Sfida finale: il duello tra Lauda e Hunt
13 Settembre 2013Trentasette anni fa in Formula Uno, la versione moderna di una giostra medioevale, due eroici piloti, si affrontarono per mesi in una battaglia, si diceva allora, che se avessero fatto un film, nessuno ci avrebbe creduto. Il playboy James Hunt contro il robot Niky Lauda. Era la sfida finale tra il perdente con poche speranze contro il campione in carica, l’inaffidabile contro il serio e fidato pilota che non nasconde mai brutte sorprese. Hunt contro Lauda. Era il 1976, esattamente il 12 Settembre, c’era un cielo grigio che si portava dietro una strana inquietudine. In tribuna a bordo pista, il pubblico confuso, disorientato in qualche modo agitato. Gli addetti ai lavori sono nervosi, i piloti tesi. Era il GP d’Italia di 37 anni fa, quello del ritorno miracoloso alle gare di Lauda 42 giorni dopo il tragico incidente in Germania, dove l’austriaco della Ferrari rischiò di bruciare vivo nella sua macchina e restò per settimane in ospedale, ma quel 12 settembre al GP di Monza, quell’uomo piagato con ferite che non avrebbe mai nascosto e mai più cancellato, tornò nell’inferno, e non è un modo di dire, ma tornò per difendere quello che sentiva suo per diritto, capacità e determinazione. Il privilegio di mostrare il numero uno sulla sua monoposto.
In fin dei conti lo sanno tutti che non si può essere grandi da soli, che anche il ciclope, pur perdendo, ha avuto bisogno di Ulisse per uscire dalla sua solitudine immensa o Davide che ha avuto bisogno di battere Golia, come Wellington senza Napoleone non lo ricorderebbe nessuno, che Coppi era lo specchio di Bartali, che Mazzola inseguiva Rivera e viceversa, che Ligabue è l’alter ego di Vasco. In fin dei conti senza un nemico, non si va da nessuna parte (succede sempre in politica). Di sicuro non si resta nella storia. Non c’è nulla di più crudele quando si cancella un trionfo altrui con una veloce alzata di spalle e si dice: va beh, in fondo non ha battuto nessuno….
Antonio Leo