Con “Noi credevamo” iniziano a Collepasso le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia

2 Marzo 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Giovedì 3 marzo, alle ore 19.00, presso il cinema Ariston, nell’ambito del “Progetto Cinema 2010”, viene proiettato “Noi credevamo”, opera del regista Mario Martone, che racconta il Risorgimento italiano. Il film, molto bello, è interpretato da Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli, Toni Servillo, Luca Barbareschi, Luca Zingaretti, Edoardo Winspeare. Con la proiezione dell’opera cinematografica, introdotta da una breve relazione del prof. Antonio Fino (docente di Storia contemporanea presso l’Università del Salento), si dà inizio a Collepasso alle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia



Il 17 marzo, data del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, è ormai vicino e anche Collepasso celebrerà degnamente questa importante ricorrenza.
L’Amministrazione comunale ha da tempo insediato una Commissione e nominato un Comitato scientifico, presieduto dal docente universitario prof. Antonio Fino, per programmare degnamente le celebrazioni unitarie. Le Istituzioni scolastiche stanno preparando degnamente e con grande impegno le loro attività. Alcune associazioni e alcuni cittadini hanno avanzato proposte e progetti. Nei prossimi giorni sarà reso ufficiale il programma definitivo, che prevede iniziative da marzo a giugno.
Nell’ambito della programmazione annuale della rassegna cinematografica “Progetto Cinema 2010” non è stata casuale la scelta, per il prossimo giovedì 3 marzo, del film di Mario Martone “Noi credevamo”, una bellissima opera-colossal che racconta il Risorgimento.
Il film, realizzato nel 2010 per la televisione e “ridotto” per il cinema a “soli” 170 minuti, è interpretato da Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli, Toni Servillo, Luca Barbareschi, Luca Zingaretti, Edoardo Winspeare.
Con la proiezione di questa importante opera cinematografica, che sarà introdotta da una breve relazione del prof. Antonio Fino (docente di Storia contemporanea presso l’Università del Salento), si dà inizio a Collepasso alle celebrazioni ufficiali per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
Il film racconta di tre ragazzi del Sud dell’Italia, che, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche.
Opera piena di energia, di ardita gente giovane, di ragazzi rivoltosi; e insieme storia di una sconfitta, film tragico, “Noi credevamo”, realizzato per la Rai per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, arriva a compiere un’impresa molto difficile, intellettualmente onesta: raccontare il Risorgimento senza esaltazioni d’occasione ma per quanto fu per i protagonisti: una delusione profonda.
Ancora oggi resistono i conflitti mai superati di allora: conflitto tra Nord e Sud del Paese, tra conservatorismo autoritario e democrazia libertaria, tra padronato e proletariato. La fine del potere temporale dei papi e la nascita della Repubblica, unici sostanziosi mutamenti istituzionali, hanno preteso molto tempo e restano imperfetti.
Il lavoro culturale compiuto da Martone è davvero ammirevole. Il film, basato su tre personaggi e diviso in quattro periodi, parlato in molti dialetti e diverse lingue, mutilato di circa mezz’ora rispetto alla versione originale, di stile ineguale, non ha nulla di scolastico né di esaustivo (mancano gli austriaci e l’Austria, mancano il 1848 e il 1860 delle Cinque Giornate di Milano e dell’impresa dei Mille). Analizza il 1828 -1834 della carboneria meridionale; il 1852-1855 degli anni di detenzione subìti dai patrioti; il 1856-1858 degli attentati dinamitardi a Parigi; l’alba della Nazione. Non mancano gli opportunisti voltagabbana Francesco Crispi e Antonio Gallenga (Luca Zingaretti, Luca Barbareschi). Giuseppe Mazzini, consumato dal fuoco della politica, interpretato da Toni Servillo in una versione quasi terroristica, dopo il lungo esilio morì clandestino in patria nel 1872, a Pisa, sotto lo pseudonimo di dottor Brown.
Martone e il suo sceneggiatore, Giancarlo De Cataldo, hanno creato tre protagonisti fittizi, tre amici – Domenico, Angelo e Salvatore – di origine aristocratica e giacobina i primi due, figlio di contadini il terzo, che nel primo capitolo si affiliano alla Giovine Italia di Mazzini e strada facendo incrociano personaggi ed episodi rigorosamente storici. Dal Cilento i tre ragazzi salgono prima a Torino, poi a Parigi dove incontrano la mitica principessa Cristina di Belgioioso e chiedono a lei aiuti per sostenere la causa mazziniana. Nel secondo «movimento» Domenico è in carcere, dove discute del futuro dell’Italia con Carlo Poerio e altri patrioti. È il momento più alto del film, dove un’impostazione teatrale quasi brechtiana si sposa a una verità – di scrittura e di recitazione – degna di Rossellini. Ci si interroga: l’Italia deve essere monarchica o repubblicana, meridionale o piemontese? È la dialettica dei «due Risorgimenti » che per Martone è il cuore speculativo del film. Fin da prima di Garibaldi e dei Mille, l’Italia nasce divisa: chi la vuol repubblicana (Mazzini) e chi persegue l’annessione del Sud al Piemonte (Cavour), e forse questa mancanza di unità sul progetto di Unità è alla radice dell’Italia di oggi, e fa di “Noi credevamo” una riflessione sul nostro presente. «Questa divisione si è ripresentata in tutte le forme che la nostra storia successiva ha conosciuto, passando ovviamente attraverso fascismo e antifascismo e arrivando fino ai giorni nostri», dice Martone. Come dargli torto, vedendo le crepe sempre più profonde che segnano anche la vita civile e politica del presente? Nel terzo movimento Angelo partecipa all’attentato contro Napoleone III, nel quarto l’unità è compiuta e cominciano riciclaggi e trasformismi.
Il Crispi di Luca Zingaretti e il Mazzini di Toni Servillo sono due fra le tante anime del film, l’opportunismo politico contro l’idealismo tragico. Abbiamo citato due dei bravissimi attori e servirebbe un’intera pagina di giornale per citare tutti gli altri. Diciamo solo che il livello della recitazione è un altro motivo per non perdere questo bel film.
Buona visione a tutti e viva l’Unità d’Italia!

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Pantaleo Gianfreda
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