100 anni fa il Regio Decreto che delimitò il territorio di Collepasso
9 Dicembre 2011Spread the love
Dopo l’autonomia ottenuta con legge 319/6.6.1907, il 10 dicembre 1911 fu emanato, dopo lunghe diatribe (che proseguirono), il Regio Decreto che definiva la delimitazione territoriale del nuovo Comune di Collepasso. Il Decreto non rappresenta l’”effettiva” autonomia del Comune, ma, pur emanato a quattro anni di distanza, fu applicativo della legge sull’autonomia del 1907. Tra gaffes e “falsi” storici, questa sera, alle ore 18.30, Consiglio comunale per ricordare la data e inaugurare la nuova Sala consiliare (!!!) e la nuova Biblioteca, realizzata dalla precedente Amministrazione. Presente il Presidente della Provincia Gabellone. Inopportuna e non condivisa presenza dell’on. Raffaele Fitto, rappresentante del PDL ed ex ministro di un governo che ha affossato l’Italia portandola sull’orlo del fallimento economico e morale
Con legge 319 del 6 giugno 1907, Collepasso ottenne l’autonomia dal Comune di Cutrofiano, di cui era frazione. Nel corso del 2007, la ricorrenza centenaria è stata degnamente e unitariamente festeggiata dalla precedente Amministrazione con indimenticabili iniziative istituzionali, culturali, scolastiche e ricreative.
Le diatribe, che, agli inizi del secolo scorso, seguirono con il Comune di Cutrofiano (e che, per la verità, proseguirono anche dopo) per la divisione del “feudo” tra i due Comuni, determinarono un notevole ritardo nell’avvio dell’ottenuta autonomia.
Il 10 dicembre 1911 fu emanato, infine, il Regio Decreto che definiva la delimitazione territoriale del nuovo Comune di Collepasso. Tale decreto, come scrivono Orazio Antonaci e Salvatore Marra nella prefazione del loro libro su Carlo Viva, fu “risolutore della lunga e complessa vertenza che di fatto aveva bloccato l’applicazione della legge n. 319 del 6 giugno 1907, istitutiva dell’autonomia comunale di Collepasso”, rendendola di fatto “operativa”.
Oggi, pertanto, non ricorre alcun “anniversario dell’effettiva autonomia del Comune di Collepasso”, ma solo la data dell’emanazione del Regio Decreto del 10 dicembre 1911, che rese semplicemente “operativa” la legge sull’autonomia già emanata nel 1907.
Se la semantica ha una funzione, bisogna dire che l’attuale Amministrazione ne ignora l’esistenza. O meglio, ne distorce il ruolo, dando alle parole un significato sbagliato per indurre a false interpretazioni. Cerca, infatti, di compiere un’operazione storico-politica manipolatrice e fallace, con evidenti e miserevoli obiettivi politici e amministrativi, “piegando” la storia alle proprie convenienze.
E’ incredibile che Menozzi e l’attuale maggioranza possano persino compiere questa “distorsione” della storia per piegarla a propri fini e consumo. E’ l’effetto non solo della profonda ignoranza, che connota l’attuale amministrazione, ma anche di un vero e chiaro “disegno” di restaurazione (talora, persino reazionario), che, sin dal suo insediamento, ha distinto l’attuale Amministrazione.
Tra gaffes e “falsi” storici, questa sera, alle ore 18.30, è convocato il Consiglio comunale, con un ordine del giorno capzioso e fallace, per ricordare la data e inaugurare la nuova Sala consiliare (!!!) e la nuova Biblioteca.
Una premessa per due doverose precisazioni.
La “nuova Biblioteca”, che si inaugura in data odierna, è quella realizzata dalla precedente Amministrazione, che riuscì a recuperare, approvare e realizzare, nell’ambito del programma triennale delle opere pubbliche per il triennio 2009-2011, un finanziamento di 110.000 euro per “Lavori di adeguamento della Biblioteca comunale”, che l’Amministrazione Perrone-Menozzi aveva perduto per inettitudine.
