Un 25 aprile nel ricordo del collepassese Germano Ria, il partigiano “Gennaro”

25 Aprile 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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L’Amministrazione comunale ha voluto dedicare quest’anno la ricorrenza della giornata della Liberazione, a 25 anni dalla sua morte, al partigiano collepassese Germano Ria (1908-1985), combattente nelle Brigate Garibaldi S.A.P. “Valle d’Olona” con il nome di battaglia “Gennaro”. Il sindaco Vito Perrone, prima del suo intervento, ha voluto cingere al collo il foulard rosso del partigiano “Gennaro”, gelosamente conservato dalle figlie. A costoro sono state consegnate due pergamene. Una targa ricordo anche al Sottotenente dei Carabinieri Ruolo d’onore Cav. Luigi Verardi, combattente della Guerra di Liberazione. Una giornata commemorativa molto bella, sentita, partecipata e commovente

Un 25 aprile diverso e più “vissuto” quello che quest’anno l’Amministrazione comunale di Collepasso ha voluto organizzare nella ricorrenza del 65° Anniversario della Festa della Liberazione.

Nelle mattinate del 23 e 24 aprile, intanto, in collaborazione con le rispettive Dirigenze scolastiche, l’Amministrazione ha voluto far conoscere e proiettare per le Scuole di Collepasso (Istituto Comprensivo e Istituto di Istruzione Professionale) il film-documentario “L’aeroporto fantasma”, diretto dal regista Giuseppe Ferrara. L’opera rievoca un avvenimento della seconda guerra mondiale poco noto nello stesso Salento. Negli anni 1940-45 operò a Leverano una pista di volo militare, in principio sfruttata dalle forze armate tedesche e successivamente utilizzata dalla rinata Aeronautica Italiana come scuola di volo. Il 23 luglio 1943 fu effettuato dall’aviazione statunitense un duro bombardamento dell’aeroporto con la distruzione di 36 dei 40 velivoli tedeschi presenti.

Il film, che è stato realizzato anche con la collaborazione del nostro concittadino ing. Pietro Traldi, ha inteso sottolineare l’importanza storica di questo “aeroporto” durante l’ultimo conflitto mondiale ed il ruolo da esso svolto nella resistenza nel Salento.

La giornata del 25 aprile è stata dedicata quest’anno al partigiano collepassese delle Brigate Garibaldi Germano Ria, che combatté nelle Valli d’Olona e d’Ossola con il nome di battaglia “Gennaro”.

Mi piace ricordare che a Germano, alla moglie Vittoria e a tutta la sua famiglia mi legava e mi lega profondamente tanto affetto, stima ed amicizia. Egli è stato per tanti di noi, a quel tempo ancora giovani, maestro di vita e di virtù civiche e politiche.

La manifestazione serale, alla quale hanno partecipato numerosi cittadini, autorità civili e militari, associazioni combattentistiche e dell’Arma, si è aperta, alle ore 19.00, con la S. Messa presso la Chiesa Madre per  tutti i “Caduti per la Libertà” celebrata dal parroco don Celestino Tedesco. Molto bella, dotta e illuminante l’omelia tenuta dal diacono prof. Salvatore Marra sull’impegno civico.

Dopo il corteo e la deposizione di una corona d’alloro al Monumento dei Caduti, con l’accompagnamento del Concerto Bandistico “Santa Cecilia” di Gallipoli, che ha suonato inni nazionali e della Resistenza, si è tenuto in Largo Municipio la commemorazione ufficiale, preceduta dall’inno nazionale cantato con bravura dalla soprano Antonella Marzia. C’è stato poi l’intervento del sindaco Vito Perrone (riportato integralmente in appendice), molto denso di messaggi e contenuti, e quello del Sottotenente dei Carabinieri Ruolo d’onore Cav. Luigi Verardi, combattente della Guerra di Liberazione.

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Dopo gli interventi, il sindaco ha consegnato al cav. Verardi una targa ricordo e alle figlie del partigiano Ria, Ada e Pina (presenti alla manifestazione con i mariti Paolo e Pasquale e la nipote Maria Vittoria e il marito), una pergamena con la seguente dedica: “25 aprile 2010 – 65° Anniversario della Liberazione. A 25 anni dalla sua scomparsa, l’Amministrazione comunale ricorda con riconoscenza ed affetto il concittadino partigiano GERMANO RIA (1908-1985) combattente della Resistenza e per la Libertà d’Italia nelle Brigate Garibaldi S.A.P. “Valle d’Olona” con il nome di “GENNARO”, patriota della democrazia, esempio per le giovani generazioni”.

