10 febbraio, “Giorno del Ricordo” per le vittime delle Foibe
10 Febbraio 201510 febbraio: Giorno del Ricordo per le vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Migliaia di morti, centinaia di migliaia di esuli costretti ad abbandonare non solo le proprie terre, ma anche a recidere le proprie radici, quelle della Venezia Giulia e della Dalmazia. Costretti ad abbandonare un territorio non più italiano, ma jugoslavo a seguito del trattato di pace del 1947. Il silenzio su questa triste vicenda è durato oltre 50 anni. Si è interrotto solo negli anni Novanta e poi con una legge nel 2004 (legge 30 marzo 2004 n. 92), che istituisce il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio.
Nel testo di legge si leggono le motivazioni:
«La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata […] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero».
Le Foibe, la storia da non dimenticare. Nonostante siano trascorsi decenni, nonostante questo stralcio di storia italiana sia rimasto nel dimenticatoio per anni…Le vittime venivano legate spalla contro spalla con filo di ferro. Veniva sparato un colpo di arma da fuoco solo ad uno dei due che cadendo faceva perdere l’equilibrio anche all’altro trascinandolo con sé nella foiba. L’agonia per quanti erano soggetti a questa barbara forma di esecuzione era indescrivibile e poteva durare ore ed ore perché alcuni di loro non venivano colpiti fino alla morte dai successivi colpi sparati contro le pareti della cavità. Cifre incerte ed ufficiose raccontano di circa 350.000 italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate che furono costretti ad abbandonare le proprie terre. Circa 10.000 di loro furono uccisi secondo la barbara modalità dell’infoibamento. Italiani, solo per il fatto di essere tali, colpevoli di non partecipare attivamente ai progetti espansionistici di Tito, vennero prelevati dalle loro case senza distinzioni di sesso, razza ed età e poi brutalmente eliminati. La storia si alimenta del ricordo e ben vengano tutte le attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di riflettere sui valori fondanti la nostra Costituzione e la riflessione su questi tragici fatti che fanno parte patrimonio della storia d’Italia. La morte è morte, e non ha colore politico, né necessita di interpretazioni o giustificazioni.
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9 febbraio 2015: 29 morti (assiderati) nel Mediterraneo (meglio Cimiteranneo).
Una sola domanda: finirà prima il sangue o il petrolio?