Referendum. Nucleare, via libera della Consulta. “Ammissibile nuovo quesito”.

7 Giugno 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il verdetto, all’unanimità, della Corte Costituzionale sul quesito così come riformulato dalla Cassazione lo scorso 30 maggio. Respinto il ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato su iniziativa della presidenza del Consiglio. Le motivazioni: “Con il dl omnibus si lasciava la porta aperta al ritorno dell’atomo”

 
Con una decisione unanime la Corte Costituzionale ha stabilito di considerare ammissibile il nuovo quesito referendario sul nucleare, così come riformulato dalla Cassazione 1, lo scorso 30 maggio, dopo le modifiche contenute nel dl omnibus. Secondo la Consulta l’attuale quesito sull’energia atomica è “connotato da una matrice
razionalmente unitaria e possiede i necessari requisiti di chiarezza, omogeneità ed univocita”. Dalle motivazioni dell’Alta corte emerge poi ancor più chiaramente l’inganno tentato dal governo con la pesudo moratoria. Secondo la Corte Costituzionale, le norme contenute nel decreto omnibus sono “unite da una medesima finalità: quella di essere strumentali a consentire, sia pure all’esito di ulteriori evidenze scientifiche su profili relativi alla sicurezza nucleare e tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore, di adottare una strategia energetica nazionale che non escluda espressamente l’utilizzazione di energia nucleare, ciò in contraddizione con l’intento perseguito dall’originaria richiesta referendaria, in particolare attraverso l’abrogazione dell’articolo 5 del decreto legislativo numero 31 del 2010”.
 
 
Immediata la reazione dei Comitati per il Sì: “E’ l’ennesimo e definitivo stop alle pretese di un governo che con una mano lascia libertà di voto e con l’altra cerca con ogni mezzo di sabotare il referendum. Ora la parola passa ai cittadini. Dopo i dubbi strumentali avanzati dai nuclearisti sul nuovo quesito – si legge in una nota del Comitato – oggi si compie un altro decisivo passo verso il quorum: adesso pretendiamo che l’informazione pubblica e quella privata facciano sapere ai cittadini che domenica e lunedì, coi quesiti 3 su acqua e nucleare, si decide della loro sicurezza e del loro futuro”.
Ieri, era stato lo stesso neo eletto presidente della Consulta, Alfonso Quaranta, a mandare un segnale ben preciso 4: “Personalmente ritengo di no”, il referendum non può essere cancellato, aveva risposto ai cronisti, pochi minuti dopo la sua elezione. Parole per certi versi irrituali (“la Corte deciderà comunque domani dopo aver ascoltato tutte le parti interessate”, si era affrettato a precisare Quaranta), ma che avevano acceso la speranza fra i comitati promotori.
L’Avvocatura generale dello Stato, per conto della presidenza del Consiglio, aveva chiesto che il referendum venisse dichiarato inammissibile 5 perché – aveva scritto il viceavvocato generale dello Stato Maurizio Fiorilli – le nuove norme “non parlano di nucleare” e la natura del referendum stesso, col quesito così riformulato, “non avrebbe più carattere abrogativo ma piuttosto consultivo se non propositivo”. Di parere contrario Idv, Pd e comitati referendari.
Nel rendere note le motivazioni della sua decisione presa a maggioranza mercoledì scorso, la Cassazione aveva spiegato che il dl omnibus convertito in legge il mese scorso non solo non metterebbe fine alla produzione di energia nucleare in Italia, ma attraverso l’articolo 5 (commi 1 e 8) di fatto si aprirebbe “nell’immediato al nucleare”, con una nuova disciplina che “conserva e anzi amplia le prospettive e i modi di ricorso alle fonti nucleari di produzione energetica”. Per questo, hanno sostenuto i giudici della Cassazione – con una motivazione che il giudice relatore della causa, Antonio Agrò, si è rifiutato di scrivere perché in dissenso con la decisione – con le nuove norme “non si espunge il nucleare dalle scelte energetiche nuovamente disciplinate, che era e resta obiettivo della richiesta di referendum”.
Oggi la Consulta ha ascoltato in camera di consiglio i legali delle parti che hanno presentato memorie in merito al trasferimento del quesito sul nucleare e poi ha espresso il suo verdetto. Nessuna pronuncia, invece, sui tre conflitti tra poteri sollevati dall’Idv per chiedere l’annullamento dell’emendamento al decreto omnibus, poi convertito in legge, e l’annullamento della delibera della Commissione di vigilanza Rai approvata lo scorso 4 maggio con disposizioni ritenute limitative degli spazi temporali in favore dei promotori e dei sottoscrittori dei quattro referendum. Il partito di Antonio Di Pietro ha infatti rinunciato ai conflitti di attribuzione perché – spiega il legale dell’Idv, il costituzionalista Alessandro Pace – “si ritiene soddisfatto del successo davanti alla Corte di Cassazione”. Il verde Bonelli segnala invece che con la sentenza di oggi è stato fermato l’ultimo tentativo del governo di sabotare il referendum”.
In realtà, come ricorda il parlamentare del Pd Ermete Realacci, resta ancora un punto da risolvere. “Sul referendum – dice – è bene che il governo chiarisca subito e senza possibilità di contese postume come intende comportarsi con il voto degli italiani all’estero. Non ci risulta, infatti, che il Ministero dell’Interno abbia reso nota la sua posizione ufficiale a questo proposito”. Dal 25 maggio sino alla sentenza della Cassazione per gli italiani all’estero è stato possibile infatti votare per corrispondenza sulle schede con il vecchio quesito.

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Pantaleo Gianfreda
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