Salento «asfaltato». Varata la Gallipoli-Otranto: ecco nuova strada-mostro

28 Aprile 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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E’ la guerra delle tangenziali e delle maxirotatorie tra Alezio, Parabita e Collepasso. Il campo di battaglia è l’asfalto della Gallipoli-Otranto, nuova frontiera della mobilità superveloce in un Salento martoriato da colate di calcestruzzo e dalla distruzione del paesaggio agrario. Ed è sempre la Provincia la promotrice. Dopo la Casarano-Ruffano a quattro corsie, poi rientrata, è la volta di altre infrastrutture invasive, anche questa volta in aree di pregio ambientale, con vincoli sia di natura paesaggistica sia archeologica. Il motivo: spendere una ventina di milioni, forse più, in nuove arterie, invece di mettere in sicurezza l’attuale rete intervenendo nei punti pericolosi.
La tangenziale di Collepasso, a sud del centro abitato, oggetto di uno scontro furibondo con Parabita (entrambi i Comuni vogliono gli snodi strategici vicini ai centri), ha registrato la sconfitta della comunità di Collepasso che si sente tagliata fuori dai flussi automobilistici.
Nessuno però – a leggere i verbali delle sedute dei consigli comunali chiamati a esprimersi sul progetto preliminare della Provincia – ha sottolineato che la mega arteria devasterà la collina di Sant’Eleuterio, la Serra più alta del Salento, già martoriata da un bacino idrico da 15mila metri cubi, da antenne tv che l’amministrazione di Parabita sta tentando di bonificare e dagli onnipresenti campi fotovoltaici.
Località Sferracavalli, una delle più belle del Salento, ricca di ulivi secolari, di muretti a secco, di orti e di macchia mediterranea, ma anche di grotte, va incontro a uno stravolgimento senza senso. Subirà un taglio profondo e largo, vedrà nascere una lunga striscia di asfalto e in più dovrà subire l’invasione di rondò – sono in tutto otto lungo il tracciato che dalla ex marmeria «Pellico» porterà a Masseria Grande – e di complanari. Quella dei rondò sta diventando una mania, incontrastata. Ogni piccola comunità e ogni politico locale vogliono il proprio rondò. Ogni strada si apre con una maxirotatoria, continua con altri rondò a ogni incrocio e si conclude con una maxirotatoria. Nessuno pensa alla superficie agraria distrutta e al paesaggio stravolto.
La tangenziale di Alezio grida vendetta. Dovrebbe essere lunga circa cinque chilometri, parte da località Rosco e attraversa zone agrarie di un pregio da catalogo. Anche questa megastrada è a sud del centro abitato, in una piana deliziosa nella quale si alternano oliveti, vigneti e orti. Il professore Aldo D’Antico, uno storico locale, ha censito gli alberi più antichi: molti ulivi sarebbero stati piantati dai monaci basiliani 1400 anni fa. La tangenziale partirà nei pressi dell’ospedale di Gallipoli e del caseificio Barone, proprio sulla collina che fa da terrazza verso il mare. La sua destinazione è sulla strada provinciale 361 nel tratto in direzione Collepasso.
Questa pianura è tra le più importanti dal punto di vista paesaggistico, agrario, storico e ambientale. Lo ricorda il rappresentante dell’assessorato regionale all’’urba – nistica che nella conferenza di servizi promossa dalla Provincia il 10 luglio del 2011 ha dettato un decalogo che in sostanza blocca l’iniziativa. Questi i punti indicati come insuperabili: la presenza nella piana di ambiti territoriali di diverso pregio, di tipo “B”, “C”, e “D”, secondo le tabelle del Putt regionale e di un’oasi di protezione faunistica in località Spirito Santo. Il tecnico ha anche sottolineato che la zona è interessata da vincoli geomorfologici, con cigli di scarpata e crinali, e che comunque occorre un esame accurato da parte dell’Autorità di bacino. Nella piana, infatti, un reticolo idrografico delicatissimo e le opere realizzate dai contadini nel passato hanno stratificato un fragile equilibrio che qualsiasi iniziativa infrastrutturale danneggerà. Il tracciato, inoltre, interferisce in modo invasivo con le aree archeologiche, in particolare con quella degli insediamenti messapici (una importante necropoli) ad Alezio. Ogni angolo di campagna è una piccola miniera di reperti. Sono stati decine i contadini che negli anni, arando i terreni, hanno rinvenuto resti del passato. Sarà quindi indispensabile il «preventivo parere della Soprintendenza». Il Piano urbanistico territoriale è stata una conquista della Puglia. Giustamente, per la piana di Gallipoli e Alezio, impone la «valorizzazione delle conduzioni agricole». Invece di promuovere una politica per sostenere chi cura la campagna, Comuni e Provincia pensano di risolvere i problemi della sicurezza stradale tracciando nuove arterie e disarticolando il tessuto del Salento. Nella stessa conferenza al Comune di Alezio è stato invitato a esaminare con rigore i problemi sollevati. Ma la battaglia sui rondò si gioca su altri motivi: i soldi dei Fas, nuova chimera di una terra che non vuole cambiare pagina.

