Lettera aperta di un comune cittadino a Pantaleo Gianfreda e Salvatore Perrone

2 Settembre 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Ricevo e pubblico una lettera inviatami in questi giorni da Fabio Verardi. Segue un mio breve commento.

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Cari Pantaleo e Salvatore,

mi rivolgo a voi in qualità di comune cittadino, anche se preferirei meglio definirmi un vostro amico, ma la locuzione “comune cittadino” è voluta per rafforzare il concetto che quanto andrò a scrivere, probabilmente, potrà essere condiviso da tanti altri concittadini che, come me, vi conoscono e vi stimano, ma vivono l’imbarazzo nel vedervi da tempo “acerrimi nemici” ed esageratamente contrapposti.

Lo sapete entrambi, non sono avvezzo ad “espormi” pubblicamente nel commentare  fatti e vicissitudini politiche del nostro paese, anche perché credo che gli animatori della vita politica del paese debbano essere gli “addetti ai lavori”, sperando che, una volta eletti, gli stessi possano espletare in modo adeguato il loro mandato, ma il deciso inasprimento dei toni comunemente percepito e la presa di distanza del nostro Sindaco con il comunicato dello scorso 28 agosto, che condivido riguardo alla necessità di  moderare, per l’appunto, i toni, mi portano a violare questa mia convinzione e, pertanto, eccomi qui a scrivervi.

Scelgo questa forma di comunicazione, la pubblicazione su “Infocollepasso.it”, perché notoriamente visitato da tanti concittadini residenti sia a Collepasso che fuori dallo stesso.

C’è da dire che se fosse vero anche e solo l’1% di quanto reciprocamente vi “vomitate” addosso, bisognerebbe stare lontano un miglio da entrambi; fortunatamente lo sapete, lo sappiamo, non siete assolutamente come vi “dipingete”. L’escalation nelle offese, che talvolta “deragliano” in questioni familiari, fornisce di voi un’immagine che non rende minimamente giustizia al sacrificio in termini di tempo e di energie che da anni caratterizza il vostro impegno politico/amministrativo, figlio di una passione che vi porta ad assicurare una disponibilità che dovrebbe essere indirizzata, senza “distrazioni”,  unicamente a favore della nostra Comunità.

Credo di sapere cosa significhi dare sfogo ad una passione con slancio e  senza risparmio di energie. Io, come tanti, tantissimi concittadini, l’ho fatto e spero di continuare a farlo nell’ambito che più mi appartiene: il volontariato. L’unico modo per essere ripagati per questo tipo di impegno è solo e soltanto il raggiungimento di un obiettivo, la soddisfazione di aver reso un servizio utile alla collettività, dando quindi un senso compiuto a ciò che si fa.

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Capita anche a noi comuni cittadini, nell’adempimento dei nostri impegni familiari, lavorativi, di volontariato, ecc., di incappare in qualche screzio che può portare a vere e proprie inimicizie; è inevitabile, spesso ingiusto ma inevitabile e non per questo risulta legittimo sbandierare ai quattro venti le nostre ire; proviamo ad immaginare solo per un attimo se tutti noi andassimo ad urlare in piazza le “nostre” ragioni, dove arriveremmo?

Mi rifaccio ad un vecchio insegnamento del nostro caro don Celestino: “Per far emergere il nostro lavoro, alla base del nostro impegno è da privilegiare sempre e comunque un sano spirito di emulazione e cercare quindi di “far meglio”, lasciando da parte infamie e cattiverie allo scopo di denigrare il prossimo”; credo sia inopportuno qualsiasi commento!

Grazie a Dio, tanti di noi sono cresciuti con questi insegnamenti e, probabilmente, è anche grazie a queste lungimiranti indicazioni del “don” che Collepasso non è poi così male come “ci impegniamo” a farlo apparire. La nostra Comunità è sempre stata laboriosa. Tanti giovani concittadini hanno ora la possibilità di “emergere” grazie al lavoro dei nostri vecchi che hanno fatto del sacrificio il loro credo quotidiano. Pochi paesi nel circondario possono annoverare tante persone impegnate nel volontariato come avviene a Collepasso. Diverse sono le associazioni operanti sul territorio “al servizio della gente” e, relativamente a chi nel tempo si è dedicato all’amministrazione del paese, bisogna comunque riconoscere l’impegno e, sino a prova contraria, assicurare il rispetto della dignità personale; non mi risulta che qualcuno sia stato mai giudicato reo di fatti orribili, nella peggiore delle ipotesi ci possiamo trovare di fronte a persone vogliose di fare ma non particolarmente portate per la gestione amministrativa del paese e che quindi avrebbero dovuto e/o dovrebbero evitare di rendersi disponibili in tal senso per il futuro. Collepasso non merita di essere umiliata: Collepasso siamo noi!

