Pessimo inizio di un’Amministrazione arrogante e allo sbando
28 Maggio 2011Spread the love
Nel primo Consiglio comunale del dopo elezioni amministrative, tenutosi mercoledì 25 maggio, nello spazio antistante il Palazzo Municipale, è emersa tutta l’inadeguatezza del neo sindaco Paolo Menozzi e della sua maggioranza a governare ed amministrare degnamente il Comune di Collepasso. Sono risultate subito evidenti le gravi problematiche interne alla maggioranza, che si è platealmente divisa nel voto per l’elezione del presidente e del vicepresidente del Consiglio comunale. L’arroganza, l’alterigia e l’incompetenza del neopresidente Massimo Sabato hanno provocato dure reazioni e scontri.
Quel che è successo nella brutta e ventosa serata di mercoledì 25 maggio, nel primo Consiglio comunale del dopo elezioni amministrative, convocato in Largo Municipio, è incredibile, vergognoso e paradossale.
Il fastidioso vento presente per tutto il corso del Consiglio comunale e persino i forti tuoni e lampi, che hanno “aggredito” pesantemente il paese nella stessa notte (provocando anche gravi danni), sembrano “presagire” tempi duri e infausti per Collepasso…
Un pessimo inizio per il nuovo sindaco. Insicuro, lagnoso, legnoso e chiaramente inadeguato, nonostante la trentennale esperienza amministrativa. Un Menozzi-struzzo, che “nasconde la testa nella sabbia” e non risponde alle legittime domande e proposte delle minoranze, di cui (tutti lo hanno capito) ha evidente terrore.
Un pessimo inizio per la nuova Amministrazione, in cui prevale una parte maggioritaria arrogante, ottusa, chiusa al dialogo e al confronto, affetta da ridicoli vezzi autoritari e “fascistoidi”, diffidente di se stessa e paurosa delle minoranze, già allo sbando e divisa alla prima prova del voto.
Proprio il voto sull’elezione del presidente e del vicepresidente del Consiglio comunale ha fatto emergere, infatti, divisioni e insoddisfazioni interne, segnali e messaggi poco rassicuranti sull’effettiva tenuta di questa maggioranza fatta di “santi e demoni”… Ma riusciranno “santi e demoni” a coesistere per cinque anni?!?
Se “dal mattino si vede il buon giorno”, questa maggioranza non può avere vita lunga né facile!
Alla proposta di Menozzi di eleggere il cons. Massimo Sabato presidente del Consiglio comunale, la minoranza obietta che il soggetto, per storia e carattere personali, è palesemente inadeguato (parole profetiche!) a sostenere quel delicato ruolo e propone di individuare insieme un nome su cui far convergere il voto di tutto il Consiglio. D’altro canto, i rumors dei giorni precedenti davano per certa la designazione alla carica di presidente del neoconsigliere comunale dott. Rocco Resta, il secondo tra i più votati della maggioranza, e la minoranza era disposta a votarlo. Menozzi, però, terrorizzato dalla sola idea di doversi confrontare con la minoranza, non prende nemmeno in considerazione la proposta, dimostrandosi un gran maleducato, e pone subito ai voti la proposta di eleggere Sabato.
“E qui casca l’asino”, è il caso di dire… perché, con grande sorpresa di tutti, Massimo Sabato, “indigesto” anche a qualcuno dei suoi, ottiene solo 7 voti sui 9 della maggioranza. Due consiglieri “dissidenti” votano per conto loro: uno per Mastria e l’altro scheda bianca, come i quattro della minoranza.
Alla sua prima “uscita” ufficiale, sonoro “K.O.” per la maggioranza, che già rivela clamorosamente le sue divisioni e insoddisfazioni interne, dipinte sui volti scuri e tetri dei nove consiglieri sin dall’insediamento del Consiglio!
Solo alla seconda votazione Sabato riesce ad ottenere i 9 voti necessari, ma il “colpo” e i “segnali” sono già forti e chiari. Non bastano le risibili giustificazioni del neopresidente, che addebita “l’incidente” a “qualche errore nella votazione”, e che, al contrario, provoca, come dimostrerà la successiva votazione, ulteriori risentimenti tra i “dissidenti”, che risponderanno con nuovi “errori” alle offese “sabatiche”.