Ha chiuso la serata il “Va pensiero” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi, cantato dalla stessa soprano con l’accompagnamento dell’ottimo concerto bandistico.

Una serata molto commovente e patriottica, apprezzata da tutti, nel ricordo dei sacrifici e della lotte di Germano "Gennaro" Ria, dei partigiani, delle Forze Armate e di tanti cittadini per riconquistare la libertà e la democrazia al popolo italiano.

Mi sembra doveroso riportare la parte del discorso del sindaco Perrone che rievoca la figura di Germano Ria, al quale era dedicata la giornata. Prima del suo intervento, il sindaco ha voluto cingere al collo, con atto di commovente testimonianza, il foulard rosso che indossava nella guerra di Liberazione il partigiano garibaldino “Gennaro”, gelosamente conservato dalle figlie.

Germano “Gennaro” mostrava e raccontava alle figlie che quel fazzoletto rosso era privo di un lembo, tagliato e donato su richiesta di una madre milanese, presente insieme a lui a piazzale Loreto, allorché, dopo la cattura e la fucilazione, il cadavere di Mussolini venne esposto il 29 aprile del 1945. Quella madre aveva avuto l’unico figlio trucidato dai nazisti proprio in piazzale Loreto e aveva chiesto di conservare quel lembo di fazzoletto rosso in ricordo del figlio vittima della barbarie nazifascista.

“In circostanze come questa – ha detto il sindaco Vito Perrone – ci si accorge che gli eroi non sono quelli narrati nei libri ma quanti con la loro vita scrivono quotidianamente pagine di storia. Accade oggi nella nostra Collepasso ed è accaduto un tempo ormai passato che non può essere il tempo dimenticato. Ed è in questo spirito che nella celebrazione del 25 aprile, anche quest’anno, sentiamo il dovere di ricordare, rendere omaggio e rievocare un nostro concittadino, un personaggio protagonista della lotta di Liberazione, un combattente per la libertà: Germano Ria, partigiano combattente della Resistenza.

Germano Ria nasce a Collepasso il 28 maggio 1908. È il minore di sei figli in una famiglia di agricoltori che, come tante nei primi decenni del secolo scorso, va avanti lavorando senza misura e sopportando sacrifici immani. Il padre Carmine, di fede socialista, che da giovane era stato carabiniere in Sicilia, e la madre Addolorata Stefanizzi gli infondono sani principi morali insieme ai valori della giustizia, quelli che saranno la sua stella polare per tutta la vita.

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Da giovane vive con i genitori e i fratelli, lavorando nell'azienda agricola di famiglia, fino alla chiamata al servizio militare. È nell'Esercito italiano, a Pescara, quando dà il primo grande segnale della sua integerrima costituzione morale: rinuncia ad uno sconto di 4/5 mesi sulla durata del servizio militare. Avrebbe dovuto prendere la tessera del partito fascista, semplicemente prendere una tessera. Non lo fece, sorretto dal padre nella decisione, eppure a casa c'era bisogno di braccia, eccome se c'era bisogno, per i lavori nell'azienda agricola. E questo solo per mantenere fede ai suoi ideali che non potevano essere svenduti sia pure a costo di sacrifici personali e familiari.

A 27 anni, nel 1935, sposa Vittoria Garzia, figlia di commercianti di Tuglie, e, dopo una breve permanenza a Collepasso, la giovane coppia si trasferisce in Lombardia, a Castellanza, dove apre un negozio di imbottigliamento e vendita di vino prodotto a Collepasso.

Sono anni operosi fino al 1940, quando, dopo la nascita della figlia Ada, viene richiamato alle armi perché l'Italia è entrata in guerra. Rimane nei pressi di Castellanza a svolgere le attività militari e ciò gli consente ancora di aiutare la moglie nella conduzione del negozio di vini. Fino al settembre 1943.