Caro Pantaleo, alcuni anni fa il mio impegno in un’associazione locale è coinciso con il tuo da amministratore; in quel periodo, per ovvie ragioni abbiamo avuto modo di collaborare, ho “saggiato” le tue qualità amministrative e credo di poter sostenere, senza paura di essere smentito, che il tuo apporto, tra l’altro, è stato fondamentale nel consentire alla mia associazione il pieno raggiungimento degli obiettivi statutari. Ti conosco, per come ho avuto modo di percepirti, preparato ed appassionato, di conseguenza, impegnato “al servizio” senza soluzione di continuità, requisiti, questi, che meritano  uno sfogo “adeguato”, senza essere “distratti” da misere beghe di paese.

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Caro Salvatore, ci uniscono situazioni ed affetti che mi consentono di ritenerti amico e persona su cui fare sicuro affidamento.  La tua sagacia, la  voglia di renderti utile alla gente, insieme ad una innata passione per la politica, ti hanno portato a compiere un percorso politico di tutto rispetto, avendo ottenuto risultati che pochi concittadini hanno raggiunto nella storia di Collepasso. Traducendo in azione amministrativa queste tue caratteristiche e grazie al tuo incarico attuale, hai la concreta possibilità di determinare esiti positivi per il nostro paese, per la nostra gente.

E allora, che ne dite, si può ancora fare? Possiamo ricondurre questo “scontro” verso una logica di “leale contrapposizione politica”?. Lo so, non è facile, so che tanta, troppa acqua è passata sotto i ponti, ma da inguaribile ottimista io ci spero… e voi?

Pantaleo, Salvatore, questo mio invito è figlio di un “disagio” che avverto da tempo: vi prego di recepirlo in tal senso, scevro da qualsivoglia logica di appartenenza.

Con amicizia, Fabio.

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Carissimo Fabio,

correttamente e doverosamente pubblico la tua lettera. Non ne condivido i contenuti. Certamente, però, ne condivido lo “spirito” e apprezzo la tua indubbia buona fede.

Considero sbagliati e devianti l’approccio e la lettura che dài delle vicende amministrative, che non sono certamente, come qualcuno tenta maldestramente di far credere, “questioni personali”. Sono vicende pubbliche che coinvolgono gli interessi della Pubblica Amministrazione e di tutti i cittadini. Salvo che qualcuno erroneamente pensi che il rispetto e/o il ripristino della legalità e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge siano “fatti privati”… Non sarebbe male se, accanto all’obbligatorietà dell’annuale “precetto pasquale” per tutti i credenti, si rendesse obbligatoria anche una forma di “precetto costituzionale”, che obbligasse tutti i cittadini a rileggersi, almeno una volta l’anno, la nostra bellissima Costituzione, frutto di un felice incontro tra tutte le migliori culture politiche e sociali italiane e del sacrificio di tanti partigiani, soldati e cittadini qualunque…

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Avevo iniziato a scrivere una articolata risposta per intraprendere un ragionamento con te, che, comunque, ho già avuto modo di avviare… poi ho deciso di risponderti con semplici e brevi domande, di cui, naturalmente, ti prego di cogliere “il senso”.

Ti chiedo: di fronte alle atrocità nazi-fasciste, che ammazzavano e trucidavano in nome di una folle ideologia e di criminali obiettivi, e alla resistenza dei partigiani (aiutati dagli americani), che ammazzavano i nazisti per salvare la democrazia e la libertà… chi aveva ragione?!? Pensi che sarebbe stato sufficiente un generico richiamo a valori, a impegni, a potenzialità per rimettere tutti i “cocci” al loro posto ed impedire quei crimini frutto di uomini malvagi?!? Troppo diversi e contrapposti culture e obiettivi. Gli uni ammazzavano per imporre una dittatura disumana e atroce, gli altri per la libertà e la democrazia. E diciamocelo con franchezza… pur con tante atroci morti (dall’una e dall’altra parte), per fortuna hanno vinto i Partigiani e gli Americani. Hanno avuto ragione loro! Ha vinto la democrazia e la libertà, di cui oggi tutti noi, pur con infiniti limiti e contraddizioni,  riusciamo a “godere”…

Detto questo, naturalmente io auspico che oggi, anche nel nostro piccolo, certi obiettivi di legalità, trasparenza, buona amministrazione e moralità si raggiungano con corretti strumenti democratici e non certo con la guerra…

Ma permettimi, Fabio, la mia concezione della Politica e della Pubblica Amministrazione sono, culturalmente, eticamente ed empiricamente, agli antipodi di quella di Salvatore Perrone…

In questi giorni ci ha lasciato un grande uomo, il cardinale Carlo Maria Martini. Uomo di grande cultura e aperto ad ogni dialogo con culture e religioni diverse. Dialogo sui grandi valori che devono accomunare tutti gli uomini. Sono sempre pronto al dialogo. Sui valori.

Sui disvalori, invece, non c’è dialogo, ma solo ferma condanna e coerente contrapposizione.

Con affetto.

 Pantaleo


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Pantaleo Gianfreda