La “nuova Sala consiliare”, all’interno della Biblioteca, che oggi si inaugura… “non” esiste “amministrativamente”!!! Nessuna delibera di Giunta o di Consiglio, infatti, ha sancito che tale sala venga destinata a luogo di riunione del Consiglio comunale. L’”inaugurazione” odierna, pertanto, è (sembra incredibile!) illegale e abusiva. Ma, come è noto, questa maggioranza del 33% ha molta dimestichezza con le illegalità e gli abusivismi…
Il programma odierno prevede, alle ore 18.30, la benedizione della Sala consiliare e della Biblioteca a cura del Parroco Don Celestino Tedesco e, alle ore 18.45, il Consiglio comunale aperto con l’intervento introduttivo del Sindaco, la prolusione storica a cura del Prof. Salvatore Marra su “L’Autonomia Comunale: dalla legge istitutiva 6.6.1907 (ndr: lo scrivono anche loro!!!) al Regio Decreto 10.12.1911” e gli interventi a cura dei Capigruppo Consiliari.
Sono previsti anche gli interventi del Presidente della Provincia Antonio Gabellone e dell’on. Raffaele Fitto.
E qui sono doverose un’ulteriore precisazione e un’indignata presa di posizione.
Lunedì 5 dicembre, alle 19.30, c’è stata la Conferenza dei capigruppo per convocare, in fretta e furia, l’odierno Consiglio comunale. Dopo le figuracce fatte dopo le note denunce, lorsignori avevano convocato, così come da me auspicato, la riunione di sera… mancava Felline, capogruppo di maggioranza. Forse perché… finalmente lavorava o forse perché, non essendo stata fatta la riunione di mattina, non aveva bisogno della “giustifica” per… “scroccare” un’altra giornata gratis allo Stato…
Oggetto dell’incontro, come dicevo, la convocazione del Consiglio comunale e concordare l’organizzazione dei lavori. Menozzi proponeva la presenza del Presidente della Provincia. Tutti d’accordo, considerato che si tratta di una presenza istituzionale. Non proponeva né comunicava altre presenze. Sull’invito diffuso, invece, è prevista la presenza dell’on. Fitto. A quale titolo e per quali motivi, trattandosi di un semplice deputato?!? E perché non si sono concordate altre presenze?!?
Menozzi, il solito ipocrita e doppiogiochista, non ha avuto “coraggio” a proporre la presenza di Fitto. Forse se ne vergognava anche lui o temeva proposte che ne bilanciassero la presenza.
Sono chiare le motivazioni “di parte”, volgarmente e ignominiosamente elettoralistiche, da parte di un’Amministrazione che rappresenta solo il 33% degli elettori. Un ulteriore atto di provocazione e di divisione da parte di Menozzi e della sua maggioranza in una data che avrebbe dovuto “unire” e non “dividere” le forze politiche e sociali.
Inopportuna e non condivisa è, infatti, la presenza dell’on. Raffaele Fitto, rappresentante di un partito ed ex ministro di un governo che ha affossato l’Italia portandola sull’orlo del fallimento, “protesi” di un uomo, Berlusconi, che ha scandalizzato tutto il mondo per le sue immoralità e le sue bravate con donnine allegre e prostitute, oltre che per il suo malgoverno. Una presenza non condivisa, indesiderata e che divide.
Altri furono lo stile e le modalità con cui venne organizzato il Centenario dell’autonomia comunale nel 2007. Un anniversario che la vecchia Amministrazione organizzò, coinvolgendo seriamente e concretamente tutte le componenti politiche, sociali e culturali del Comune… sebbene, nel corso dei “fatidici giorni” dell’aprile, quell’anno fosse “macchiato” da iniziative eversive e sovversive da parte di una destra populista, alegale e rissosa.
