Collepasso piange la morte del militare. “Sempre lontano, con il Salento nel cuore”

25 Giugno 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Missioni in Albania, Bosnia, Iraq, da ultimo in Afghanistan, dove ha trovato la morte. Con la sua divisa da carabiniere voleva contribuire a costruire la pace il carabiniere scelto Manuele Braj, 30 anni, alla sua quinta missione, nato a Galatina ma da sempre residente a Collepasso, piccolo centro di poco più di 6.000 abitanti a 30 chilometri da Lecce. Un’esplosione ha distrutto i sogni suoi e della famiglia che sei era costruito da così poco.

La giovane moglie Federica Giaccari, 28 anni, ha appreso la notizia del decesso del marito avvenuto in un campo per l’addestramento della polizia afghana, ad Adraskan, nella provincia occidentale di Herat, nell’abitazione dei genitori a Collepasso, dove era arrivata due giorni fa insieme al figlioletto di appena 8 mesi per trascorrere l’estate in attesa del ritorno del marito dalla missione. Era partito da poco più di un mese Manuele. Il suo rientro in Italia era previsto in autunno inoltrato ma la speranza dei familiari era  di riuscire a vederlo per qualche giorno durante l’estate.

Un desiderio alimentato dalle parole del giovane militare e dalla consuetudine di tornare nel suo Salento ogni qualvolta il lavoro glielo concedeva. Da molti anni, infatti, il carabiniere abitava lontano da Collepasso. Dal 2005 risiedeva a Gorizia, dove ha sede il 13° Reggimento

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Friuli Venezia Giulia, presso il quale prestava servizio. Soffriva la lontananza dalla famiglia e dalla sua terra, ma aveva scelto di coltivare un sogno, che era quello di indossare la divisa da carabiniere e di lavorare spesso all’estero. Dopo il matrimonio, celebrato a Collepasso nel 2009, la moglie Federica l’aveva raggiunto a Gorizia e lì lo aspettava nei lunghi mesi di assenza in cui era impegnato nelle zone di guerra. Pochi giorni fa, la giovane donna e il figlioletto sono arrivati nel paese d’origine, in quella casa dei genitori in via Pio X dove le è stata annunciata la tragedia. A portare la notizia alle famiglie Giaccari e Braj è stato il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce, colonnello Maurizio Ferla, che ha espresso alla moglie e ai parenti la vicinanza dell’Arma. “Proviamo un grande dolore. Un sentimento che si rinnova ogni volta che cade uno dei nostri ragazzi – ha dichiarato il colonnello -. Questo è un momento molto difficile, per le famiglie del ragazzo e per l’Arma dei carabinieri”.

“E’ un elenco troppo lungo quello dei nostri soldati caduti nelle missioni all’estero”, ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, appresa la notizia. “Manuele Braj, 30 anni, una creatura di 8 mesi, è l’ultimo nome – ha detto Vendola – che si aggiunge a questa lista del dolore e del lutto e la Puglia intera è oggi in lutto. Tutti quanti sentiamo innanzitutto come sentimento prevalente quello della solidarietà, dello stringerci attorno alla comunità e alla famiglia di Manuele Braj. Con più serenità – ha concluso – continueremo a porre domande sul senso di questa missione”.

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Un momento drammatico per l’intera comunità di Collepasso, che si è stretta subito attorno ai due nuclei familiari. Pochi minuti dopo che la notizia è stata comunicata ufficialmente, a casa della famiglia Giaccari è arrivato il sindaco Paolo Menozzi, legato da lunga amicizia ai Braj: “Conoscevo bene Manuele, perché abitava vicino casa mia, l’ho visto crescere, non posso credere che sia morto. Era un ragazzo d’oro, lo posso dire senza timore di pronunciare frasi fatte, perché l’ho conosciuto molto bene fin da piccolo, quando giocava per le strade del paese ma anche tra i banchi di scuola, dal momento che ha frequentato l’istituto professionale in cui insegno Economia aziendale e l’ho avuto anche come alunno”. Un ragazzo con la testa a posto, Manuele. Cresciuto in una famiglia semplice, padre operaio in un caseificio, mamma casalinga, un legame fortissimo con la sorella Doria, che fin da giovanissimo ha coltivato e poi realizzato il sogno di diventare carabiniere. Un salentino che viveva da anni al Nord ma portava sempre il sole della sua terra nel cuore. E tornava a Collepasso ogni volta che poteva, a Natale, a Pasqua, durante l’estate.

“Non riusciva a stare troppo tempo lontano da qui – ricorda ancora il primo cittadino – amava la sua famiglia e conservava immutato l’affetto per gli amici con cui era cresciuto, il suo paese per lui era un punto fermo e un rifugio”. Il rifugio in cui torneranno le spoglie di Manuele, dopo gli adempimenti burocratici e militari. “La comunità di Collepasso è sconvolta dal dolore, per questo ennesimo tributo che il Salento paga in termini di vite umane.  Staremo vicini alle famiglie per quanto ci  sarà possibile  –  ha aggiunto il sindaco -. Siamo in contatto con la Farnesina ma non abbiamo ancora avuto notizie su quello che accadrà nei prossimi giorni, sul momento in cui la salma di Manuele tornerà in Italia e su quello in cui sarà restituita alla famiglia per la sepoltura, per cui non abbiamo ancora potuto decidere in che modo il paese renderà omaggio a questo suo ragazzo caduto nello svolgimento del suo dovere”. 

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Autore dell’articolo: Chiara Spagnolo, repubblica.it


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