Crolla il centrodestra, Grillo trionfa a Parma. Sette ribaltoni, centrosinistra in forte crescita.

22 Maggio 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il trionfo dei grillini a Cinque Stelle a Parma, la pesante sconfitta del centrodestra (dal Pdl alla Lega Nord), l’ottimo risultato del centrosinistra che tiene Genova e prende roccaforti altrui come Rieti, Como, Monza e Brindisi, i successi significativi di liste di centrosinistra non facilmente identificabili con i partiti (Palermo, Belluno, Agrigento) o anche anomale di centrodestra come Tosi a Verona. Ora che, con i ballottaggi, il quadro delle amministrative si è praticamente completato e definito, si possono trarre le somme delle piccola rivoluzione politica che ha attraversato il Paese. Una rivolta che sa in parte di antipolitica, ma non solo. Perché dove i partiti perdono, le spiegazioni ci sono. Dove il centrosinistra trova candidati “giusti”, vince facilmente; dove sbaglia cavallo (Parma, Palermo) le prende sonoramente. Soprattutto se, dall’altra parte c’è un centrodestra fallimentare (in entrambi i casi) che lascia spazio alla spinta del cambiamento (il 5 stelle Pizzarotti a Parma) o al ritorno di un personaggio carismatico tanto interno al centrosinistra quanto eccentrico rispetto a tutti, come Leoluca Orlando. Il tutto, ovviamente, tenendo conto di una bassissima partecipazione al voto nei ballottaggi (51,14% con un calo di 14 punti sul primo turno) col record negativo di Genova (39%).
Sono discorsi a urne aperte, è chiaro, e i dati andranno meglio analizzati. Ma a cercare una sintesi (con tutti i difetti della schematicità) proprio questo si potrebbe dire. La gente sembra identificare nel centrodestra che ha governato il Paese le maggiori responsabilità, sembra vedere nel centrosinistra una possibile alternativa, ma cerca anche novità significative in termini di facce e di posizioni. A Parma, in fondo, accade proprio questo: il centrodestra di Vignali è stato cacciato a furor di popolo e la scelta del centrosinistra è caduta su Bernazzoli che ha esperienza amministrativa, ma probabilmente, rappresenta il grigiore assoluto.
Così, la gente, schifata dagli anni di Vignali, accomuna i due schieramenti principali e sceglie la novità. Da altre parti, i grillini (che prendono altri due sindaci di comuni superiori a Mira e Comacchio su oltre 150 in palio) vanno benissimo, si candidano a prendere il posto della Lega come terza forza del Paese, ma non ottengono primi cittadini a causa, soprattutto, della loro ovvia idiosincrasia alle alleanze. Così, anche vecchi combattenti della politica, come Tosi e Orlando, da parti opposte, finiscono per apparire “nuovi” per il solo fatto di essersi “smarcati” per tempo dalla coalizione di appartenenza. Un po’ come a Belluno dove il vincitore del ballottaggio, è Jacopo Massaro, ex capogruppo Pd che si presenta con tre liste civiche e batte (62,7% contro 32,3%) la candidata del centrosinistra Claudia Bettiol. Nel capoluogo veneto, il sindaco uscente era di centrodestra.
Ma vediamo qualche dato. Su 26 comuni capoluogo che rinnovavano l’amministrazione, il centrodestra ne aveva 17 e il centrosinistra 9. Lo schieramento che fa capo al Pdl dovrebbe conservarne 5 o forse 6 (se vincerà a Trani che è in bilico a pochi seggi dalla fine). Il centrosinistra sale a 14 ai quali si potrebbero sommare Palermo e Belluno (considerandoli come area) e, forse, Agrigento, dove il sindaco uscente Marco Zambuto ha ottenuto il 74% al ballottaggio e sarà dunque riconfermato. Un po’ come Tosi, Zambuto, che era sostenuto da un’alleanza di centrosinistra ha scelto di stare al centro e ha vinto alleandosi con l’Udc e battendo al ballottaggio il candidato di centrodestra. Cinque Stelle, si diceva, si prende Parma e Cuneo (che era di centrosinistra, va a Federico Borgna (centro) che batte il candidato sostenuto dal Pd, Pierluigi Garelli. Note liete, comunque, per il centrosinistra vengono, ovviamente da Genova, dove il trionfo di Marco Doria (59,7%) era annunciato, ma anche dall’Aquila dove Massimo Cialente si conferma (59,2%) nonostante le difficoltà della ricostruzione battendo il centrista Giorgio De Matteis. Il centrosinistra si conferma a Piacenza (Dosi col 57,7%) e a Taranto (Ippazio Stefano col 69,7%), perde Frosinone (dove il centrodestra mette a segno un ribaltone con Nicola Ottaviani (52,7%) batte il sindaco uscente Michele Marini, ma conquista diverse città che raramente erano state dalla sua parte. Da Rieti (Simone Petrangeli col 67,2%), a Como (Mario Lucini 74.2%); da Monza (Roberto Scanagatti 63,4%) ad Alessandria (Maria Rita Rossa 68%); da Asti (Fabrizio Brignolo, 56,9%) a Lucca (Alessandro Tambellini 69,8%) e persino a Isernia (Ugo De Vivo 57,1), il centrosinistra scala montagne che sembravano irraggiungibili. Sconfitta, invece, a Trapani dove il candidato di centrodestra Vito Damiano batte un altro candidato di centro con 54,1%.
I Comuni superiori. Stesso andamento per i Comuni superiori dove il centrosinistra fa registrare un’avanzata davvero significativa e il centrodestra rischia di sparire. Civiche e centristi mantengono le posizioni mentre, come si diceva), il movimento 5 Stelle riesce ad affermarsi soltanto in due altri comuni. Il motivo principale è da ricercarsi in una politica delle alleanze praticamente inesistente. In Italia, nessun partito è mai riuscito a governare da solo. Ecco i numeri che prendono in esame 145 comuni superiori ai 15 mila abitanti (10mila in Sicilia). Il centrosinistra ne governava 45; ora ha quasi raddoppiato il suo bottino salendo a quota 81, cui vanno sommati i 14 capoluoghi di cui sopra per arrivare al totale di 95 che Bersani ha sbandierato con comprensibile orgoglio in conferenza stampa. Il centrodestra, invece, crolla da 81 comuni superiori a un terzo esatto (27) cui vanno aggiunti i 6 capoluoghi per un totale di 33 contro i 98 di partenza. Gli altri 23 comuni al ballottaggio se li dividono le liste civiche (5), il centro (4), i 5 Stelle (2) le liste di sinistra (3), la Lega Nord (uno) e liste identificabili come “Altri” (6).

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Pantaleo Gianfreda
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