E qui è il punto “rivelatore” della non casuale “semantica” utilizzata dall’attuale amministrazione per definire l’odierna giornata: “Anniversario dell’effettiva autonomia del Comune di Collepasso”.
La precedente Amministrazione aveva giustamente deciso di organizzare l’anniversario nel 2007, anno in cui ricorreva il Centenario dell’approvazione della legge 319 che istituiva l’autonomia del Comune di Collepasso, per un motivo semplice. In primo luogo, perché storicamente corretto e doveroso. In secondo luogo, perché il raggiungimento di quell’obiettivo aveva visto tutta la comunità collepassese unita. Come scrivono gli stessi Antonaci e Marra, tra tutte le componenti collepassesi “vi furono unità d’intenti e compattezza operativa”. E l’Amministrazione comunale, quattro anni fa, voleva esaltare questo momento unitario della storia collepassese, con la speranza (inutile) di ritrovare e “ritrovarsi” in quei momenti unitari.
Il perseguimento dell’autonomia comunale nel 1907 fu, forse e amaramente, l’unica occasione in cui Collepasso si dimostrò realmente unita. Perché le vicende successive, che videro “confrontarsi” le diverse “fazioni” della destra collepassese (quella liberale di Luigi Costa e quella autoritaria e “padronale” di Carlo Viva), produssero violenze e scontri inauditi, che ancora oggi condizionano i rapporti e lo sviluppo di Collepasso.
La destra collepassese, che, di fatto, ha dominato e condizionato per cento anni l’evoluzione e lo sviluppo collepassese, è stata sempre una componente sociale rissosa e autoritaria, persino avulsa, anche nei periodi pre/post fascisti, dal comprendere le regole fondamentali di uno stato democratico e liberale.
Dalla c.d. “effettiva” autonomia del Comune di Collepasso del 1911 iniziò quel periodo buio di pesanti contrapposizioni, scontri e violenze che connotarono la successiva fase della vita politica e sociale collepassese. Paradigma, a quanto pare, dell’azione dell’attuale Amministrazione. E’ in questo “modello” di “contrapposizione” che si inserisce, infatti, l’antistorico e fallace lapsus dell’“effettiva autonomia” che, a parere dell’Amministrazione, rappresenta il Regio Decreto del 10 dicembre 2011.
Si può dire che nemmeno la lunga parentesi amministrativa democristiana (1946-1992), che inglobò al suo interno le diverse “destre” dell’Autonomia e del periodo fascista e postfascista, è riuscita a pacificare una comunità, che, a tutt’oggi, è alla ricerca, di una sua identità e di un “comune” sentire. Né, per la verità, ci sono riuscite, nonostante le buone intenzioni, le uniche due amministrazioni che, per brevi periodi, hanno interrotto questa prolungata egemonia culturale e sociale della destra, cioè le amministrazioni di Leonardo Malorgio e di Vito Perrone.
Si può dire che nemmeno la lunga parentesi amministrativa democristiana (1946-1992), che inglobò al suo interno le diverse “destre” dell’Autonomia e del periodo fascista e postfascista, è riuscita a pacificare una comunità, che, a tutt’oggi, è alla ricerca, di una sua identità e di un “comune” sentire. Né, per la verità, ci sono riuscite, nonostante le buone intenzioni, le uniche due amministrazioni che, per brevi periodi, hanno interrotto questa prolungata egemonia culturale e sociale della destra, cioè le amministrazioni di Leonardo Malorgio e di Vito Perrone.
Forse, l’odierna ricorrenza potrebbe essere l’occasione per iniziare a riflettere seriamente su queste circostanze e aprire un confronto tra tutte le componenti sociali e politiche sul passato, sul presente e sul futuro di questa comunità, alla luce dei fatti storici che ne hanno determinato il suo “essere”. Avessi continuato nella mia azione amministrativa di maggioranza, era questo l’obiettivo che avrei proposto e perseguito per gli anni 2011-2014. Il 18 febbraio 1912 si svolsero, infatti, le prime elezioni amministrative e, appena due anni dopo, il 29 giugno 1914, dopo il primo scioglimento anticipato del Consiglio, nuove elezioni amministrative.
