“Addio posto fisso, lavoro da casa”. Avanza l’esercito dei wwworkers.
4 Marzo 2011Spread the love
In Italia cresce il numero dei “nuovi lavoratori della Rete”. Un manuale racconta chi sono e come si sono ‘inventati’ una professione grazie alle nuove tecnologie. Tra testimonianze e consigli per capire come mettersi in proprio puntando tutto sulle proprie passioni
Coraggiosi, creativi, indipendenti e pronti a ‘buttarsi’. Sono i wwworkers, migliaia di persone che si mettono in proprio puntando sul web per diventare imprenditori e scommettendo solo sulle proprie forze (e finanze) per cambiare vita. A tracciare il loro identikit ci ha pensato Giampaolo Colletti in un libro che fotografa un fenomeno in continua crescita, quello dei nuovi lavoratori della Rete. La maggior parte ha lasciato il posto fisso per cambiare vita, altri si sono inventati una professione. Giampaolo stesso un bel giorno ha mollato tutto e, dimissioni alla mano, ha voltato pagina. Così, da dipendente di una grande azienda delle comunicazioni, a trent’anni si è riconvertito in comunicatore indipendente, passando dall’ufficio a una nuova web tv: un bel salto nel vuoto, insomma, per poi guardarsi attorno e scoprire che non era solo. E lo è sempre di meno. Lo racconta in Wwworkers – Come abbandonare il posto fisso e trasformare la propria passione in un lavoro online, (edizioni Gruppo24Ore, 18 euro), dal 7 marzo nelle librerie.
“Una tribù indistinta che fa business trasformando la propria passione in professione”. Duemila persone si sono riconosciute e raccontate nel sito che ha fatto da apripista al libro 1 e sul quale sono ormai mappati più di duecento profili, una sessantina dei quali è finita bianco su nero. Non c’è bisogno di guardare all’estero per trovare i successi più clamorosi, perché “l’italianità” è proprio uno dei punti forti di questo censimento. Si tratta perlopiù di microimprenditori, un popolo delle partite Iva che in molti casi si è imbarcato in start-up con costi di gestione bassi pronti a diventare profittevoli. Non senza buoni risultati.
Costi e benefici. In termini di introiti è ovvio che si tratta di cifre buone, ma non da capogiro. Lo stipendio medio calcolato per un wwworker va dai 1500 ai 3000 euro al mese. Un business degno di rispetto però se si considera che il primo ritorno, al livello personale, è la possibilità di riappropriarsi di se stessi e del proprio tempo. Anche se la modalità di lavoro basato sull’uso delle tecnologie tende spesso a impossessarsi delle ore che potrebbero essere libere. Ma se questo è il pegno da pagare, ben venga, purché il lavoro sia più una passione che un obbligo. La ricerca del “worklife balance” sta tutta nel “calibrare la propria vita personale con quella professionale”. Che non significa lavorare meno, semmai lavorare meglio.
Le testimonianze. Lo dimostra il panorama di esperienze raccolte online. Tutte storie di imprenditorialità digitale con la voglia di lasciarsi alle spalle la crisi degli ultimi anni. Alessandro Carenza, 22 anni, si è reinventato dog-sitter dopo aver lasciato un lavoro da receptionist in una multinazionale del settore alimentare. La sua ‘base’ è Baubau.biz 2, dove offre disponibilità immediata 24 ore al giorno per portare i cani, su richiesta, nei parchi di Milano. Dalla passione per gli animali all’ambiente: Filippo Rubini, ventottenne con laurea in Ingegneria gestionale, dal 2006 produce e distribuisce buste ecologiche con fornitori in Cina e clienti in tutta Italia. Una scommessa ecologica che guarda decisamente avanti.
C’è anche chi ha riscritto tutto a metà copione. E’ il caso dei wwworkers meno giovani, ma non per questo meno agguerriti. Timothy Sean O’ Connel è uno di loro. Dopo un passato come direttore marketing, Tim ha deciso di lasciare tutto per vendere vino italiano online conquistando il mercato internazionale. Ai prodotti della terra è legata anche la storia di Sardiniafarm.com 3, la fattoria sarda gestita da Franca ed Emilio Concas, che in Rete hanno saputo mettere a frutto la loro esperienza di pastori. Dolci e formaggi tipici vengono da Girgei, a 70 chilometri da Cagliari, dove la famiglia ha un centinaio di pecore. Online se ne può adottare una e seguirla via webcam. Così oggi si può vivere di allevamento e web.
Internet a conduzione familiare, si potrebbe dire. Perché laddove il telelavoro delle aziende non ha attecchito, si fa largo il “family business”, un punto di partenza per lanciarsi nel mondo del lavoro autonomo con le spalle coperte. In effetti, non stupisce che oltre il 60 per cento dei wwworkers è donna, spesso anche mamma. Basti l’esempio di un gruppo di madri che ha avviato con successo un’attività di consulenza e supporto per la maternità offrendo vari servizi, dai corsi pre-parto al baby-sitting.
Il vademecum. Certo, il percorso non è breve e nemmeno in discesa. Sono almeno cinque gli anni impiegati in media per fare decollare un progetto, non importa se basato su e-commerce, oppure se puntato sulla comunicazione. Per la maggior parte delle figure professionali di questo nuovo settore, internet gioca comunque un ruolo fondamentale. Un computer collegato in rete, per esempio, oggi permette di guadagnarsi da vivere come blogger giuridico, nail art stylist, web editor, personal shopper, wedding planner: si moltiplicano le declinazioni digitali di professioni che nel mercato tradizionale sembrano non avere più sbocchi. Ciò che manca, semmai, è la prospettiva a lungo termine per potere valutare la reale incidenza dei wwworkers sull’economia di scala. Ma considerando l’accelerazione delle nuove tecnologie, sarà difficile tornare indietro: queste esperienze sempre più diffuse di microimprenditoria dimostrano quanto l’occupazione stia cambiando in modo radicale. Ecco perché Giampaolo Colletti nel libro spiega, in dieci passi, come inventarsi un lavoro “fai-da-web”: dalla pianificazione della fuga all’organizzazione della sopravvivenza.
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