Un lungo, interminabile, affettuoso abbraccio a Giuseppe

12 Agosto 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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funerali_giuseppe_11.8.10_015Tanti applausi e la presenza di moltissime persone in una caldissima giornata di agosto hanno accompagnato la salma di Giuseppe dalla sua abitazione alla contigua e gremitissima Chiesa Cristo Re, dove il parroco don Oronzo Orlando ha celebrato le esequie. Toccanti l’omelia di don Oronzo, i brevi interventi del sindaco Vito Perrone, del fratello Salvatore, della cognata Stefania, della cugina Luana. Poi la salma, tra gli applausi dei presenti, si è diretta verso l’ultima dimora, accompagnata dalle note di “The wall” (“Il muro”) dei Pink Floyd. Un dolore incolmabile per la moglie Sabrina, mamma Graziella, papà Rocco, i fratelli Salvatore e Annalisa, i parenti e gli amici. Una straordinaria testimonianza di affetto e solidarietà da parte della comunità collepassese e di tantissime persone.

Una settimana fa, Giuseppe era sulla via del ritorno con il suo “bisonte”. Sull’autostrada che lo riportava verso Sud, Giuseppe pensava a Collepasso, alla famiglia, agli amici del “Quo vadis”.

giuseppe_e_sabrinaA casa lo attendeva con trepidazione Sabrina. Erano ancora “freschi” di nozze. Sposi solo da due anni.

The wall, un “muro” invisibile e terrificante, posto al capolinea, sino a quel momento ignoto, della sua vita, lo ha fermato per sempre quella sera di una settimana fa.

Insieme a lui anche Maurizio Buccoliero, di Sava, suo giovane collega.

The wall”, la struggente musica rock degli amati Pink Floyd, ha accompagnato ieri sera Giuseppe per l’ultimo viaggio. Dopo la pietà cristiana dei riti dei morti. Oltre il “muro” della vita terrena. Nell’altra parte del “muro”. Quello della vita eterna.

Una settimana di tragedia, di disperazione, di dolore, di forti emozioni… che hanno sconvolto, ancora una volta, la vita di un’intera comunità… ma soprattutto di Sabrina, la giovane sposa inconsolabile; Graziella, la dolce madre affranta; Rocco, il padre incredulo, da cui Giuseppe aveva ereditato “l’arte” (“l’arte te lu tata è mmenza ‘mparata”); Annalisa, la sorella “piccola”, sposa e madre felice, improvvisamente scaraventata (con tutti i familiari) nelle tragedie della vita; Salvatore, il fratello minore che quella sera lo precedeva sull’autostrada e che ha vissuto indelebili momenti di cupo e drammatico terrore…

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In agosto, ancora una volta, abbiamo pianto e seppellito un altro giovane figlio di questa comunità… Ancora un tragico, fatale agosto collepassese… “Ancora d'estate, ancora in agosto. Collepasso piange di nuovo per la perdita di una giovane vita. E stavolta, per di più, sul lavoro”, ha detto il sindaco Vito Perrone nel suo breve, intenso, commosso intervento in Chiesa.

Due anni fa come oggi (12 agosto 2008), Maurizio Romano. Che cinica la “fata nera”! Stavolta ne ha presi due “in un sol colpo”: uno dal cognome “Romano”, l’altro dal nome “Maurizio”… Perché?!? Tre anni fa Federico Rollo e poi Flavia Mangia. Altri ancora negli anni precedenti… tutti giovani… Era il 9 agosto 1997 per Daniele Bray… tutti “falciati” dalla “Madre nera”… nella splendida luce dell’estate salentina e nello splendore della primavera e dell’estate della loro vita… Come un cecchino, Lei colpisce spesso “a caso”… “Estote parati…”, “Siate preparati…”, ieri ha letto nel Vangelo e commentato don Oronzo nell’omelia…

La folla – tante e tante persone, parenti, amici, colleghi, conoscenti, donne e uomini semplici e di ogni età – che ieri assiepava la Chiesa e le aree circostanti, ha voluto significare il proprio dolore e la propria partecipazione ad una immane tragedia, ha salito e ridisceso in questi giorni le scale del dolore di quella casa divisa dalla Chiesa solo da una strada, per esprimere solidarietà, com-passione, affetto e stima per Giuseppe e i suoi familiari…