La seconda sorpresa arriva, infatti, con l’elezione del vicepresidente, che, per Statuto, spetta al “gruppo consiliare di minoranza maggiormente rappresentativo”. “Unione per Collepasso”, però, rinuncia all’incarico e propone Carlo Marra quale vicepresidente del Consiglio, in una strategia di collaborazione e in una visione equilibrata di distribuzione degli incarichi tra i diversi gruppi di minoranza (in rappresentanza della minoranza, infatti, Vito Perrone viene eletto nella Commissione elettorale comunale e chi scrive nel Consiglio dell’Unione delle Serre salentine).
Il cons. Marra può contare solo sui 4 voti della minoranza, ma alla prima votazione ne prende 5 (uno in più) e, sorpresa!, alla seconda, viene eletto con ben 7 voti. Tre consiglieri di maggioranza, discostandosi dal voto del loro gruppo, espresso con la scheda bianca, avevano deciso di ripetere l’”errore” e votare Marra…
Già questi sono i primi segnali chiari ed inequivocabili di un grave malessere e di contrasti esistenti nella maggioranza, che “nasce” così con evidenti “malformazioni” e “deformazioni”… Un segnale chiaro anche per il bellicoso neocapogruppo Luigi Felline, che, se avesse avuto un briciolo di dignità e, soprattutto, di intelligenza politica, avrebbe dovuto rassegnare seduta stante le sue dimissioni da capogruppo.
Sorvolo sul disastroso, arrogante e provocatorio intervento di insediamento del cons. Sabato a presidente del Consiglio. Invece di dare segnali di distensione e di collaborazione, “mette fuoco alla miccia” e, con fare intimidatorio e offensivo, legge un solo ed emblematico articolo del Regolamento del Consiglio sui 73 di cui è composto, mentre qualche “ebete” che gli era vicino esibiva soddisfatto sorrisetti e ammiccamenti idioti…
Alla prima occasione, riesplode l’arroganza “sabatica”, quando “intima” all’ex sindaco Vito Perrone di concludere il suo intervento e, subito dopo, quando pretende di interloquire sempre e a sproposito con i consiglieri che intervengono… A questo punto, di fronte a tale sfrontata e offensiva arroganza, si scatena la mia ferma reazione, tra le grida e la costernazione del numeroso pubblico presente, mentre il solito “ebete” invitava illegittimamente un Vigile a spegnere il mio microfono… Consiglio comunale sospeso, che riprende dopo 15 minuti, e un presidente, richiamato persino dai suoi a più miti consigli, che ritorna “ammansito” dalle energiche contestazioni. Per compassione verso di lui e per mio orgoglio personale (da consigliere comunale, mi sento umiliato ad avere un presidente di tal fatta…), non dettaglio le ulteriori gaffes di cui il “Sabato del villaggio” si è reso protagonista in quel mercoledì (si vede proprio che mercoledì e sabato non vanno d’accordo!). Al suo posto, ogni persona con un minimo di buon senso si sarebbe subito dimessa, come ha chiesto l’opposizione, per palese inadeguatezza!
Insomma, un Consiglio comunale bruttissimo, che ha lasciato costernati i numerosi cittadini presenti, eccettuati i ciechi supporters, “famigli” e familiari.
Un pessimo inizio per un sindaco e una maggioranza che “razzolano” malissimo e che, alla luce dei loro rozzi comportamenti, non avranno “vita facile” per due motivi evidenti: le loro palesi divisioni e la ferma volontà dell’opposizione di farsi rispettare e di svolgere con efficacia il suo doveroso compito.
Altro clima, altro “stile”, altri comportamenti caratterizzarono l’insediamento del nuovo Consiglio comunale cinque anni fa! Nel raffronto tra il precedente e l’attuale sindaco, tra la precedente ed attuale Giunta (sulla quale stendo volutamente “un velo pietoso”…) e tra l’uscente ed attuale presidente del Consiglio comunale non c’è paragone, come hanno sostenuto moltissimi cittadini… Si pensi, per esempio, alla luce di quello che è successo, da un lato, alla rozzezza e all’arroganza massime del nuovo presidente del Consiglio comunale e, dall’altro, alla grazia, all’equilibrio e all’intelligenza del suo predecessore (la dott.ssa Francesca Galignani).
Dopo quanto avvenuto, alcune considerazioni si rendono necessarie, partendo da una lettura attenta dei dati elettorali.
