Salvatore Perrone indagato per diffamazione aggravata e violazione di norme sul lavoro

Salvatore Perrone indagato per diffamazione aggravata e violazione di norme sul lavoro

7 Dicembre 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Pesanti guai giudiziari in vista per l’ex sindaco Salvatore Perrone, attualmente consigliere di opposizione a Collepasso nonché assessore provinciale alle Attività Produttive.
Da tempo il soggetto è stato destinatario di avvisi di conclusione di due distinte indagini da parte della Procura della Repubblica di Lecce, che ha chiesto due rinvii a giudizi con accuse molto pesanti.
La prima tipologia di reati riguarda l’attività amministrativa collepassese del cons. Perrone, noto per spargere veleni ed infamie contro i suoi avversari politici e per diffamare puntualmente e spudoratamente anche a mezzo di pubblici comizi o volantini. Ora, per questo suo inveterato ed inguaribile “vizietto”, passerà guai seri…
Già pochi anni fa, il cons. Perrone aveva subito una condanna per diffamazione nei confronti di chi scrive.
Ora, probabilmente, data la maggiore gravità delle contestazioni addebitategli e la reiterazione dei fatti, dovrà prepararsi ad affrontare un processo molto delicato e difficile, che potrebbe preludere a gravi conseguenze giudiziarie, penali e politiche.
Il reato che il P.M. Stefania Maria Mininni contesta al consigliere Salvatore Perrone è quello di diffamazione, ai sensi dell’art. 595, comma 3 del Codice Penale (“Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a lire un milione”), con le aggravanti previste dall’art. 81 C.P. (Reato continuato – È punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave aumentata fino al triplo chi … con più azioni od omissioni, esecutive di un medesimo disegno criminoso, commette anche in tempi diversi più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge. …”).
I fatti e i reati contestati si riferiscono a due comizi tenuti quest’anno da Salvatore Perrone, presso il piazzale antistante il Palazzo comunale e in compagnia dei suoi amici di opposizione, a breve distanza l’uno dall’altro: domenica 23 maggio e domenica 13 giugno.
Nelle due occasioni, il soggetto “diede la stura”, come al solito, a tutto il suo livore e inciviltà e al repertorio di infamie contro l’Amministrazione comunale, in particolare contro il Sindaco e contro lo “specchio delle sue brame” (cioè, chi scrive).
A parere del Pubblico Ministero, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, Salvatore Perrone, nel corso dei due comizi, offendeva l’onore e la reputazione di Perrone Vito, nella sua qualità di Sindaco del Comune di Collepasso, con particolare riferimento ad alcune frasi, in cui il Sindaco veniva ripetutamente definito “pupo” e accusato “di essere succube di un delinquente”, gli amministratori venivano definiti “lestofanti”, “criminali”, “affaristi”, “nullafacenti”, ecc. Nel concludere il comizio dello scorso 13 giugno, lo spocchioso e spudorato Perrone diceva anche: “Io ti ho chiamato pupo nell’ultimo comizio. Lo confermo, sei un pupo, sindaco… Allora denunciami, denunciami perché ti ho chiamato pupo”.
Il Sindaco, naturalmente, lo ha accontentato e lo scorso mese di luglio ha presentato querela, corredando l’esposto con la registrazione e la trascrizione inequivocabili dei due comizi. La Procura ha avviato subito le indagini e ha ritenuto Salvatore Perrone colpevole dei reati di diffamazione aggravata.
Come dicono i proverbi, “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” e “chi è causa del suo mal pianga se stesso”…
C’è da rilevare che, in occasione di quei comizi, Salvatore Perrone, nonostante le infamie e la gravità delle parole pronunciate, non veniva interrotto da nessuno dei suoi “compagni di comizio” né, successivamente, alcuno di costoro si è dissociato o “scandalizzato” o scritto articoli “di condanna” per le gravi e inqualificabili parole pronunciate.
La seconda tipologia di reati riguarda l’attività della cooperativa “Madonna delle Grazie”, gestita dal suo pluridecennale presidente Salvatore Perrone nella maniera a tutti nota e come “braccio economico” della sua attività politica e clientelare.
Il Procuratore Aggiunto della Repubblica Ennio Cillo, a conclusione delle indagini preliminari, ha ritenuto di dover chiedere il rinvio a giudizio di Salvatore Perrone, contestandogli, nell’ambito delle norme del D. Lgs. 273/06 riguardanti la “somministrazione di lavoro”, il reato di cui all’art 28 (“Somministrazione fraudolenta”), “perché somministrava lavoro con la specifica finalità di eludere le norme inderogabili di legge…”.
La Procura della Repubblica ha contestato, inoltre, al Perrone, nella sua qualità di presidente della cooperativa, il “reato di cui all’art. 2 comma 1 bis del D.L. n. 463/83, convertito con L. 638/83” perché “ometteva di versare all’INPS per il periodo dal 3° trimestre 2006 a tutto il 1° trimestre 2009 le ritenute previdenziali ed assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti per un importo complessivo pari ad € 30.424,00.
Non conosco i dettagli di quest’ultima vicenda per la quale Salvatore Perrone “è nei guai” e certamente occorre attendere il definitivo pronunciamento della Magistratura per capire responsabilità e conseguenze.
Rilevo, però, due elementi.
Il primo riguarda la nota situazione della cooperativa “Madonna delle Grazie” e dei suoi lavoratori. E’ indubbio che la gestione personale e clientelare della società da parte del suo presidente sta portando la cooperativa in uno stato di tensione e di sofferenza “da ultimo stadio”. Sono note le posizioni critiche e di accesa contestazione anche al suo interno. Cosa aspetta Salvatore Perrone a dimettersi da presidente e/o cosa aspettano gli amministratori ed i soci a “sollevare dall’incarico” il presidente?!? Chi vuole salvare “l’immagine politica”, ormai deteriorata, di Perrone a discapito della cooperativa?!? Oppure il “disperato” Perrone sta perseguendo nella cooperativa la stessa logica che usa nel “fare politica”, cioè quella del “muoia Sansone con tutti i Filistei”?!?
Il secondo elemento è di natura squisitamente politica. Come è possibile che un assessore provinciale alle Attività produttive, che viola le basilari norme di tutela dei lavoratori, continui a mantenere un tale incarico politico all’interno dell’Istituzione provinciale?!? La vicenda è grave e certamente non mancherà di avere ripercussioni sull’attuale Giunta provinciale, ma anche a livello locale.
Per quanto attiene, invece, l’accusa di diffamazione aggravata, Salvatore Perrone, prima che penalmente (sarà il Giudice a stabilire l’entità del reato e della pena), è moralmente e politicamente responsabile e “colpevole” ed è stato già da tempo biasimato e condannato dall’opinione pubblica. Il soggetto è recidivo a certi comportamenti e a certe forme di barbarie e di inciviltà politiche.
Avrà, almeno, la dignità di dimettersi?!?
Certamente non avrà questa dignità. Né i suoi “amici di comizio e di cordata” avranno la dignità di dissociarsi e condannare certi disgustosi episodi.
Ma oso sperare in un “sussulto” di dignità e buon senso da parte di qualcuno…

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Pantaleo Gianfreda
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