“Progetto Cinema”, eccellenza culturale collepassese … quando cantare “Marina” era peccato…

19 Febbraio 2015 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Progetto Cinema 2015 - CopiaTra le non molte (purtroppo) “eccellenze” che può vantare la comunità collepassese, ce n’è una che giganteggia per qualità, durata, consenso, aggregazione (anche territoriale), partecipazione.
Da oltre dieci anni si svolge a Collepasso, nel periodo invernale, la rassegna cinematografica “Progetto Cinema”, giunta quest’anno alla 12-13ª edizione, promossa dal Comune e dalla gestione del cinema Ariston di Collepasso. Un progetto che di anno in anno ha acquisito sempre maggiore qualità, autorevolezza e partecipazione, grazie alla passione e alla competenza di Giovanni Rollo, funzionario comunale e vera “anima” della rassegna cinematografica. Le Amministrazioni di vario colore e durata si susseguono e cambiano, ma la rassegna continua imperterrita e imperturbabile nel suo inarrestabile e proficuo percorso culturale… a dimostrazione che, come scriveva la buonanima di don Grazio nei suoi libri e come sostengono tutti gli uomini di buona volontà, la cultura unisce, affratella, supera gli steccati. Perché la rassegna piace a tutti, ha il consenso di tutti, al di là del gradimento dei diversi film proiettati, tutti, comunque, di ottima qualità e fattura, talora “prime” cinematografiche. Come è avvenuto quest’anno con la rassegna “Progetto Cinema 2015”, che ha aperto giovedì 15 gennaio (e concluderà il 25 marzo) con la proiezione del film in prima visione assoluta “Exodus”, che usciva in tutta Italia proprio quel giorno. Quest’anno, come tutti gli anni, i 400 posti del cinema Ariston sono sempre tutti occupati. Anzi, in occasione della proiezione de “Il capitale umano” di Virzì, giovedì 22 gennaio, molti spettatori hanno dovuto seguire in piedi il film, nonostante le ulteriori sedie messe a disposizione dal titolare del cinema Pasquale Marra. A Pasquale vanno riconosciuti grande coraggio e capacità se, nel susseguirsi di un ventennio di chiusura costante di sale cinematografiche, ha saputo trasformare il cinema Ariston in un’”eccellenza” salentina (forse pugliese) della cultura cinematografica, una delle più qualificate sale della provincia, che presenta sempre film di prima visione e qualità ed è diventata una delle più seguite del comprensorio e dell’intera provincia. Oggi, ad esempio, gran parte (forse la maggioranza) dei partecipanti (di ogni ceto ed estrazione sociale) alla rassegna cinematografica del giovedì provengono dai paesi vicini. E questo è certamente motivo di vanto e di orgoglio per la nostra comunità.
Bisogna dire che la tradizione del “cineforum” affonda radici lontane a Collepasso, sin dalla fine degli anni ’60, grazie a don Celestino Tedesco, al prof. Vittorio Errico e ad un gruppo di giovani cinefili dell’epoca. Don Celestino è ancora oggi sempre presente alla proiezione dei film di “Progetto Cinema”. Forse pochi sanno della grande passione dell’emerito parroco della Chiesa Madre verso il buon cinema (d’altronde, don Celestino, nonostante, anzi proprio grazie ai suoi eterni vent’anni, non è tuttora un po’ “attore” ed “istrione” nelle sue estemporanee, spontanee e simpatiche manifestazioni umane e interpersonali?!?) e il cineforum. All’epoca don Celestino, ispiratore dell’iniziativa, trovò un valido interlocutore in Vittorio Errico, “presidente storico” del primo cineforum, che, “sotto le ali” salvifiche e ispiratrici del giovane sacerdote, si svolgeva in quei tempi nel vecchio cinema Vittoria (sempre di proprietà della famiglia Marra) in piazza Vittoria e che, come in ogni antico cineforum “degno di rispetto” vedeva alla fine della proiezione – ben ricordo – le varie “anime” e correnti culturali e socio-politiche discutere e confrontarsi talora aspramente nell’interpretazione del film, talora anche con degenerazioni “stile postsessantottino”… altri tempi… Giovanni Rollo, anch’egli buon “discepolo” di don Celestino, ha avuto da questi il “testimone” e la passione per il cinema, sviluppando sempre più e meglio la rassegna, che oggi è diventata una “perla” nel panorama culturale salentino.
Belli e seguiti tutti i film. Alcuni, spesso, aiutano a ripercorre vicende di vita passate e presenti di ognuno di noi, a capire l’evoluzione e i “segni” diversi dei tempi.
A me è capitato, ad esempio, di leggere l’ultimo film “Marina” con gli occhi antichi di un fanciullo di 8-9 anni e con quelli odierni di un sessantenne. Con i ricordi della fine degli anni ’50 (il brano musicale composto da Rocco Granata è del 1959) riandavo a quei tempi passati allorché, un infausto giorno, fui severamente e pesantemente redarguito e punito per aver canticchiato la nuova canzonetta “Marina” nella casa dello zio prete ad Otranto, dove alloggiavo e frequentavo la quarta elementare presso le Suore Filippine. Cantare quella canzone in casa di un prete era “peccato” per la severissima e religiosissima zia, per cui fui costretto ad una dura penitenza. Scherzavo con don Celestino, riferendogli l’episodio e concordando insieme sulla grandiosa trasformazione sociale e culturale (e anche religiosa) – una vera e propria rivoluzione, impercettibile per i più, ma profonda – avvenuta negli ultimi 50-60 anni nella società italiana e, in particolare, nella società collepassese (e in tutto il Meridione d’Italia), ieri contadina, poi postcontadina, oggi persino postindustriale e postmoderna.
Così come, guardando con gli occhi odierni al tema dell’immigrazione e al modo con cui venivano trattati gli italiani emigranti all’estero nel film (in Belgio, nel caso dei protagonisti di “Marina”), ci accorgiamo che qualcuno dimentica chi eravamo noi italiani (e meridionali, in particolare) quando oggi guarda con sufficienza e persino con disprezzo ed alterigia gli odierni “poveri cristi” provenienti o in fuga da terre straniere che, come gli italiani di ieri, vagano alla ricerca di lavoro, di pace, di sicurezza.
Riflessioni, pensieri, ricordi, stimoli che aiutano a capire quanto importante sia una rassegna cinematografica, che non risponde solo al desiderio della curiosità, del “gusto” o del passatempo cinematografici, ma, soprattutto, all’arricchimento dell’intelligenza, nel senso più compiuto di un termine proveniente dal latino “intellegere/intelligere” (“capire, intendere, comprendere”, ma anche “leggere” o “legare tra” fenomeni, esperienze e persone diversi).
Insomma, “Progetto Cinema” è indubbiamente una grande e bella iniziativa, ma, soprattutto, è un’iniziativa altamente intelligente… e di questo dobbiamo essere grati a chi, come Giovanni Rollo e la gestione del cinema Ariston, ma anche ai loro “precursori” (come don Celestino e Vittorio) e a tutte le Amministrazioni comunali, compresa l’attuale, permette a tutti noi di “intellegere/intelligere” la società e gli uomini di ieri e di oggi attraverso la visione di un bel film.


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Pantaleo Gianfreda
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