70 anni di attesa. Storia di straordinaria umanità postbellica tra Collepasso e Ucraina

2 Giugno 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La piastrina ritrovata

Se la piastrina di riconoscimento è tornata a noi oggi è perché, nel tempo, quella terra per molte braccia è stata strumento di lavoro e, scavo dopo scavo, l’ha restituita agli uomini. Ad oggi era nelle mani di un collezionista della città di Volgograd (la vecchia Stalingrado) di nome Sergej, che con altre piastrine ritrovate l’aveva messe in vendita su alcuni siti specializzati. Grazie all’opera di mediazione di alcuni frequentatori del Blog di Pino Scaccia sopra citato, l’ha spedita insieme alle piastrine di altri soldati, ai loro familiari. E cosa che gli fa più onore, senza chiedere alcun compenso ed addirittura accollandosi le spese di spedizione dall’Ucraina all’Italia. E’ un segno dell’umanità di quelle popolazioni che in ultima istanza hanno avuto rispetto dei morti, anche se di un esercito presentatosi come invasore. Ma, soprattutto, è anche motivo di conforto per i familiari di tutti quei soldati che non hanno fatto ritorno, il fatto che anche i loro cari possano aver trovato quell’umanità nel lontano 1942, in una terra, la Russia, che, con i suoi 20 milioni di morti, ha pagato il più alto tributo di vite umane nella seconda guerra mondiale.

Ora dopo 70 anni quella piastrina è nelle mani della figlia Teresa, la bambina della foto, che dopo 70 anni di non notizie, sa che anche se la foto è rimasta monca, è perché la parte mancante ha scritto un pezzo di storia italiana, insieme ai soldati che han fatto ritorno, ma soprattutto insieme agli oltre i 100.000 che non sono più tornati.

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Dario Moscatello


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