Giustizia è fatta! Emessa ordinanza di ripristino dei luoghi e di demolizione/rimozione delle opere difformi in località Masseria Grande

5 Giugno 2013 Off Di Pantaleo Gianfreda
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MG1Giustizia è fatta!

Lo “scempio” dei lavori provocati presso la Masseria Grande è stato definitivamente bloccato!

La verità, la legalità, la buona politica e la difesa del territorio trionfano!

Tutte le opere realizzate nei pressi della settecentesca Masseria dovranno essere smantellate e la costruzione del nuovo rondò può riprendere solo dopo il ripristino dello stato dei luoghi, nel rispetto dei progetti che erano stati approvati nel 2010 da Comune e Provincia

E’ stata emessa, infatti, in data odierna (mercoledì 5 giugno), ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi e di demolizione/rimozione delle opere realizzate in difformità.

L’ordinanza, firmata dal Dirigente comunale arch. Fernando Montagna, è stata già notificata alla Provincia (Presidente, Responsabile del Procedimento, Direttore dei Lavori) e alla ditta appaltatrice e trasmessa, per gli adempimenti di competenza, a Procura della Repubblica, Regione (Presidente e Assessorato), Ministero delle Infrastrutture, Carabinieri, Vigili e al P.M. dott. Cillo, che già indaga sulla vicenda.

La scandalosa vicenda, clamorosamente esplosa dopo le mie denunce – per lungo tempo ignorate dagli amministratori comunali e irrise da amministratori provinciali arroganti, superficiali e supponenti -, giunge pertanto al suo prevedibile epilogo.

Le opere realizzate sono difformi e abusive e dovranno essere tutte smantellate!

MG2Nella sua ordinanza, infatti, il Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale rileva che “tutti i lavori realizzati – rilevati stradali, livellette e scoline in cemento armato, pozzetti e canalizzazioni interrate – non potendosi configurare “opere temporanee”, sono totalmente difformi dal progetto approvato con deliberazione C.C. n. 1 del 01.02.2010 e n. 12. del  20.04.2010 in variante urbanistica” e intima ai destinatari dell’ordinanza (Provincia e ditta appaltatrice) “di provvedere alla demolizione/rimozione delle opere di cui sopra ed al ripristino dello stato dei luoghi entro novanta giorni dalla data di notifica del presente provvedimento”.

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Nell’ordinanza l’arch. Montagna, nel riportare le risultanze del sopralluogo del 19.04.2013 “effettuato con la scorta degli elaborati grafici di progetto, da riscontri e misurazioni plano-altimetriche e rilevazioni fotografiche”, premette che “il progetto aveva ottenuto tutti i pareri in Conferenza dei Servizi e, sulle eccezioni/osservazioni fatte dall’Assessorato all’Urbanistica della Regione Puglia, il progettista, ing. Salvatore Russo, dichiarava che “Non sono previste opere tali da trasformare il territorio o paesaggio esistente: l’intervento ricade all’interno della viabilità esistente. ……., essa non comporta trasformazione o alterazione dello stato dei luoghi, la parte individuata come ciglio di scarpata viene appena lambita dall’intervento senza alcuna alterazione e nel complesso l’intervento risulta compatibile con le finalità di tutela e valorizzazione delle risorse paesaggistico-ambientali previste nei luoghi; la stessa opera non va a modificare la naturale conformazione del paesaggio, ma è intesa a migliorare la fruibilità e sicurezza della viabilità esistente”.

In realtà, invece, nel corso della realizzazione dei lavori era stato fatto tutt’altro…

L’emanazione dell’ordinanza era attesa come “atto dovuto” dopo il Consiglio comunale di mercoledì 29 maggio, nel corso del quale fu recepita all’unanimità la relazione del Dirigente dell’Ufficio Tecnico e la maggioranza, che per lungo tempo aveva in modo preconcetto “snobbato” le mie denunce e persino acceso dure polemiche nei miei confronti, aveva dovuto prendere atto della fondatezza dei rilievi della minoranza. Non può, naturalmente, che farmi piacere la “conversione”, seppur tardiva, di Paolo Menozzi e della sua maggioranza, a dimostrazione che sui problemi concreti per la difesa dei legittimi interessi della nostra comunità è possibile dimostrare comuni e unitari intenti.

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MG3Ora Provincia e ditta appaltatrice, salvo ricorso al TAR entro 60 giorni, hanno 90 giorni per procedere alla demolizione/rimozione delle opere abusive, ripristinare lo “stato dei luoghi” e riprendere “da zero” i lavori per la realizzazione delle opere secondo le previsioni progettuali. Probabilmente, viste indagini in corso da parte della Procura, una chiara ed immediata dimostrazione di disponibilità e buona volontà da parte della Provincia potrebbe alleggerire responsabilità gravi ed eclatanti. Mi auguro che il Presidente Gabellone assuma un atteggiamento responsabile e rigoroso nella difesa del territorio e della legalità.

Certo, “fa senso” leggere sulla stampa (Gazzetta del Mezzogiorno dell’1.6.13) certi appelli sconsiderati e certe dichiarazioni deliranti del “collepassese” consigliere provinciale Salvatore Perrone, il quale, forse abituato a convivere con abusivismi e illegalità, pare non sia in grado di cogliere la gravità dei fatti né difendere il suo territorio, dando oggettivamente adito a sospetti ed amare riflessioni.

Salvatore Perrone, inoltre, nell’insistere in sconsiderati attacchi contro il Dirigente dell’Ufficio Tecnico arch. Montagna, cui va tutta la mia solidarietà per gli attacchi che continua a subire dal soggetto e la stima di tutte le persone oneste per il rigoroso rispetto della legalità, dimostra ancora una volta di perseguire solo vendette personali dopo l’ordinanza di demolizione della casa abusiva in cui abita. Un tale atteggiamento da parte di un pubblico amministratore è grave e assolutamente nefasto e censurabile.

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Sono certo, però, che il Presidente Gabellone non darà ascolto a pericolose “sirene” e che gli stessi amministratori provinciali (i vari Como, Stabile, Capone R., ecc.), che mi riempirono di contumelie ed offese irripetibili nella Commissione provinciale del 15 aprile, oggi si ravvedano degli errori compiuti e degli “abbagli” di cui sono stati vittime e si adoperino perché la Provincia risolva immediatamente il problema. Il rischio, infatti, se la Provincia non interviene immediatamente, è che tutto rimanga bloccato per chissà quanto tempo e che quel rondò diventi un eterno “monumento allo scempio”.

Ecco perché è necessario, così come deliberato dal Consiglio comunale, che si tenga un immediato incontro politico-istituzionale tra Presidente della Provincia e rappresentanti comunali.

Leggi copia integrale dell’ordinanza

GdM 6.6.13


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Pantaleo Gianfreda