Pensieri intorno ad una data incisa nella Chiesa Madre
30 Luglio 2013Se vi recate in Chiesa Madre, avvicinatevi al montante sinistro della prima porta a destra.
Quale sarà la vostra sorpresa, nel vedere ben incisa una data, della lunghezza di massimo cinque o sei centimetri, su due righi: “10 6 1940 XVIII”.
Càspita!, è la data dell’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, con i due calendari in voga all’epoca.
“Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate!“.
Il nostro anonimo concittadino collepassese trattenne il respiro.
“Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L’ora delle decisioni irrevocabili“.
A questo punto, forse, il cuore cominciò a battergli più forte.
“La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia“.
Esplode ora lu Pippi, gridacchia un “Viva Mussolini!”, vuole uscire alla chiazziceddhra a condividere l’esultanza con la trentina di concittadini sotto l’altoparlante e lo fa subito.
“La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere!“.
La trentina di Collepassesi osannano.
“Popolo italiano! Corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!“.
Sono da poco passate le diciotto e fra poco c’è la funzione serotina; perciò, l’adunata si scioglie e lu Pippi si avvia verso la Chiesa.
Alla fioca luce di poche candele, ma grazie ai raggi solari che ancora entrano dal portone aperto, comincia lentamente con una roncoletta a lasciare in un angolino del tempio la traccia visibile della propria esultanza, “consacrarla”, chissà!
Quale messaggio più chiaro e lampante, al di là delle parole, di cui va scarso, per poter trasmettere la storicità dell’evento?
– 10 6 1940 XVIII – la data del trionfo fascista.
Passerà non molto tempo e quella che sta incidendo diverrà la data del tonfo fascista, lutti e dolori inenarrabili per il popolo italiano.
La pietra leccese resiste bene, ma la mano forte e precisa, degna di un antico Sumero, continua a scanalare lentamente il muro con segni cuneiformi e in pochi minuti l’opera è completa.
Oggi sappiamo tutti come andò a finire l’avventura incosciente di Mussolini e del fascismo; per questo non vogliamo fare i sapienti del senno di poi.
Ma quanto gradiremmo avere davanti quel lontano nostro concittadino, vedere il suo volto, conoscerne nome, cognome, età, stato civile, lavoro, reddito.
Era giovane o adulto, restò tranquillo a Collepasso o toccò anche a lui partire verso qualche fronte di guerra; e, se rimasto vivo dopo l’immane conflitto, ebbe modo di ravvedersi e rivedere le posizioni?
Quanti pensieri mi assalgono intorno a quella minuscola incisione, sopravvissuta, credo, a tre restauri in tempi successivi!
Purtroppo, mi accorgo di essermi troppo distratto dall’at-tensione alla funzione funebre della cara collega, per cui ho fatto debita eccezione alle mie idee.
Son tornato giorni fa a fotografare quella data, per averne un documento, e ho pensato nientemeno di fare un appello.
Perché non tentare il lancio di una bottiglia in un oceano, insomma, un “chi sa, parli”?
E se non l’avesse fatta un coevo, ma uno dei tanti “ammiratori” del fascio, che fino ad oggi a Collepasso non sono mai mancati (si vendono tanti calendari col “mascellone”)?
Peccato, salterebbe così tutta la mia fantasiosa ricostruzione su quel “10 6 1940 XVIII” in Chiesa Madre.
Il cielo a Collepasso, quel giorno e a quell’ora, era sereno, la temperatura di circa ventotto gradi, il vento debole da nord-est… .
E se, infine, avessi sbagliato tutto io, e, invece, il povero Pippi, smaltita l’euforia e nella cappa di silenzio che avvolse l’Italia intera, in realtà, con quell’incisione avesse voluto raccomandare la popolazione alla protezione dell’Intestataria dell’edificio?
Giuseppe Lagna
Caro Francesco,
credo che il tuo commento sia un poco offensivo nei confronti di chi in quel “collepassese medio” non si riconosce affatto. Lo stesso autore dell’incisione avrebbe potuto risentirsene se le sue motivazioni fossero state diverse da quelle da lei ipotizzate.
beati voi che che non avete problemi e vi proteggete dal sole con queste nugae, direbbe Orazio (non Merico)
Caro Francesco, credo che questa volta sbagli…penso abbia ragione il maestro Lagna. Infatti, se noti bene oltre alla data 10 giugno 1940, è anche riportato un 18 in numeri romani(XVIII E.F.) che significava: diciottesimo anno dell’era fascista(1922-1940)….!! Circa vent’anni fa, anch’io mi sono fatte varie elucubrazioni mentali quando in chiesa leggevo quella data… Ciao è spero che a settembre-ottobre ci vediamo a Milano. A.Leo
Caro Giuseppe e Caro Pantaleo,
conoscendo i collepassesi come prima ipotesi avrei azzardato quella che vedrebbe un nostro compaesano semplicemente ansioso di lasciare ai posteri un segno della propria nascita: provate a guardare chi è nato quel giorno, può essere un’idea come le altre… Magari se ne fregava poco di consacrare e implorare la benedizione su guerra, pace e Pace ed era solo desideroso che gli dei vegliassero sulla sua umile e semplice persona. Insomma: l’apoteosi, la sublimazione (nel senso freudiano del termine) dell’inno del collepassese medio: “Bbonu ieu, bboni tutti!”.
Saluti,
Francesco
Caro Giuseppe, ti sei dimenticato: “….scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’occidente che in ogni tempo hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano….” Comunque, quando da ragazzo leggevo quella data, anch’io facevo i tuoi stessi ragionamenti, però decisamente all’inverso. Da ragazzo però eh….Saluti.