Periodi, quelli, di forti tensioni, contrapposizioni e violenze, di fronte alle quali “impallidiscono” gli attuali e difficili rapporti politici e sociali.
La verità è che l’attuale Amministrazione non ha interesse ad un’analisi seria della storia. Né della società collepassese, che, nel suo profondo, vorrebbe superare contrapposizioni e rivalità. L’attuale Amministrazione continua a proporsi, con le sue azioni e scelte concrete, “erede” di quella destra rissosa, populista, alegale e prevaricatrice, dalla cui “pancia profonda” attinge ancora un consenso, che, per fortuna, si riduce sempre più.
Anche i tristi fatti dell’aprile 2007 vanno “letti” in questo contesto storico, aggiungendo che tale destra, sotto qualsiasi sigla politica camuffatasi, non ha avuto mai interesse ad un vero ed autonomo sviluppo del Comune di Collepasso, ieri “succube” degli interessi padronali e privati dei Carlo Viva e oggi succube di altri interessi “padronali” e privati…
Ma la riflessione personale sarebbe lunga e mi fermo qui. Preferisco chiudere ponendo alla riflessione di tutti alcuni passaggi della “Storia di Collepasso dalle origini all’autonomia”.
Scrivono Antonaci e Marra, autori del libro: “I primi anni della storia di Collepasso, come Comune autonomo, furono contrassegnati da un clima politico rovente, in cui la polemica assunse toni talmente esasperati da determinare profondi asti ed accese rivalità tra i principali esponenti delle opposte fazioni che si contendevano la guida della municipalità e tra i rispettivi seguaci. Si potrebbe dire che, in micro, si verificò per Collepasso ciò che sul piano internazionale si è registrato in quegli Stati che, usciti dal tunnel della colonizzazione, piuttosto che unificare le proprie energie in uno sforzo comune per la crescita complessiva della collettività, hanno conosciuto la tragica esperienza dello scontro violento ed autolesionista tra le opposte fazioni, in nome dell’affermazione di supremazie tribali e di interessi particolaristici. Così, per Collepasso, sin quando si trattò di opporsi a Cutrofiano per rivendicare la propria autonomia, vi furono unità d’intenti e compattezza operativa che determinarono il successo, ma, una volta raggiunto l’agognato obiettivo, le posizioni si differenziarono, sfociando in un’aspra contesa per la leadership sulla nuova realtà comunale con un’animosità e uno spirito di protagonismo talmente esasperati che non giovarono agli interessi generali della collettività, né all’immagine del paese che assurse ai non ambìti onori della cronaca meno nobile sulla stampa locale ed anche nazionale”.
Dopo aver ricordato, nel 2007, i cento anni di autonomia del Comune di Collepasso, grazie a quella legge 319 del 1907, anno in cui si espresse il massimo di unità del popolo collepassese, oggi bisognerebbe incominciare a riflettere seriamente sulle cause che determinarono negli anni successivi, e per molti decenni, divisioni, contrapposizioni e persino violenze… le stesse che abbiamo vissuto in anni recenti (e, in parte, anche oggi)… chiedersi se il destino di Collepasso sia solo quello della contrapposizione e non invece quello, se non dell’unità, almeno dell’unitarietà degli obiettivi e di un “sentire comune” verso il progresso e la reale modernizzazione di questa comunità … ma, forse, questo compito appartiene più alle coscienze della cultura e della socialità piuttosto che della politica, che continua a dimostrarsi a Collepasso (ma non solo) inadeguata a cogliere le reali esigenze e i profondi obiettivi cui anela questa comunità.
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