In memoria di Silvio Berlusconi
28 Novembre 2013“Mi piacerebbe per davvero poter dire che siamo alla vigilia del crollo di un regime. Non è così. Non ancora.
E’ semplicemente la fine di un banale uomo per tutte le stagioni, un soggetto che è stato funzionale nell’ultimo ventennio sia ai colossi finanziari anglo-americani che al Kgb sovietico, passando per lo Stato del Vaticano, la troika, l’Iran, Israele, l’Arabia Saudita, gli emirati Arabi, la Lybia, l’intero sistema bancario internazionale. Il mondo è sempre stato pieno di individui del genere.
L’aspetto più stupefacente consiste nel fatto che finiscono tutti nello stesso identico modo. E iniziano, anche, nello stesso modo. Interpretando una parte di cui sono consapevoli sia soltanto una rappresentazione di facciata. Ma strada facendo finiscono per inciampare, inesorabilmente, in quella pàtina umana, davvero molto umana, una mitomania mista a onnipotenza, per cui finiscono per convincersi che la maschera che indossano corrisponda alla propria vera natura. E finiscono per crederci. Quando Saddam Hussein, una delle persone più potenti e ricche del pianeta, comparve al suo processo a Bagdad nel 2004, tirò fuori quattro volumi di carte e prove inoppugnabili che – nella sua mente – servivano a documentare i suoi buoni servigi all’occidente che lo stava condannando a morte, pensando di farla franca. Nessuno gli diede ascolto. E’ finito impiccato. Così come nessuno badò agli appelli, alle minacce, alle proposte dell’ultim’ora, lanciate da Gheddafi nell’agosto del 2012. Avvenne la stessa cosa per lo scià di Persia, Reza Pahlevi, un servo sciocco dei petrolieri texani, per il dittatore Marcos nelle Filippine, per Somoza, per Videla in Argentina, per il ricchissimo e potentissimo Bettino Craxi, un uomo che il Corriere della Sera definì allora “un leone indomito che non smette mai di ruggire” e sulle stesse identiche pagine, dieci giorni dopo, definiva lo stesso Craxi “il simbolo della vergogna nazionale, in fuga verso l’Africa come un volgare latitante”: il tempo necessario per i giornalisti compiacenti, che lo avevano sostenuto, di trovare un contratto ben più interessante al soldo di nuove stelle della politica all’orizzonte.
Riciclare oggi l’aspetto gossiparo, grazie alle ultime e recentissime confessioni pepate di Ruby, ci aggiunge, a mio avviso, un tono folcloristico pecoreccio che tinge la tragedia italiana di quel sapore farsesco che offende la coscienza dei cittadini pensanti di questa nazione. E’ bene, invece, ricordarlo come appare nell’immagine in bacheca. Ben lo rappresenta e ne sintetizza gli umori, gli affari, la caratterialità. E’ ciò che è sempre stato e sarà sempre. Un boss dell’illegalità e del malaffare che ha svenduto la nazione, ha impoverito il paese, lo ha bloccato, ingessato ed espoliato, e ha reso la previsione di Indro Montanelli una profezia della realtà “quando Berlusconi, finalmente, cadrà, allora gli italiani, a quel punto, si renderanno conto che ha distrutto la nazione trascinandola nella vergogna, nello scempio, dentro una palude immonda dalla quale sarà quasi impossibile riuscire a tirarsi fuori, come accade sempre con noi italiani, se ne accorgeranno quando ormai sarà troppo tardi”. La conferenza stampa che Berlusconi ha organizzato questo pomeriggio sembra essere uscita dalla penna di uno sceneggiatore di un film di Hollywood di serie B, neppure un colpo di scena, un imprevisto, un guizzo di creatività. Un copione patetico standard, di cui la cupola mediatica al suo servizio (fino a ieri sera) non è in grado di presentarlo in tutta la sua pienezza. Voci di corridoio si assommano, aggiungendo dettagli davvero truculenti, come l’ultima trovata del quotidiano Libero, in cui Belpietro racconta (come se fosse una cosa normale) che Putin è arrivato a Roma ed è andato dal Papa a comunicargli che dopodomani consegnerà un passaporto diplomatico con la nomina per Berlusconi di “ambasciatore della Russia presso la Santa Sede”, dimenticandosi che queste nomine, per poter essere valide, devono essere approvate – di suo pugno – dal Papa in persona. Non penso proprio che la Chiesa, genialmente abile nell’aver trovato in Bergoglio l’uomo giusto al momento giusto, intenda correre il rischio di affondare una istituzione bimillenaria per salvaguardare il patrimonio personale di una dinastia oligarchica di volgarissimi piccolo-borghesi della Brianza, di cui il capostipite è già stato condannato in Assise per prostituzione di minori.
Soltanto una persona che con conosce il funzionamento della comunicazione geo-politica può pensare, anche nell’anticamera del suo cervello, che Papa Francesco possa accogliere quest’idea come una benedizione salutare per la vita spirituale dei cattolici di tutto il mondo. Sarebbe la fine della Chiesa. E a San Pietro lo sanno benissimo. Intendiamoci, non ci sarà nessun sommovimento particolare per il governo. E’ già da lungo tempo che lo avevano preventivato e organizzato con accorta strategia, tanto è vero che si sono riciclati tutti con perfetto tempismo.
L’appello di Berlusconi rivolto ai senatori del M5s rimane una chicca sublime, a metà tra il patetico e il minaccioso, ennesimo tentativo di trasformare in una farsa ciò che deve, invece, essere vissuta per ciò che è: una tragedia tutta italiana.
Noi l’abbiamo costruito.
Noi l’abbiamo inventato.
Noi l’abbiamo sopportato e in molti, troppi, lo hanno anche supportato.
Sta a noi, quindi, alchemizzare questa fase per occuparci delle questioni reali del paese e approfittare di questo evento per avviare l’inizio di un percorso evolutivo di consapevolezza collettiva. Tra le tante citazioni folli oggi a disposizione, ne ho scelta una, emblematica della follia senza pudore (e soprattutto senza limiti) di questo paese. Merita un Oscar. Appartiene a un certo Francesco Cascio, ex Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, che cinque giorni fa è passato al nuovo centro-destra: “Non va sottovalutato il fatto che tutte le veline sono rimaste a lui…neanche una sta con noi, dà da pensarci, è assolutamente necessaria una riorganizzazione”. Nuovo astro del centro-destra alfaniano in Sicilia, costui è stato identificato subito dall’attuale Presidente Crocetta come “l’interlocutore migliore con il quale stabilire una forte alleanza per affrontare insieme, e risolvere, i problemi dei siciliani”. Il regime, come vedete, è saldamente in piedi. La strada è lunga e la percorreremo tutta fintantochè non avremo cambiato la nazione. Buona fortuna a tutti.
In memoriam.”
Articolo di Sergio Di Cori Modigliani pubblicato su beppegrillo.it, 27.11.13
Un ottimo articolo, anche se tanti aspetti sono scontati , come quel riferimento alle parole sagge e “lungimiranti” che disse Indro Montanelli. La cosa che dobbiamo AUGURARCI è che Silvio sia davvero un LONTANO RICORDO e che si lavori SERIAMENTE per il PAESE!