Dopo l'8 settembre di quell'anno, con la disgregazione di gran parte dell'esercito italiano, viene obbligato ad entrare nelle milizie della Repubblica di Salò; in caso di disobbedienza, sarebbe stato deportato in Germania.Decide di chiudere il negozio, che poi venderà per una miseria, e di portare moglie e figlia a Collepasso, non aderisce all'obbligo di servire la Repubblica di Salò e torna al Nord entrando in clandestinità.

Alla prima occasione di incontro con un gruppo di partigiani, aderisce alla Lotta di Resistenza, ricevendo la tessera del “Gruppo Ponchielli 101^ Brigata Garibaldina Castellanza” firmata personalmente da Luigi Longo. Assume il nome di battaglia “Gennaro”.

Con i suoi compagni, porta avanti numerose azioni di sabotaggio contro i nazisti nella Valle Olona. All'inizio del 1945, a seguito di una soffiata, viene preso a Milano da una squadra fascista e, per direttissima, immediatamente condannato a morte per alto tradimento da un improvvisato tribunale fascista. Lo attende la fucilazione.

A poche ore dall'esecuzione gli viene offerta la grazia in cambio di una sua richiesta di perdono al Duce. Ancora una volta, Germano Ria non si flette, malgrado che questa volta il prezzo della sua integrità sia la sua stessa vita. Prima dell'alba del giorno designato per l'esecuzione, con un'azione ardita, viene liberato dai suoi compagni di lotta, travestiti da nazisti. Anche loro, per salvare quella di Germano, avevano messo a repentaglio le loro vite.

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Torna sulle montagne, questa volta in Val d'Ossola, per combattere i nazisti. E tra le tante azioni che compie gli capita di fermare un'auto con cui tre gerarchi nazisti cercavano di arrivare in Svizzera. Germano Ria è solo con un altro partigiano, ma riesce a disarmare i nazisti che, tentando di sottrarsi alla cattura, offrono ai nostri patrioti una borsa piena di soldi. Il nostro Eroe, come sempre, non cede né a ricatti né a lusinghe; conduce gli arrestati al Comando Partigiano e li consegna insieme alla borsa col denaro: erano tre milioni di lire dell'epoca! Ma l'integrità di Germano Ria, alias “Gennaro”, non conosce prezzo.

Trascorre l'ultimo mese di guerra a Milano e, con sembianze da barbone, appostato nei pressi del Castello Sforzesco, ove si è insediato Mussolini, annota e segnala al Comando Partigiano tutti gli spostamenti del Duce e dei suoi fedelissimi. Le sue annotazioni saranno utili per la cattura di Mussolini quando egli fuggirà da Milano per tentare di raggiungere la Svizzera.

Sulla strada del Duce, però, ci sono i Partigiani e fra di essi Germano Ria, appostato su una delle due strade dalle quali Mussolini sarebbe dovuto passare. Non passerà da quella presidiata da Germano, il quale arriverà sul posto dell'esecuzione pochi minuti dopo.

Nei giorni successivi alla Liberazione, finita la missione partigiana, il Nostro Germano ritorna a Collepasso dove lo attendono moglie e figlia.

Ancora una volta, però, è protagonista di un'altra rinuncia. Per i meriti acquisiti nella Lotta di Liberazione, gli viene offerta un'alta carica politica a Milano. C'è da organizzare di nuovo l'Italia e bisogna affidare a mani sicure quel lavoro. Chi meglio di Germano Ria, uomo integerrimo e coraggioso? Ma egli, dando prova ulteriore di umiltà e di disinteresse per il potere, rinuncia. Lo attende la sua famiglia che qualche anno dopo si arricchirà di un'altra figlia, Pina.

Germano Ria è uomo grande, è uomo esemplare, un cittadino di Collepasso del quale questa Comunità deve andare orgogliosa.

Il 25 aprile del 1985, poche settimane prima della morte di Germano, l'Amministrazione Comunale volle esprimergli testimonianza di gratitudine per l'alto valore del contributo dato alla Liberazione dell'Italia e alla conquista della libertà. Oggi rinnoviamo quella testimonianza perché gli esempi più alti ci aiutino rafforzare le nostre barriere morali per difendere i valori della giustizia, della libertà, dell'onestà e dell'uguaglianza.

Gloria a Germano Ria!

Viva la Resistenza!

Viva l'Italia repubblicana!”.

25 aprile 2010 – Intervento_del_sindaco V. Perrone


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Pantaleo Gianfreda