“Almanacco collepassese. Storia, storie e storielle del paese”: ultima pregevole opera di Orazio Antonaci

23 Novembre 2014 Off Di Pantaleo Gianfreda
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almanacco collepasseAlmanacco collepassese. Storia, storie e storielle del paese”, ultimo pregevole libro di Orazio Antonaci, dovrebbe essere letto e conservato nelle case di ogni famiglia collepassese. L’opera, infatti, codifica un po’ la variegata “memoria storica” di una comunità relativamente giovane, come quella collepassese, che ha ancora bisogno di “segni” distintivi ed identificativi capaci di definire e amalgamare la sua composita origine.
In vista delle imminenti feste natalizie (ma non solo), il libro potrebbe essere un ottimo regalo di genitori o anziani verso figli o nipoti (ma non solo), per coltivare e irrobustire radici che rischiano di essere illanguidite o recise dal prepotente prevalere e, sempre più spesso, dal cattivo uso dei moderni mezzi di comunicazione. In una fase storica in cui la rivoluzione tecnologica ci ha “scaraventato” nel giro di pochi decenni dalla “materialità” dell’era industriale all’”immaterialità” dell’era c.d. “della conoscenza” e al diffondersi dei processi di globalizzazione, si rischia, infatti, di perdere di vista le radici di ogni comunità. Proprio in quest’era di incalzante globalizzazione, invece, le radici vanno protette, custodite ed accudite. Globale e locale devono coesistere e vanno salvaguardate identità, storie e culture di ogni popolo e di ogni comunità. Non a caso il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, al quale l’Università del Salento conferirà la laurea honoris causa in Lingue moderne il 28 novembre prossimo, ha coniato il termine “glocale” (globale+locale). L’aforisma “think global, act local” (“pensare globalmente, agire localmente”), paradigmatico della moderna società della comunicazione, acquista valenza culturale che travalica i processi economici in atto.
L’opera di Orazio Antonaci rappresenta, pertanto, una piccola perla di cultura e conoscenza locali che ben si adatta, nell’attuale era della globalizzazione, allo sforzo di alimentare le radici della nostra comunità, che soprattutto i giovani hanno bisogno di conoscere e custodire.
Il geom. Orazio Antonaci è stato per decenni responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, classico dirigente comunale “forgiato” nell’era del potere democristiano del “partito-Stato”, con tutti i pregi ed i difetti che tale sistema ha prodotto. Ha gestito l’ufficio, trovando spesso la mia ferma opposizione e contrapposizione. Da amministratore mi sono spesso confrontato con lui duramente, ma con lealtà e autorevolezza. Egli è stato da sempre mio avversario politico. Non è un caso che nei suoi scritti sulla “contemporaneità” egli cerchi di oscurare (anzi, “rimuovere”) la mia impegnativa azione amministrativa. Indubbiamente, egli è “uomo di comunità” quando si misura con il passato, ma “uomo di parte” quando riferisce vicende recenti, di cui egli stesso è stato protagonista. Faccio solo due esempi (ne potrei fare tanti). Lui ben conosce (e ignora nei suoi scritti) il mio impegno nel rilancio della nostra Zona industriale negli anni 1993-94. Come, su un altro versante, egli ben sa che nel secondo semestre del 1992 si poté dare avvio alle pratiche per la costruzione della nuova Chiesa Cristo Re, bloccata per anni da faide interne alla D.C., solo grazie al mio intervento e ai miei stretti rapporti con l’allora commissario prefettizio (e successivamente grazie alla mia azione dopo la nomina a vicesindaco nel dicembre 1992). Potrei continuare con altri esempi, ma sorvolo, anche perché in questo contesto mi preme rilevare ciò che mi unisce ad Orazio e al suo antico e continuo lavoro di ricerca e di studio sulla piccola comunità di cui siamo tutti parte, al di là di posizioni politiche. La cultura, infatti, potrebbe e dovrebbe essere elemento di unificazione di ogni comunità, pur da differenti visualizzazioni.
L’ultima opera di Orazio Antonaci è stata presentata lo scorso sabato 18 ottobre presso l’Auditorium parrocchiale, grazie all’iniziativa e al contributo dell’Associazione Arma Aeronautica di Collepasso. Non mi fu possibile presenziare all’incontro, ma Orazio ha voluto farmene omaggio pochissimi giorni dopo. Ho iniziato subito a sfogliare la poderosa opera dedicandovi per giorni “squarci” di tempo libero. Prima per semplice curiosità, poi avvinto dalle tante “perle” (curiosità, aneddoti, detti, strade, invocazioni, soprannomi, ecc.) di cui è costellata l’opera, “autobiografica” sia per Orazio che per l’intera comunità. Autobiografica sin dalla copertina, che richiama la casa paterna “te l’Ucciu Fusu” (personaggio indimenticabile) e, soprattutto, la “chiazziceddrha”, vero luogo comunitario della Collepasso del secolo scorso sino agli anni ‘70, luogo privilegiato di osservazione, di incontri e di passaggi. Luogo emblematico della storia collepassese, ripetutamente celebrato anche da altri illustri personaggi e cantori della cultura e del vernacolo collepassese, quali l’ins. Giuseppe Marzano, il prof. Vittorio Errico e l’artista prof. Lionello Mandorino.
Una piccola e recente comunità come la nostra, dopo le forti contrapposizioni che l’ha contraddistinta sin dalla sua autonomia amministrativa del 1907 e per tutto il secolo scorso, ha bisogno di ritrovare elementi e momenti di unitarietà e di colleganza umana e culturale tra i suoi membri. Credo che quest’ultimo e impegnativo scritto di Orazio Antonaci, pur tra limiti ed ombre, possa contribuire notevolmente ad avviare quest’opera di “identificazione comunitaria”, nella ricerca di comuni radici, tradizioni, “storia, storie e storielle”.
Il libro merita di essere letto e può essere richiesto, donando un piccolo contributo, presso l’edicola Fabiano “Nonsoloedicola” o la sede dell’Associazione Arma Aeronautica (sita in via Baronessa Contarini). Buona lettura!


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Pantaleo Gianfreda
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