia a stancarsi di una politica decisa tra pochi intimi nelle stanze fredde di Roma e da calcoli spesso così lontani dal sentire comune. Per fortuna.


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Pantaleo Gianfreda