Ricattabile, debole e più solo il caso Ruby fa male al Cavaliere.

17 Gennaio 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Lo scandalo Ruby investe un intero universo di poteri. Le ricadute si fanno e si faranno sentire a lungo sul piano giudiziario, parlamentare, internazionale. Non solo. L’incredibile vicenda pone interrogativi sulla sicurezza delle istituzioni, e sulla ricattabilità delle stesse. Annuncia guasti difficilmente sanabili nei rapporti tra le gerarchie cattoliche e l’esecutivo. Ribadisce domande sulla salute del presidente del Consiglio e sulla sua capacità di esercitare con lucidità il potere che detiene. Chiama in causa, infine, l’opinione pubblica e le sue possibili reazioni alle rivelazioni che si susseguono.

La ricattabilità. Le intercettazioni sulle utenze telefoniche 1delle ragazze invitate alle serate di Arcore mostrano un quadro di “deregulation” senza limiti. Le aspiranti stelline dello spettacolo, le prostitute, le ragazze senza fissa dimora ospitate a più riprese nella residenza privata del capo del governo sono tutte potenzialmente in possesso di “segreti”. Ognuna di loro, dunque, è potenzialmente in grado di ricattare il premier, e al tempo stesso di subire forti pressioni in cambio del silenzio. Nelle sue telefonate Ruby parla di 5 milioni chiesti al Cavaliere, proprio in cambio del suo silenzio. Specularmente, racconta di un Berlusconi che gli chiede (o gli impone?) di “fare la pazza e raccontare cazzate”. Quanto può diventare largo e incontrollabile il giro di ricatti messo in moto dalle “abitudini” del Cavaliere? E se qualcuno di queste ragazze fosse mosse da un servizio segreto estero e ostile?
La sicurezza. La “deregulation” di cui sopra (niente controlli, si entra e si esce dalla villa come da un centro commerciale) apre inquietanti interrogativi sulla sicurezza. E’ il tasto su cui Massimo D’Alema, presidente del Copasir, batte da tempo. Se basta essere accompagnate da Lele Mora, e presentarsi in tubino nero, per avere accesso alla residenza del capo del governo, e avvicinarlo personalmente, salta completamente il quadro delle procedure in vigore in ogni paese dell’Occidente e non solo. Con che conseguenze e quali rischi?
Il governo. Una maggioranza già in bilico è ora messa a durissima prova. Le avances ai cattolici moderati, all’Udc, ai finiani meno convinti hanno subito un immediato stop. Sul piano della “compravendita”, la scelta dei singoli diventa molto più difficile. E per Casini è quasi impossibile mantenere la posizione di “pacificazione” costruita nelle ultime settimane. C’è poi la Lega. La priorità di Bossi è il sì ai decreti sul federalismo, ma il Senatur sente il disagio della sua base, e non intende navigare a vista in Parlamento. Il caso Ruby potrebbe convincerlo a staccare la spina. Magari riaprendo scenari tecnici e di emergenza, con il silenzioso Tremonti in prima fila. Per questo proprio oggi dalle parti del Pdl si torna a parlare di elezioni, parolina che era stata messa in soffitta da settimane. In questo caso, cosa farà Napolitano?
La vergogna nel mondo. Fuori d’Italia si dà meno peso alla propaganda sui “giudici comunisti”, e si sta più ai fatti. E quello che emerge, al di là delle responsabilità penali che saranno accertate, è un quadro devastante del nostro Paese e del governo che lo guida. Se il bunga bunga – così come descritto nell’indagine a avvalorato dalel testimoni – rimbalza nelle opinioni pubbliche e nelle cancellerie occidentali, il risultato immediato è un indebolimento secco della nostra credibilità. Quello successivo di una minore capacità di contare sullo scenario europeo e internazionale. I poteri che contano, anche in Europa, se lo possono permettere?
La questione morale. Se il premier ha fatto sesso con una minorenne lo stabiliranno i magistrati. Se la villa di Arcore è di fatto anche una specie di privè brianzolo, idem. Quello che però sembra già evidente (se centinaia di intercettazioni, di decine di persone diverse, non sono inventate) è che a Vilal San Martino non avveniva nulla di “elegante” e “decoroso”. Costumi da sexy poliziotte, buste da 500 euro con i cd di Apicella, spettacolini vari, dipingono un bozzetto da club per scambisti, piuttosto che da residenza di capo di governo. Può essere solo un fatto privato?
La salute del premier. Si ripropone con forza la domanda che sorse quando Veronica parlò di “un uomo malato”. Se un uomo che ricopre una carica così delicata si espone tanti rischi (politici, giudiziari, di sicurezza, di immagine) per “distendersi”, se ne deduce la scarsa capacità di autocontrollo e, al fondo, uno scollamento del senso della realtà. Torna con forza l’interrogativo su quando questo profilo comportamentale permetta di coesistere con la gestione un incarico di governo. Berlusconi ha la lucidità necessaria?
La Chiesa. Il Vaticano, si sa, è sempre più realista del re. Alla Santa Sede stanno a cuore le leggi sul fine vita, i finanziamenti alla scuola privata, le battaglie di principio sul crocifisso. Ma a tutto c’è un limite. Davanti ai particolari dell’inchiesta una eventuale presa di posizione poco netta rischia di ritorcersi contro le gerarchie ecclesiastiche in termini di credibilità. Un rischio che Oltretevere, dove comunque ci si muove con grande prudenza, si comincia a percepire. Il biotestamento vale anche lo “sputtanamento” dei valori?
L’iter processuale. Il premier non ha ancora fatto sapere se comparirà, come richiesto dai pm, in Procura. I magistrati chiedono il giudizio immediato, e nel caso in cui si avvalesse del diritto a non rispondere i tempi potrebbero allungarsi. I legali del Cavaliere, potrebbero avanzare diverse eccezioni, a aprtire dalla competenza territoriale Si annuncia dunque una schermaglia in punta di codice, ma anche di regolamenti parlamentari. E’ nella giunta per le autorizzazioni, chiamata dai magistrati a decidere sulla perquisizioni del “cassiere” di Berlusconi Spinelli, che potrebbe essere chiesto di portare la vicenda al tribunale dei ministri. L’inchiesta sarà sottratta ai giudici di Milano?

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Pantaleo Gianfreda
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