Gli attuali amministratori, usciti “perdenti/vincenti” dalle elezioni amministrative del 15-16 maggio, rappresentano solo un terzo dei cittadini, avendo avuto 1.479 voti, pari al 34,01% (i voti validi sono stati 4.349). Inoltre, raffrontando i dati delle precedenti elezioni, quando il centro-destra si presentò con tre candidati sindaci (Menozzi, S. Perrone e Leo) e prese complessivamente 2.905 voti (pari al 64,82%), si rileva che gli attuali “vincitori” hanno perso ben 1.426 voti rispetto al 2006. E’ significativo che la lista di Menozzi, nel 2006, abbia preso, da sola, persino più voti dell’attuale lista unitaria, capeggiata dallo stesso Menozzi: 1.511 voti nel 2006, 1.479 nel 2011.
Nel 2006 la lista di Vito Perrone prese 1.577 voti (98 voti in più dell’attuale Menozzi), pari al 35,19%, ed è a tutti evidente che se l’Amministrazione uscente si fosse presentata unita avrebbe tranquillamente vinto. Su quest’ultima circostanza preferisco stendere, al momento, un altro “velo pietoso”. E’, comunque, opinione diffusa che la sconfitta di Vito Perrone sia stata determinata unicamente dalla scelta irresponsabile di candidarsi in altra lista da parte di alcuni soggetti della maggioranza uscente, “resi ciechi” da loro limiti politici e amministrativi, “ubriachi” di personalismi ed autoreferenzialità e succubi, persino, di patetici e irriferibili condizionamenti e interessi “familiari”. Costoro sono stati duramente penalizzati dall’elettorato e nessuno di loro è stato eletto. Una dura lezione, che dovrebbe far riflettere molto!
Dato l’attuale sistema elettorale maggioritario, non si contesta la legittimità ad amministrare ad una lista, sulle quattro presenti, che vince con il 34,01% dei voti. E’, altresì, incontestabile, però, che l’attuale opposizione rappresenti il 66% dei votanti, cioè la stragrande maggioranza dei cittadini.
Proprio alla luce dei dati citati, primario dovere politico e civile di una maggioranza che vince in queste condizioni, sarebbe stato quello di ricercare il dialogo e la collaborazione con le opposizioni, distendere gli animi, collaborare, confrontarsi… Invece, questi “apprendisti stregoni” si sono dimostrati solo veri e propri “bombaroli” politici e sin dalla prima “uscita” ufficiale si sono esposti, in una piazza gremita di cittadini, alle figuracce più imprevedibili e meschine, mostrando “muscoli di cartapesta” e un volto facinoroso, sguaiato e vendicativo, che non è bastato, però, a coprire le loro palesi divisioni…
Parafrasando una recente boutade di Berlusconi, loro ayatollah “in caduta libera”, si può dire che questa è un’amministrazione “senza cervello”: non ha strategia politica, non ha una guida sicura e un leader riconosciuto, non sa cosa fare e ognuno va “a ruota libera”. C’è chi vuole la pace e chi la guerra, c’è chi vuole il confronto e chi lo scontro…
Sintomatica, dopo la scellerata decisione di togliere la Bandiera della Pace dal balcone municipale, è la scelta di affidare alcuni decisivi ruoli istituzionali (capogruppo di maggioranza e presidente del Consiglio comunale) proprio ai due esponenti più estremisti e “guerrafondai” della coalizione vincente/perdente: il bilioso Felline, espressione del più assoluto “ebetismo” politico e di un’ineguagliabile ottusità intellettiva, “antropologicamente” e somaticamente provocatore “per vocazione” (sia quando apre bocca sia quando si esprime con i suoi noti tic somatici e i suoi “risottini” isterici…), e il neo (nel senso letterale del termine “neo”) presidente “te lo Sconsiglio”, il Massimo della supponenza personale e della vanità e vacuità politiche, ambedue “dioscuri” della provocazione, dell’arroganza e del fashion (leggi “fascio..”)…
La speranza è che gli esponenti più moderati della maggioranza impediscano loro di combinare molti guai… seppur ho i miei dubbi con un “sindaco dei miracoli”, voluto solo dal 34,01% degli elettori e refrattario ad ogni serio confronto…
A chiusura del Consiglio ho voluto consegnare alla giovane assessora Angelica Giustizieri e al consigliere “pacifista” Gino Mastria una bandiera della pace, come emblematico atto di distensione e di speranza, con l’augurio che ritorni a sventolare sul balcone del Palazzo e negli animi di tutti…
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