La stampa estera. Nyt: Italia persa tra realtà e reality. “Paese surreale e da soap opera”.

23 Gennaio 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Lunga analisi della corrispondente del quotidiano Usa sulla fenomenologia dello scandalo Ruby. “Come è possibile che il premier sia ancora al potere?”. Ne emerge il volto delirante di un Paese confuso dalla cultura televisiva ed esausto dalla politica. Sulla stampa britannica i “dossier bunga-bunga”

 
“Surreale: una soap opera con protagonista Berlusconi”. Viene ancora una volta dal New York Times il giudizio sull’Italia, o meglio il tentativo di spiegare la “psicologia collettiva” che si cela dietro l’altrimenti inspiegabile situazione politico-giudiziaria-scandalistica che ci sta attanagliando. Lo fa, nell’articolo che apre l’inserto settimanale Week in Review del quotidiano americano, ancora una volta con precisione e nettezza la corrispondente da Roma Rachel Donadio. Collocazione volutamente “strillata” in copertina, con titoli a caratteri di scatola, una vera citazione del clima da tabloid imperante in Italia. Una “commedia surreale e tragicomica” in cui “fatti e finzione, realtà e reality televisivo si confondono, in una terra in cui apparenza e realtà sono a lungo rimaste nebulose”. “Oggi la tensione drammatica sta montando. Berlusconi appare sempre meno come il leader di una democrazia dell’Europa occidentale e sempre più come un personaggio da dramma della Roma imperiale, i cui attori sembrano incapaci di controllare il proprio destino di fronte alle più potenti correnti del fato”. Un leader “prigioniero del mondo che ha creato”. Un mondo, dice ancora Donadio riferendosi ai vari programmi di tronisti, in cui “donne di mezza età, audience di primaria importanza per i canali di Berlusconi e un blocco fondamentale del suo elettorato, si sdilinquiscono per i batticuori di giovani maschi” mentre “uomini anziani flirtano con showgirls dalle gambe lunghe”.
E dunque la domanda ricorrente, ossessiva, ripetuta non solo dagli osservatori stranieri ma anche da tanti italiani all’estero, come dimostrano le centinaia di lettere a Repubblica.it: “Come è possibile, si chiedono tanti non italiani, che Berlusconi sia ancora al potere?”. La corrispondente del Nyt tenta una doppia risposta, l’una più politica – la mancanza di alternativa nell’opposizione – l’altra più sociologica: “L’Italia ha una cultura della sopravvivenza, radicata nel meccanismo più classico: la rassegnazione fatalistica”. E ancora, una “intrinseca cultura cattolica del perdono”.
“Ultimamente, però, i dettagli di questo scandalo si stanno dimostrando eccessivi almeno per alcuni italiani, comprese migliaia di donne che, disgustate dalle intercettazioni, hanno firmato una petizione per chiedere le dimissioni di Berlusconi”. E’ notevole lo sforzo di “traduzione tra le sensibilità italiane e quelle americane”. Donadio ci prova, evidenziando che per alcuni termini mancano persino le traduzioni. Se per “veline” non esiste la versione inglese, è difficile trovare una parola italiana per accountability: “la più vicina è responsabilità, che però non implica il concetto che ad un’azione corrispondano delle conseguenze”. E non è un caso. Problemi lessicali che nascondono un abisso di cultura politica, all’apparenza. Esiste però “una parola per definire gli show delle tv berlusconiane: campy”: qualcosa di così vergognosamente esagerato, kitsch e affettato da risultare comico. Come la puntata di Kalispera di Signorini, definita “grottesca”.
Qualunque sia la spiegazione, il tutto “è molto italiano”. Dopo tutto “è la cultura che ha inventato il Barocco con i suoi soffitti a trompe l’oeil, false porte, facciate che nascondono strati diversi e altre che non nascondono nulla. In questi anni Berlusconi ha confuso la linea tra immagine e realtà. O meglio, ha fondato una brillante carriera sulla fondamentale verità italiana che l’immagine è la realtà”. E così è possibile sentirlo dire in tv: “Sono sereno e dovete esserlo anche voi, perché la verità trionfa sempre. Quale verità sia, poi, lo scoprirete restando sintonizzati su questo canale”.
Ancora ampi servizi sul caso Berlusconi anche sulla stampa inglese. Oggi il Sunday Times dedica un’intera pagina alla vicenda, sotto il titolo “The bunga-bunga files” (Il dossier bunga-bunga). “Le intercettazioni rivelano le scioccanti serate organizzate dal primo ministro italiano”, scrive il più diffuso trai giornali domenicali di qualità nel Regno Unito, accanto a una foto di Nicole Minetti in posa sexy. Il lungo articolo riferisce tutti i dettagli dello scandalo, soffermandosi sul fatto che il premier italiano spenderebbe “2 milioni di euro l’anno” per il suo “giro di prostituzione”. “L’autorità politica del primo ministro è stata minata”, conclude il Sunday Times, pur citando il parere del politologo Piero Ignazi dell’università di Bologna, secondo cui Berlusconi non si dimetterà mai di sua volontà: “L’idea di un’elegante uscita di scena non è nel suo Dna”.
Anche il Sunday Telegraph pubblica stamani una pagina su Berlusconi, intitolata “Silvio potrà sopravvivere ancora una volta?”, corredata dalle foto di alcune delle show-girl che hanno partecipato alle serate nella villa di Arcore. Le prove raccolte da centinaia di intercettazioni telefoniche, scrive il Telegraph, “suggeriscono che il primo ministro si comportava come un sultano che presiede sopra un harem”. Il giornale osserva che Berlusconi è ora minacciato sue due fronti, quello legale e quello politico: il tentativo della procura di Milano di processarlo per prostituzione minorile e concussione, e la possibilità di ritrovarsi senza maggioranza in parlamento o comunque costretto a indire elezioni anticipate. Qualsiasi cosa accade, è la conclusione dell’articolo, “saranno cattive notizie per le autorità che si preparavano a celebrare il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, mentre per molti italiani i problemi di Berlusconi saranno una distrazione più interessante”.
Riferendo gli ultimi sviluppi della vicenda, l’Observer aggiunge qualcosa di suo, un’intervista alla porno-star Rocco Siffreddi, che “viene in aiuto di Berlusconi e lo difende per il suo amore del sesso”. Dichiara l’attore, nominato da un sondaggio come uno dei 50 più famosi dell’industria pornografica mondiale: “In qualsiasi altro paese, Berlusconi sarebbe stato costretto a dimettersi da anni, ma qui la fa franca, sebbene dovrebbe stare più attento a come si comporta”. Siffreddi afferma di avere molto in comune con il premier: “Sono stato informato da fonti credibili che una volta Berlusconi disse: ‘Io e Siffreddi soffriamo dello stesso problema, il priapismo’. Ma in realtà io faccio sesso la metà della metà delle volte che lo fa lui”. Le conseguenze dello scandalo, commenta più seriamente l’Observer, hanno creato la crisi più grave incontrata finora da Berlusconi.

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Pantaleo Gianfreda
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