Ma non possiamo avere paura.
19 Maggio 2012Spread the love
Perché tra le 7 e le 8,30, ogni mattina, milioni di ragazzi e ragazze vanno tranquillamente a scuola e milioni di genitori, ovviamente, si fidano e li affidano allo Stato che provvederà a educarli e custodirli nelle successive 4 o 5 ore. Questo grande rito che succede ogni mattina in Italia come nel resto del mondo, è uno dei momenti più normali ma anche più alti del rapporto tra Stato e cittadino. Tante cose, non vanno, in questo Paese, ma nessuno ha mai pensato che, al di là dei (purtroppo) “normali” pericoli della strada e della vita, si potesse finire a mandare a i figli a scuola con l’apprensione nel cuore. E non solo: quante scuole ci sono oggi, in Italia, intitolate a vittime della mafia, del crimine o del terrore. Centinaia, migliaia? E’ possibile, è ammissibile, che dei genitori debbano finire a pensare che mandare i figli in scuole che portano quei nomi onorati ed eroici possa diventare fonte di pericolo invece che di orgoglio? Ecco un altro pezzetto di innocenza, di convivenza civile che ci viene portato via, strappato dalla pelle e dalle menti.
Chiunque sia stato, mafia o racket, terrorismo o altro, non è neanche detto che ci abbia pensato. Non è detto che sia stato così perverso e raffinato da rendersi conto di quello che stava colpendo, di come sarebbe andato in profondità nelle nostre insicurezze, di come avrebbe scavato nel tessuto sempre più lacerato di questo Paese. Ma è anche possibile che proprio questo volesse. Perciò è necessaria una risposta generale, davvero imponente e forte. Per dire, ancora una volta, che non dobbiamo aver paura, che non ci faranno paura.
Chiunque sia stato, mafia o racket, terrorismo o altro, non è neanche detto che ci abbia pensato. Non è detto che sia stato così perverso e raffinato da rendersi conto di quello che stava colpendo, di come sarebbe andato in profondità nelle nostre insicurezze, di come avrebbe scavato nel tessuto sempre più lacerato di questo Paese. Ma è anche possibile che proprio questo volesse. Perciò è necessaria una risposta generale, davvero imponente e forte. Per dire, ancora una volta, che non dobbiamo aver paura, che non ci faranno paura.
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