Quando Saverio si indignava per Silvio. “Con lui una deriva plebiscitaria”.

27 Marzo 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Sul sito del neominsitro nessuno ha aggiornato le pagine, e spuntano le dichiarazioni vergate dal neoministro prima dell’ingresso nella maggioranza e della nascita dei responsabili

 
Un ingresso nel governo? “Fantasticherie, non so se piangere o ridere”. Berlusconi? “Un generale ‘lìder maximo’. Non sono interessato alle sue offerte”. Così scriveva Saverio Romano, neo-ministro per le Politiche agricole, sul suo sito ufficiale 1, dal quale lanciava attacchi non solo contro il suo rivale locale, quel Raffaele Lombardo che accusava a più riprese di essere un trasformista, ma anche contro il governo e il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi.
Pagine virtuali che raccontano prima l’impegno con l’Udc (fino a settembre dello scorso anno), poi il divorzio da Pierferdinando Casini (a seguito della nascita del quarto governo siciliano Lombardo) e, infine, la nascita dei Popolari di Italia Domani e l’appoggio a Berlusconi. Eppure, sul suo blog, l’avvocato 46enne non faceva altro che ripetere di essere contro ogni forma di trasformismo, e si scagliava contro quanti intendevano la politica come “un’occupazione di poltrone”.
Basta leggere l’indignazione con la quale riferisce di una proposta che, a suo dire, gli avrebbe fatto Casini. E’ il 29 settembre, e il politico siciliano scrive: “Casini mi ha offerto di fare il ministro in un governo Pd-Udc in cambio di un sostegno dell’Udc Sicilia alla sua linea politica che prevede una deriva a sinistra e un accordo con D’Alema e Bersani. Credo che questa proposta di Casini possa tranquillamente configurarsi come un caso di scuola di tentata compravendita politica”. Una proposta che Romano non potrebbe mai accettare, perché, sostiene, nella sua attività politica è guidato dalle “doti di onestà, generosità e lealtà che ha appreso dal padre”, consapevole che “nessun prezzo può bastare per comprare la libertà di ognuno di noi”. In quello stesso post (datato 11 settembre 2010) l’allora segretario dell’Udc Sicilia scriveva: “Desidero essere ricordato come uno che non ha mai cambiato bandiera”.
Quando, a seguito delle sue dimissioni da segretario dell’Udc, qualcuno inizia a profetizzare un ingresso nella compagine governativa, Romano reagisce stizzito: “Leggo già da diversi giorni di un mio inserimento in una lista di futuri sottosegretari del governo, ma è evidente che si tratta di fantasticherie. E’ chiaro che il premier ha tutto l’interesse a cavalcare l’onda del dissenso che ho espresso all’interno dell’Udc, ma la mia è una posizione politica dettata dalla voglia di dare un contributo alla crescita del nostro Paese. Non so quindi se piangere o ridere davanti a ciò che hanno scritto i giornali in questi giorni” (24 settembre). Il titolo del post è ancora più netto: “Non sono interessato alle offerte di Berlusconi”.
Per lui, il trasformismo è il vero nemico della politica e della democrazia, ed è questo uno dei punti cardine dei Popolari di Italia Domani (Pid), la nuova formazione presentata ufficialmente il 7 ottobre: “Respingiamo al mittente le accuse di chi ci ha definiti dei venduti: chi ci ha accusato si era appena venduto per ambizioni personali e per qualche poltroncina”, tuonava l’11 ottobre dal suo sito personale il futuro capogruppo alla Camera dei Reponsabili. Pochi mesi prima, lo stesso rivolgeva un appello, dal suo sito, ai parlamentari nazionali della Sicilia, “a non votare la finanziaria di Berlusconi” (26 luglio), perché i suoi tagli avrebbero prodotto “effetti nefasti in particolare sul Mezzogiorno”.
