Fotovoltaico, il sindaco non ci sta. «Abbiamo rispettato le regole»

13 Marzo 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
Conferenza stampa del sindaco Vito Perrone e del sen. Alberto Maritati a Lecce, presso la Sala Stampa della Provincia. Duro attacco al «grande accusatore», Salvatore Perrone. «Il vero scandalo – ha detto il sindaco – non è quello denunciato ma la presenza di un assessore provinciale alle Attività produttive che brilla per l’inconsistenza della sua azione amministrativa; di un ex sindaco condannato in primo grado per diffamazione e rinviato a giudizio per calunnie e per altri reati in materia di lavoro agricolo; di un ex sindaco che vive in una casa per cui ha tentato di non pagare gli oneri di urbanizzazione»

 
Il sindaco del Pd Vito Perrone difende a spada tratta l’operato della sua amministrazione e passa al contrattacco del «grande accusatore», l’assessore provinciale e consigliere comunale di centrodestra Salvatore Perrone.
La vicenda che ha scatenato il putiferio è quella del sequestro del terreno (di proprietà del fratello dell’assessore Pantaleo Gianfreda, che si è dimesso per sgombrare il campo da ogni dubbio) sul quale era stato progettato un impianto fotovoltaico. Una vicenda che ha due aspetti: uno politico e l’altro relativo all’iter dell’impianto. Il sindaco ha rimarcato che l’indagine dell’autorità giudiziaria «ha avuto una grossa spinta» dalla denuncia di irregolarità presentata da Salvatore Perrone. Iniziativa, a detta del primo cittadino, nata «come ritorsione verso l’Amministrazione che nei mesi precedenti aveva denunciato Salvatore Perrone, per calunni verso il sindaco, e un familiare dello stesso consigliere, per abusi edilizi e mancato versamento di oneri di urbanizzazione per la costruzione di una casa dichiarata “rurale” senza averne i requisiti».
«Il vero scandalo – ha rincarato il sindaco – non è quello denunciato ma la presenza di un assessore provinciale alle Attività produttive che brilla per l’inconsistenza della sua azione amministrativa; di un ex sindaco condannato in primo grado per diffamazione e rinviato a giudizio per calunnie e per altri reati in materia di lavoro agricolo; di un ex sindaco che vive in una casa per cui ha tentato di non pagare gli oneri di urbanizzazione».
Quanto all’iter dell’impianto sotto accusa il sindaco ha puntualizzato: «Non è stato sequestrato alcun impianto fotovoltaico, non era stato compiuto alcuno scempio ambientale e paesaggistico e l’impianto esisteva solo sulla carta. Le notizie, per come diffuse, hanno creato intorno alla comunità di Collepasso, alla famiglia di Quintino Gianfreda e all’amministrazione comunale, un ingiustificabile alone di sospetto e di malaffare».
Il sindaco ha spiegato che i nove moduli dell’impianto erano stati presentati al Comune con «Dia» (legge regionale 31/2008) e che alla luce della normativa «apparivano formalmente regolari». «E’ seguita – ha aggiunto – la comunicazione di inizio dei lavori che per quanto mi risulta sono stati limitati al solo intervento di livellamento dei terreni. Poi i lavori sono stati sospesi e mai più ripresi». E Perrone ha aggiunto che nelle settimane precedenti al sequestro i proponenti gli avevano manifestata «verbalmente la volontà di ritirare il progetto» e che l’intervento della magistratura «ha preceduto la rinuncia al progetto avvenuta nei giorni immediatamente successivi».
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