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L’«ideona»: un rondò sullo storico cancello (della Masseria Grande)
Un manufatto in pietra leccese, risalente almeno al ‘700, dovrà essere demolito e ricostruito 15 metri più indietro

di ANTONIO DE MATTEIS

COLLEPASSO – Sulla provinciale non si bada a spese. Un milione tondo tondo servirà per mettere in sicurezza l’innesto della provinciale Casarano-Masseria Grande alla provinciale 361 (ex statale 459 Maglie-Gallipoli) in prossimità dell’abitato di Collepasso. Una spesa di rilievo che procurerà anche un danno alla stessa Masseria Grande perché i progettisti hanno previsto l’abbattimen – to del muro perimetrale e delle colonne in pietra leccese del portone d’ingresso. Uno schiaffo del «modernismo» alla storia del luogo e solo per indietreggiare il tutto di una quindicina di metri rispetto all’assetto attuale. Eppure una soluzione mediata tra sicurezza e rispetto del manufatto (che dovrebbe risalire al 1600 o quantomeno al 1700 e e che certamente può definirsi un «bene comune» per gli abitanti di Collepasso) ci sarebbe: basterebbe avanzare la rotatoria verso il paese invece di indietreggiare la recinzione della masseria occupando la vasta area dell’attuale svincolo ed il rottame del precedente percorso stradale, a ridosso della Masseria.
La proprietà dell’immobile ha chiesto alla Provincia di evitare di demolire l’ingresso sostenendo che «oltre ad essere di pregevole fattura ha anche un notevole valore storico-ambientale», ma sino ad ora non c’è traccia di accoglimento dell’istanza. Anzi i lavori potrebbero partire presto, salvo che la recente delibera della Giunta di Collepasso non riesca nell’intento di aprire un tavolo tecnico come propone il sindaco, Paolo Menozzi «per riesaminare il progetto e trovare una soluzione tecnica condivisa, che eviti l’abbattimento del muro di cinta e dell’imponente ingresso della Masseria Grande, bene di rilevante interesse storico, mediante la traslazione della stessa rotatoria». «Banalmente» elementare.
Di ciò è stata messa al corrente pure la Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici della Puglia. Intanto, per mettere in sicurezza la strada, dall’incrocio con la provinciale Cutrofiano-Supersano allo svincolo per Casarano (prima di proseguire per Collepasso) sono state realizzate due rotatorie (ancora incomplete) ma i lavori sono fermi all’altezza dell’unica pericolosissima curva che dovrà essere corretta. Il motivo sarebbe quello di garantire sicurezza nel cantiere chiudendo al traffico l’importante arteria che unisce i due mari. Per contenere il disagio che si arrecherà, l’assessore alla Viabilità e traffico, Giuseppe Perrone, venuta meno (da parte della Provincia) la proposta di istituire il senso unico alternato, ha chiesto che i tempi di chiusura siano contenuti.

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«Sapeste che sudate per tutti questi soldi» 
Gli scontri tra maggioranza e opposizione a Parabita. «Qui si cementifica a occhi chiusi»

«Il presidente della Provincia sai cosa ha detto? Amici miei, se vi mettete d’accordo va bene, sennò gli altri Comuni stanno pronti a prendere 11 milioni di euro». Biagino Coi, assessore di Parabita, durante la seduta dell’otto marzo scorso illustra la sua battaglia campale per attrarre soldi alla sua comunità difendendo la variante alla tangenziale con il tracciato più vicino al Paese. «Anche Alezio – annuncia con fervore – ha dovuto sudare per poterla allungare avanti. Non è che tu vai e dici: allunga la strada. I soldi dove stanno? Ma sapete come si guadagnano?…».
Coi questa battaglia («Voi non sapete quante camicie abbiamo sudato») l’ha condotta alla Provincia, in particolare durante le conferenze di servizi. Durante il consiglio comunale risponde piccato e con foga a un giovane consigliere dell’opposizione, Marco Cataldo, un ingegnere informatico eletto con la lista “Bene comune”. Diverso, anzi opposto, il registro di Cataldo: «Stiamo andando a cementificare zone senza valutare neanche il progetto complessivo. Il nostro territorio è coinvolto su larga scala, soprattutto nella parte bassa, dove dovremo andare a distruggere una delle zone più belle della nostra realtà parabitana confinante con Alezio». Il giovane ingegnere valuta una cosa illogica devastare l’ambiente in nome dello sviluppo. «In realtà – sostiene – solo custodendo e valorizzando il nostro paesaggio con intelligenza potremo aprire nuove possibilità».
Tra varianti e controvarianti, allungamenti di tracciati e rondò che si moltiplicano, il dibattito, a Parabita, si concentra su 700-800 metri della provinciale 361 che il Comune vuole consegnare alla Provincia in modo da liberarsi dai costi della manutenzione. Ma attorno alle rotatorie si muove un’economia di progettisti e imprese. Un rondò, in base ai calcoli della Provincia, costa circa mezzo milione. Il 23 marzo scorso, il dirigente della viabilità, ingegnere Stefano Zampino, con una determina ha affidato la progettazione esecutiva di una rotatoria a Parabita a due professionisti, uno dei quali – un geometra – di Parabita. Costo della rotatoria, 450mila euro. Dieci rotatorie nel comprensorio, se dovesse essere seguita la stessa filosofia, comporterebbero affidamenti diretti di incarichi per quattro-cinque milioni.
I soldi per realizzare le tangenziali dovrebbero arrivare dal Fas, Fondo aree sottoutilizzate. Ma è la strada migliore per rilanciare la crescita economica e per valorizzare il nostro territorio? Distruggere campagna in modo superficiale non è la strada da percorrere.
Un attacco frontale all’operazione arriva da Alfonso Rampino, consigliere provinciale del Partito democratico: «L’itinerario Otranto-Gallipoli, enfaticamente definito da Gabellone uno dei fiori all’occhiello della sua programmazione, altro non è che una sommatoria di interventi di difficile realizzazione, giacché gran parte dei fondi dovrebbero provenire dai fatidici fondi Fas». La frammentazione, aggiunge Rampino, sta esaltando logiche distorte e limitate. «Invece di una progettualità organica – conclude – si finisce con il minacciare le splendide Serre salentine».


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Pantaleo Gianfreda
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