La spedizione “Milano-Sanremo 2013” di un venerando ed eroico gruppo di ciclisti collepassesi
14 Giugno 2013Eccezionale ritorno del “vecchio Lagna” (così mi chiamava già a vent’anni il collega De Matteis, chissà perché!) sulle strade che han fatto la storia del ciclismo italiano e internazionale.
Stavolta, non come ventiquattro anni fa a correre da “isolato”, con moglie e figliolo al seguito, ma a capo di una vera e propria spedizione di sei validissimi “randonneurs”, una formazione mista di cinque nostri concittadini e un racalino.
Ecco i loro nomi: Giuseppe “Pippi” Mangia (classe 1953), Vincenzo “Enzo” Verardi (di Racale, classe 1961), Giovanni “Gianni” De Luca (classe 1967), Giovanni “Gianni” Cenere (classe 1967), Fabrizio Marra (classe 1973), Pasquale Mellone (classe 1975).
Il termine “spedizione”, per favore, non sembri affatto un’esagerazione: partecipare alla Gran Fondo Internazionale “Milano-Sanremo” richiede, infatti, un background complesso, fatto di conoscenza tecnica della bicicletta e di esperienza su lunghe distanze (allenamenti, alimentazione e “quant’altro”), capacità organizzative logistiche.
Già all’atto della “punzonatura”, forte è l’effetto visivo, nello scorrere il lungo elenco di oltre mille iscritti, quando incontri sui tabelloni i nomi Ciclistica Collepassese e Cycling Team Salento, circondati da squadre tedesche, francesi, olandesi, inglesi, persino dal Giappone e dall’Australia; Marra, Mangia, Cenere e Mellone, sparsi fra i Verbrugge e tanti “Van” (“troppo bello, ca…!“).
Ma niente timori, perché non pochi di quei nomi da tregenda finiranno dopo i nostri, e di molto, nell’ordine di arrivo.
Sorvolando su sveglia alle quattro e trenta, pennette col pomodoro alle cinque, partenza alle sette (dopo una buona mezz’ora fra telai, ruote, olio-catena e via dicendo), eccomi finalmente “in corsa”, “presidente-operaio”, alla guida del Fiat Ducato a conveniente nolo, alle retrovie del lungo serpentone, nelle cui spire pedalano ad oltre cinquanta all’ora i miei baldi tesserati.
Non mancano presto gli scrosci di pioggia e i pericoli, quindi, aumentano a dismisura, perché l’asfalto non è poi tanto dei migliori (anche qua la crisi?).
Incontro un’infinità di cadute e le ambulanze hanno un gran da fare.
Alle falde del Turchino, precisamente a Ovada, l’Organizzazione, per il forte intasamento ma con decisione comunque discutibile, dirotta le auto dell’assistenza sulla parallela Autostrada dei Fiori A10.
Della cosa informo subito Fabrizio, il referente del gruppo con auricolare, e gli comunico che uscirò sull’Aurelia a Varazze, per aspettare il loro passaggio sul lungomare.
Qui transita, attardato di undici minuti rispetto ai compagni, Gianni De Luca e decido così di reinserirmi, standogli dietro quanto più possibile.
Tutta la gente della Riviera di Ponente è in strada, profittando della domenica; è mezzogiorno, tutti i semafori sono in funzione e mi tocca rispettarli (ne avrò contati oltre duecento fino a Sanremo).
Quando riprendo il mio gruppo di valorosi, li trovo ricompattati, ma manca Enzo di Racale, cui è stata lasciata licenza di agire per proprio conto e, quindi, è andato via avanti.
Ormai incombono i cinque Capi (Mele, Cervo, Berta, Cipressa e Poggio), che son dolori, messi proprio là, dal 241^ chilometro in poi.
Scatta, ancora, la grande solidarietà fra i nostri cinque concittadini collepassesi, i quali, superate qualche crisi bruttina e una foratura (ruota sostituita in dieci secondi), finalmente tagliano abbracciati il traguardo, posto in fondo al vialone di via Roma, presso il Mercato dei Fiori.
Sotto l’ennesimo forte temporale, rientrano intirizziti al furgone, dopo il “pastaparty”, Pippi Mangia, il vecchio indomabile, Gianni De Luca, emozionatissimo, Gianni Cenere, il volto della contentezza (ma anche “te straccazione“), Fabrizio Marra, ciclista razionale (non a caso è quello che “ha portato i conti” della “quattrogiorni”), Pasquale Mellone, fiero giovanottone, il racalino Enzo, primo arrivato del gruppo, ma provato.
Ripassando continuamente cifre e aneddoti dell’indimenticabile giornata di autentica fatica sportiva, a sera ci fotografiamo con la statua di Mike Bongiorno, davanti al Teatro Ariston, e poi, con un “vaffa” al Casinò, preferiamo tuffarci in pizzeria e bar.
E’ mezzanotte, quando rientriamo a Collepasso il giorno dopo, e il caro Fabrizio, mio vicepresidente, fa involontariamente il filosofo: – Pure questa è passata!
– Questo è Eraclito, “panta rei” – lo incalzo, assonnato.
Dopo la “Nove Colli” e la “Sportfull Dolomiti Race”, ecco la “Milano-Sanremo”, un’altra grossa perla in bacheca, per la nostra Società ciclistica (since 1974).
TABELLINO DEI DATI UTILI
Classificati 884 su 1120 partenti
Verardi (Cycling Team Salento) 420^ (9h5’23”) km/h 32, 520
Mellone (Ciclistica Collepassese) 507^ (9h26’22”) km/h 31,500
Marra (Cycling Team Salento) 508^ (s.t.) “
Mangia (Ciclistica Collepassese) 509^ (s.t.) “
De Luca (Ciclistica Collepassese) 510^ (s.t.) “
Cenere (Ciclistica Collepassese) 511^ (s.t.) “
Vincitore della 43^ Gran Fondo Internazionale “Milano-Sanremo” di km 298: BLAIN Alexander (Francia, classe 1981) col tempo di 7h44’50” alla media di 38,800 km/h
Ulteriori foto e commenti sulla pagina Facebook asdciclisticacollepasse.
Giuseppe Lagna
Grande Pasquale, noi giovani negli anni 90…quanti ricordi: il Centro Turistico Giovanile, la pallacanestro, le macchine sportive e poi siamo cresciuti con Vasco… Forse all’epoca eravamo abbastanza sfacciati o forse allora c’era voglia di credere, forse allora c’era solo l’intenzione di vivere “oggi” non “domani”, come sempre in fin dei conti abbiamo fatto!
“Vecchio Lagna”,quando l’età era ancora quella della giovinezza, stava a significare che Giuseppe Lagna, pur giovane aveva maturato esperienze significative (vecchio,ricordi “Cacaveccia”, in quel di Monopoli?) e con compagni di scuola competitivi. Aveva “respirato”, insomma, l’aria positiva del capoluogo di Regione ed acquisito un’altra mentalità.
Premessa a parte, bravi, bravissimi tutti.
Alla prossima
GRANDI I DUE GIANNIIIIII