In memoria di Giancarlo, un uomo morto in solitudine

6 Marzo 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Giancarlo Campetti viveva “per caso” a Collepasso dal 2005. Era nato ad Ascoli Piceno ed avrebbe compiuto 65 anni il prossimo 26 agosto. Viveva solo. Non aveva parenti. Ieri lo hanno trovato “morto-stecchito” nell’abitazione in affitto di via Dabormida. A quattro passi dal Comune. Era morto già da uno-due giorni. Probabilmente per un infarto fulminante che lo ha fatto stramazzare a terra. Lo hanno “ricomposto” e seppellito in fretta e furia. Senza nemmeno un ricordo né un manifesto. Metafora di solitudini e bisogni che non hanno più udienza nell’ipocrisia, nell’indifferenza e nell’”acristianità” amministrative ormai dominanti a Collepasso…

E’ morto solo. Nella sua abitazione in affitto, in via Dabormida.
A quattro passi … proprio “quattro passi” … dal Municipio… Il Comune a 30-40 metri…
Metafora dell’indifferente presenza del sempre incombente Potere… di solitudini e bisogni che non hanno più udienza nell’ipocrisia e nell’”acristianità” amministrativa dominante…
Giancarlo Campetti, così si chiamava, avrebbe compiuto 65 anni il prossimo 26 agosto.
Da Largo Municipio ci passava quasi tutti i giorni per recarsi al vicino supermercato.
L’ultima volta l’ho incrociato lì. Il solito sguardo su quel suo insolito viso. “Straniero”. Più triste e cupo del solito. Amareggiato. Solcato dalle delusioni. Dalle amarezze. Quasi torvo. Mi sembrava di cogliere, in alcuni affioranti e fulminei “tizzoni” dei suoi occhi, un’intima ”ebollizione”… un vulcano a malapena spento…
Unica “proprietà”: la sua solitudine. I suoi ricordi. Forse i suoi incubi.
Una volta, seppur fugacemente, mi raccontò alcune cose della sua travagliata vita. Una ex moglie salentina…
Quante volte ho incontrato e parlato con Giancarlo… L’ho conosciuto quand’ero vicesindaco. L’avevo accolto nella casa “comune”. Gli avevo dato ascolto. Talora veniva a trovarmi. Una volta ha voluto farmi vedere dove abitava, nella precedente abitazione in una strada vicina. Quasi un tugurio. Umidità grondante. Il proprietario lo inondò di cause per sfrattarlo.
Era trapiantato da alcuni anni a Collepasso. Dal 2005. Probabilmente “per caso”. Era nato ad Ascoli Piceno.
Lo hanno ritrovato ieri mattina. Morto stecchito. Forse da un paio di giorni. Un infarto fulminante.
Stamattina, nemmeno un filo di cronaca sui giornali.
Lo hanno “congedato” subito. In fretta e furia.
Nessun manifesto ad annunciarne la morte. Nessuno ci ha pensato…
Non ci ha pensato il “capo” del paese (non meraviglia!)… non ci ha pensato neppure il “predicatore cinese”…
Forse il Comune non aveva pochi euro per un manifesto?!?
Un morto senza manifesto…
Come a disconoscere il diritto (per chi muore) e il dovere (per chi sopravvive) ad un seppur fugace ricordo… come a dissacrare l’ancestrale diritto-dovere all’umana “com-passione”, seppur per un attimo, per una vita che si spegne… se non alle pubbliche “con-doglianze”, al dolore “comunitario”…
Giancarlo se n’è andato in silenzio e senza un manifesto. Come uno “straniero”. Un “profugo”. Sbattuto su impervie ed ostili coste dai marosi ribollenti del furioso Nettuno…
Mi vengono in mente scene da “Terraferma”, film di recente proiezione al cineforum. “Profughi” annaspanti, indifesi, lasciati morire dall’indifferenza… inghiottiti negli abissi… ributtati esanimi su spiagge dorate…
Giancarlo, “profugo” sbattuto a Collepasso dai marosi della vita, è morto in silenzio. Per non “disturbare” nessuno. Nell’indifferenza generale.
Cittadino senza patria. Fratello senza fratelli. Cristiano senza cristiani.
Buoni “cristiani” che sapevano e che, per fortuna, ci sono sempre, lo hanno accompagnato nell’ultimo saluto in Chiesa. Tenero e fraterno il saluto del Parroco.
Giancarlo come il Primo Levi di “Se questo è un uomo”… quell’”uomo” violentato e deriso dalla bestialità del nazismo… ma anche l’uomo “violentato” dall’indifferenza, dalla superficialità, dall’ipocrisia…
Giancarlo… morto senza manifesto… in un paese di “santi” abusivi ed “eroi” taroccati… di una classe dirigente assente, ipocrita e acristiana, indifferente al “Cristo in croce”…
Te lo dovevo questo ricordo, Giancarlo!
Anche a nome di una comunità “diversa”, che vuole continuare ad essere umana, presente, solidale, intimamente “religiosa”, profondamente “cristiana”…
Ciao, Giancarlo… Riposa in pace!

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Pantaleo Gianfreda
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