Con la libertà.

25 Febbraio 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Tutto l’Occidente si interroga sull’esito della rivoluzione che scuote la Libia, con gli insorti che guardano a Tripoli dalle città liberate, il regime che spara sulla folla e promette ora le riforme che non ha voluto concedere per 42 anni.

 
In Europa, l’Italia è con Malta il Paese più esposto davanti all’esplosione libica. Proprio per questo, se si comprendono le preoccupazioni del governo è giusto anche pretendere chiarezza nei comportamenti, e prima ancora nei giudizi politici.
L’Italia, con il suo Presidente del Consiglio e il suo ministro degli Esteri, è arrivata per ultima a condannare le violenze, e non ha ancora chiamato per nome il regime dittatoriale contro cui il popolo è sceso nelle piazze, sfidando le armi e i mercenari del Colonnello.
Da questa incapacità di giudicare (che nasce dall’imbarazzo per i ripetuti baciamano a Gheddafi di Berlusconi) discende una posizione a-occidentale: perché riduce la questione libica ad un’emergenza domestica per l’ondata immigratoria, mentre è invece una grande questione di libertà che investe l’Occidente.
Incredibilmente, il nostro governo continua a pensare che Gheddafi possa ancora negoziare un piano di riforme con il suo popolo, come se ne avesse la credibilità e la legittimità. Altrettanto incredibilmente, si pensa che il dittatore possa essere protagonista di un piano di riconciliazione nazionale, dopo che Obama ha parlato di una violenza di regime “che viola la dignità umana”.
È umiliante che con le navi da guerra nel Mediterraneo il premier tenga governo e Parlamento in scacco per studiare cinque misure di salvacondotto dai suoi processi: prescrizione breve, conflitto di attribuzione, improcedibilità, processo breve, più riforma della Consulta. Qualcuno gli spieghi che quando i popoli possono riconquistare la loro libertà, l’Occidente ha un dovere preciso che viene prima di tutto: stare dalla loro parte. Questa e solo questa è la risposta alla minaccia di una deriva nell’integralismo islamico. Non la mediazione con i dittatori.

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Pantaleo Gianfreda
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