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Amico di tutti, gentile, buono, pacato, gran lavoratore, onesto, il sorriso stampato sul volto… come il padre e la madre… in tanti, anche tramite i numerosi messaggi giunti in questi giorni su questo sito, hanno ricordato e ricordano Giuseppe…

Lo ha ricordato il parroco don Oronzo Orlando nella sua omelia. Lo ha ricordato il sindaco Vito Perrone nel suo breve e commosso intervento (“Cara Sabrina, cari Graziella, Rocco, Annalisa, Salvatore, cari familiari tutti di Giuseppe, vi porto l'affetto e la vicinanza della Comunità di Collepasso. Di quella Comunità che da giovedì sera è attonita e sofferente, tanto vogliosa quanto incapace di agire per alleviare la vostra sofferenza. Sa e può solo esservi vicino per esprimervi dal profondo del cuore i sentimenti più veri che nascono dinanzi all'immensità della tragedia della vostra famiglia ma anche dalla stima che voi godete tra la gente. Sono qui a dirvi anche dell'affetto nutrito verso la persona amabile che è stato il vostro, il nostro Giuseppe. Se può consolarvi sappiate, e lo avete visto in questi giorni, che tutta la nostra Comunità e tanta tanta altra gente ha voluto bene a Giuseppe e che continuerà ad amarlo e ricordarlo per sempre”).

Il sindaco ha voluto ricordare anche Maurizio Buccoliero, “vittima della stessa tragedia. Anche Lui, gemello nella morte del nostro Giuseppe” e “il sacrificio umano all'insicurezza del lavoro e della strada”, rivolgendo un pensiero ad “una categoria di lavoratori talvolta ingenerosamente e irresponsabilmente imputata di pericolosità sulle strade, mentre molto spesso paga con il proprio sacrificio per altrui responsabilità”.

giuseppe_e_salvatoreAssai toccanti, poi, i saluti dei parenti. Della cognata Stefania, che ha letto il suo breve messaggio tra continui singhiozzi. Del fratello Salvatore, che ha ringraziato tutti con voce inizialmente ferma e poi rotta dai singhiozzi. Infine della cugina Luana.

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Tanti attestati di affetto e stima per Giuseppe, di vicinanza, di solidarietà e di com-passione (da “cum patire”… “soffrire insieme”) verso la famiglia.

Permettetemi di aggiungere pubblicamente anche i miei.

giuseppe_con_i_genitoriConosco Giuseppe e la sua famiglia da sempre. Nell’abitazione paterna sono stato sempre “di casa”. Ho visto crescere Giuseppe e i suoi fratelli, con un padre e una madre sempre attenti ed affettuosi. A Rocco mi unisce un’antica amicizia e una vecchia militanza politica. Come quella che mi univa a “lu Pippiceddhu”, l’amato nonno morto dieci anni fa e del quale Giuseppe ha ereditato il nome. Mi piace ricordare anche lui in questa occasione. Immagino nonno Pippi in Paradiso con la sua solita coppula, la sua tipica andatura e quel modo di esprimersi da vecchio saggio, che, dopo aver accolto il nipote nell’eternità (“Ehi, fiju meu, a quai ssì venutu? Cci t'ha successu?”), lo accompagna per l’immensità del cielo a fargli conoscere il nuovo ambiente e presentarlo a tutti (“Quistu ete nipotuma…”), mentre conversano di Sabrina, di mamma Graziella, di papà Rocco, di Annalisa e Salvatore, delle nipotine, dei parenti, “te la vita a Culupazzu” e di tante altre cose…

Giuseppe non è solo lassù. Non sarà dimenticato quaggiù, perché è stato uomo generoso ed ha lasciato tanta “eredità d’affetti”…

Sol chi non lascia eredità d'affetti poca gioia ha dell'urna” e “a’ generosi giusta di glorie dispensiera è morte”…

 

foto_giuseppe_pietrucci_romano
 
 
 
      Ciao, Giuseppe! 

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Pantaleo Gianfreda