La guida dei Responsabili è ancora molto lontana, e Romano, nel settembre del 2009, può ironizzare sul fatto che Berlusconi si sia paragonato ad Alcide De Gasperi: “E’ infatti nota la sobrietà di Berlusconi, il suo rispetto per le istituzioni dello Stato e per l’opposizione ma di Berlusconi ammiriamo anche il suo elogio del pluralismo dell’informazione, i toni pacati ed equilibrati dei suoi discorsi politici, il suo interesse per lo sviluppo del Mezzogiorno, la lungimiranza della sua politica estera fatta essenzialmente di pacche sulla spalla a Putin, Gheddafi e George W. Bush - annota sarcastico -. Tutte doti che De Gasperi non aveva e che Berlusconi invece possiede”.
La bocciatura dell’operato del governo è netta, e l’allora segretario regionale dell’Udc coglie persino una “deriva autoritaria e plebiscitaria, ideata, voluta e predisposta nei minimi dettagli da un uomo che si chiama Silvio Berlusconi” (maggio 2009). Romano punta il dito contro il partito costruito dal premier: “Quale idea di partito ha il leader del Pdl se è vero come è vero che in quello di cui è padrone non è concepibile pensarla diversamente da lui? Ad un regime autoritario si può arrivare anche con una subdola forma di democrazia e laddove viene si cerca di squalificare il ruolo del Parlamento innestando un rapporto diretto, mediatico, personalista e carismatico con il popolo. E’ con queste credenziali e con questo modo di concepire la politica che Berlusconi si presenta al cospetto del partito popolare europeo, in cui sta facendo confluire i post fascisti che oggi fanno parte del suo partito”.
Tanti gli attacchi riservati alla Lega, accusata di tenere in ostaggio il governo: “Qual è il numero esatto dei ricatti che Berlusconi dovrà subire dalla Lega pur di non far cadere il governo? Mi piace pensare, anche se nutro molti dubbi in tal senso, che Berlusconi e il Pdl la pensino diversamente dalla Lega di Bossi e che si limitino a chinare loro la testa per bieco calcolo elettorale e per garantire la sopravvivenza del governo. Mi riferisco, in questo caso, alla politica xenofoba e razzista che non più tardi di oggi il Premier ha legittimato, assecondando un modello sociale che non considera la ricchezza della società multietnica - che nel nostro Paese è una realtà consolidata - e che mira a creare nel Paese una spinta verso l’odio razziale (11 maggio 2009)”. Tra i provvedimenti governativi contestati dall’allora esponente dell’Udc, c’è lo scudo fiscale, che viene ribattezzato “scudo penale” (“Siamo di fronte ad un colpo di spugna mascherato messo in atto con un provvedimento vergognoso sui reati tributari. Viene favorito non solo chi ha portato illecitamente i capitali all’estero ma anche chi vorrà portare in Italia capitali dall’estero, anche se all’estero non li ha, per ottenere un’assoluzione a buon mercato”, scriveva sul sito). Un provvedimento che rende “demagogica” la “lotta alla criminalità organizzata”, tanto che Berlusconi viene accusato di “favorire il riciclaggio di Stato”.
Sono tutte certezze che evaporeranno col passare dei mesi, quando Romano diventerà l’animatore di quella terza gamba che permetterà al governo di ottenere la fiducia. Nello stesso blog, l’attuale ministro, indagato per mafia e corruzione, sbaglia anche a prevedere l’epilogo della vicenda giudiziaria che vede per protagonista il suo grande amico, l’ex governatore Totò Cuffaro, condannato definitivamente a sette anni per favoreggiamento a Cosa Nostra. Cuffaro, scriveva Romano nell’ottobre del 2009, è un uomo “che la verità giudiziaria restituirà pienamente alla sua vita, politica ed affettiva, e ai danni del quale pesa un accanimento giudiziario tanto autoreferenziale da alimentarsi autonomamente, a prescindere dalla esistenza di riscontri e di prove”. E si dice pronto “a mettere la mano sul fuoco circa la sua innocenza”: è il 29 gennaio del 2010. Un anno dopo, il 22 gennaio, per Cuffaro si apriranno le porte del carcere di Rebibbia.

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Pantaleo Gianfreda
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