La Gazzetta: “Carabiniere ucciso da un razzo. Collepasso sotto choc. Il dolore degli amici: «Ragazzo onesto e coraggioso»”

26 Giugno 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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COLLEPASSO – Una comunità sotto choc. E’ bastato davvero poco perché la notizia della morte del carabiniere trentenne, Manuele Braj, in missione nel lontano Afghanistan, facesse subito il giro del paese. In centro, poi, era giornata di mercato e si sono subito formati capannelli, tra una bancarella e l’altra, per parlare del triste evento che ha sconvolto ancora una volta la comunità di un paese salentino. Sempre in centro ha anche un’attività commerciale la cognata Piera, dove spesso Manuele veniva notato quando tornava in paese; e quella saracinesca stranamente abbassata non è passata inosservata. Sembrerà scontato ma non è inutile sottolineare che i sentimenti che si sono intrecciati nel discorrere della gente del paese sono stati quelli della commozione e compassione per quanto è accaduto, uniti a sentimenti di rabbia «per una giovane vita stroncata nel corso di una missione che sta durando troppo a lungo e che sarebbe ora – hanno sottolineato in molti – che terminasse per evitare ancora altri lutti alla nostra nazione».

«Peccato, proprio peccato – ha aggiunto una signora – Aveva messo su famiglia da poco e se ne è andato troppo presto». Sono rimasti attoniti, ovviamente, anche tutti gli amici (specie quelli che come lui frequentavano un bar di via Roma) con i quali si ritrovava per scherzare nel corso delle sue “scappate” a Collepasso per una breve vacanza. Le famiglie di Santo ed Anna Maria Tramacere, papà e mamma di Manuele, e di Antonio Giaccari e Maria Antonietta Bonatesta, papà e mamma della moglie Federica, sono molto conosciute in paese. Gente senza grilli per la testa ma che del lavoro onesto e della disponibilità per gli altri hanno fatto la loro filosofia di vita. Per questo le strade delle abitazioni natali di Manuele e Federica (via Leonardo da Vinci e via San Pio X, ubicate nella stessa area del paese) sono state subito transennate e chiuse al traffico veicolare per cercare di alzare un cordone di rispettoso silenzio intorno al dolore straziante esploso intorno alle 8 di ieri mattina, quando i Carabinieri hanno bussato alla porta di Antonio Giaccari e si è capito all’istante il motivo.

Lo ha ben compreso la moglie che, appena venerdì scorso, era giunta da Gorizia (dove la famigliola abitava dopo il matrimonio) a Collepasso per trascorrere, presso la casa dei genitori, l’estate col figlioletto Manuel, di soli otto mesi, aspettando di passare qualche giorno anche in compagnia del marito in occasione di qualche breve licenza. Purtroppo, un razzo piombato nell’interno della base di Adraskan, dove Manuele svolgeva funzioni di addestratore dei militari afgani, ha strappato questi semplici disegni di vita comune per consegnare alla moglie Federica, al figlioletto Manuel (conoscerà il padre attraverso le foto ed i racconti della madre) ed agli altri familiari una realtà dura ed impossibile da accettare, specie «perché Manuele – così ci è stato riferito – avrebbe preferito restare in Italia per stare vicino alla moglie e per “godersi” pienamente la gioia di essere papà durante questi primi mesi di Manuel». Manuele e Federica si erano sposati esattamente quattro anni fa.

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In paese proclamato il lutto cittadino  

COLLEPASSO – «Manuele era un bravo ragazzo, onesto e coraggioso, che credeva nel suo lavoro»: così il sindaco di Collepasso, Paolo Menozzi, ha ricordato il carabiniere scelto Manuele Braj, aggiungendo, palesemente commosso: «lo conoscevo molto bene, perché insieme con i suoi genitori abitava di fronte alla mia casa. Sono sconvolto per la sua morte. La sua è una famiglia unita, persone perbene. Oggi (ieri, ndr) è stato un triste risveglio per tutti».

«La comunità di Collepasso – si legge sul sito istituzionale del Comune – è rimasta profondamente turbata e commossa da questa tragedia. I genitori di Manuele sono persone stimate e laboriose mentre il suocero, Antonio Giaccari, da anni è impegnato nel campo del volontariato e della Protezione civile. La nostra terra – si aggiunge – ha visto immolare un’altra vita all’impegno del nostro paese in campo internazionale a difesa della pace e della democrazia. Auspichiamo che la morte di Manuel, insieme alla morte degli altri 50 militari uccisi dall’inizio della missione ISAF, non sia vana». Alla moglie ed alle famiglie Braj e Giaccari, il sindaco ha quindi espresso «il commosso cordoglio di tutta la nostra comunità, unitamente alla stima ed all’apprezzamento nei confronti dell’Arma dei Carabinieri».

Questa sera, giusto gli accordi intercorsi con l’Arma dei Carabinieri, la moglie dello sfortunato carabiniere e gli altri familiari, accompagnati dal sindaco, raggiungeranno Roma dove mercoledì all’aeroporto di Ciampino è atteso per le ore 9 l’arrivo dell’aereo che riporterà in patria le spoglie di Manuele. Dopo i funerali di Stato la salma ripartirà per l’aeroporto di Galatina e da qui raggiungerà Collepasso. La veglia si svolgerà nell’Auditorium della chiesa “Cristo Re dell’Universo”, dove nel pomeriggio di giovedì dovrebbero svolgersi i funerali. Intanto, su disposizione del sindaco, è stato proclamato da ieri, il “lutto cittadino” che sarà in vigore sino a conclusione dei funerali. Inoltre, con la stessa ordinanza, è stato sospeso ogni evento musicale sino a domenica ed i titolari di attività sono stati invitati a tenere abbassate le saracinesche durante il rito funebre. Il Consiglio, previsto per oggi, è stato rinviato a data da destinarsi.

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[a.d.m.]

«Ha indossato la divisa con rispetto e onore»    

COLLEPASSO – Manuele Braj, come tanti giovani in cerca di un lavoro stabile ed idoneo per costruire il proprio futuro, aveva lasciato Collepasso per arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri e sin dall’estate del 2005 risiedeva (con la moglie dall’estate 2008) a Gorizia, dove era operativo presso il VII Reggimento «Trentino- Alto Adige». Una lontananza dal paese che durava da un bel po’ ma che non aveva rotto i legami di Manuele con gli amici oltre che con i familiari. Sono proprio gli amici che tracciano del giovane carabiniere scomparso un profilo di «ragazzo sempre col sorriso sulle labbra, pronto alla battuta o a tessere qualche benevolo scherzo ma allo stesso tempo sempre disponibile con tutti». «Anzi – aggiungono i cugini Daniele, Luca e Fabio Bonatesta – faceva l’impossibile per venire incontro a tutti, aiutandoli in ogni modo. Ora se ne è andato facendo il suo dovere mentre aiutava gli altri. E’ proprio strana la vita – ha concluso Daniele». «Ho perduto il migliore amico. In lui – dice, fra continue interruzioni di pianto, Andrea Fabiano – avevo trovato l’amicizia vera. Era tutto per me, eravamo dei fratelli, agivamo in simbiosi. Sono stato anche compare di matrimonio». «Aveva una risata particolare – aggiunge Antonio Castellana, dirimpettaio di casa – e particolare era pure la sua allegria. E’ proprio vero, Gesù chiama a sé i buoni».

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Angelo Serratore, un altro amico, ricorda che a Manuele «non mancava mai la battuta per ogni circostanza e per ognuno che gli era vicino. Partecipare a queste missioni è rischioso ma Manuele le ha sempre affrontate con tanto spirito patriottico». Sergio Baglivo, a commento di un articolo apparso su “infocollepasso.it” ha invitato «ogni famiglia di Collepasso e non, ad esporre davanti alla propria abitazione la bandiera tricolore listata a lutto in segno di solidarietà al valoroso carabiniere Manuele Braj, barbaramente ucciso in una nazione che non vuole assolutamente aprirsi alla pacifica democrazia».

E Carmen Specchiarello ha aggiunto: «Lele, come ti chiamavo, non riesco a trovare parole ma so per certo che quella divisa l’hai indossata veramente col cuore, con rispetto e con onore». In paese regna lo sconcerto. E tanta commozione. Giuseppe Cabibbo, proprietario di un bar in piazza Dante, di fronte alla sede del municipio, è letteralmente sconvolto. «Questa – racconta – è una piccola comunità, 6.300 abitanti, ci conosciamo tutti, e sono tanti, tantissimi i ragazzi che sono andati via alla ricerca di un lavoro». «Manuele – ricorda – era un ragazzo formidabile, dalla risata facile. E quando stamattina (ieri, ndr) mio cognato, che è un carabiniere, mi ha dato la notizia, sono rimasto impietrito dal dolore e dalla sorpresa. Tutti i colleghi di Manuele, qui, sono affranti».

Accanto al bar di Cabibbo, a pochi metri di distanza, c’è il negozio di abbigliamento della sorella della moglie di Manuele. La serranda è chiusa e la gente, che conosce la famiglia, si ferma in piccoli gruppi, davanti al negozio, per ricordare il ragazzo ucciso da un razzo maledetto in Afghanistan. «Un giovane – ricordano le signore – amato da tutti per il suo carattere e la sua grande gioia di vivere». Manuele Braj aveva un alloggio a Gorizia, dove è di stanza il XIII Reggimento Friuli Venezia Giulia, ma appena poteva tornava nel suo paese. «Una coppia felice – ripetono tutti – E da quando era nato il bambino, erano impazziti per la felicità».

[a.d.m.]


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