25 anni fa moriva Sandro Pertini, “il Presidente più amato dagli italiani”

24 Febbraio 2015 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Ottobre 1979, Prefettura di Lecce, il mio incontro con Pertini. A sin., il ministro on. Tina Anselmi

Ottobre 1979, Prefettura di Lecce, il mio incontro con Pertini. A sin., il ministro on. Tina Anselmi

Venticinque anni fa, il 24 febbraio 1990, moriva Sandro Pertini, settimo Presidente della Repubblica Italiana dall’8 luglio 1978 al 29 giugno 1985. Nato a San Giovanni di Stella (Savona) il 25 settembre 1896, giovanissimo aderì al Partito Socialista Italiano mantenendone gli ideali per tutta le vita. “Non vi è libertà senza giustizia sociale né giustizia sociale senza libertà”, era solito affermare. Antifascista militante, condannato all’esilio e poi, ritornato in Italia, condannato al confino, capopartigiano, fu uno dei protagonisti principali della Resistenza e dell’Italia postfascista.
E’ stato “il Presidente più amato dagli italiani” in un periodo tragico e difficile della storia italiana (rapimento e uccisione di Aldo Moro pochi mesi prima della sua elezione, l’assassinio di Guido Rossa, la strage di Bologna, la vicenda del piccolo Alfredino Rampi, il terremoto dell’Irpinia, la morte di Berlinguer, che lui volle accompagnare da Padova a Roma sul suo aereo, ecc.), durante il quale la sua grande autorevolezza, il suo rigore morale, la sua popolarità seppero tenere unito il popolo italiano.
Memorabile la sua entusiasta e partecipata presenza a Madrid, l’11 luglio 1982, alla finale del Campionato mondiale di calcio, vinto dall’Italia. Pertini riportò in Italia i campioni del mondo sull’aereo presidenziale, intavolando, tra l’altro, una partita a scopone con Bearzot, Zoff e Causio. Un ricordo che il leccese Franco Causio si porterà sempre: “Indelebile. Io ero in coppia con Bearzot, il presidente con Zoff. Io feci una furbata: calai il sette, pur avendone uno solo. Pertini lo lasciò passare e Bearzot prese il settebello. Abbiamo vinto così quella partita”… e il Presidente si arrabbiò moltissimo.
Al festival di Sanremo 1983, Toto Cutugno lo citò nella sua canzone “L’Italiano”, con le note parole “Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente e un partigiano come presidente”.
Il suo ultimo incontro da Presidente lo volle espletare in mezzo ai giovani, a quelle nuove generazioni che egli tanto aveva amato: “Voi giovani non venite meno all’impegno per la giustizia e la libertà, non scendete a compromessi, difendete la vostra dignità, costi quello che costi”.
Come scrive un odierno comunicato dell’Ansa nel ricordare il 25° della scomparsa di Sandro Pertini, “è ancora vivo tra gli italiani il ricordo del presidente “vicino alla gente”, per quel suo fare spontaneo in ogni occasione, la capacità comunicativa semplice ed efficace e per l’impronta personalissima che seppe dare al ruolo istituzionale di capo dello Stato, fino ad allora molto legato all’ufficialità e al formalismo. Schietto, pragmatico, popolare, anticonformista, convintamente laico, socialista della prima ora spesso incompreso dal suo stesso partito, a suo agio tra la gente e insieme geloso del proprio privato, Pertini è stato tutto questo, un uomo e un politico a tutto tondo, amato e ritenuto credibile, fosse solo per la sua biografia, in un periodo storico segnato in Italia dagli scandali della P2 e dall’inefficienza dello Stato in emergenze come il terremoto dell’Irpinia. L’Italia diversa e sana lo scelse allora come suo fidato rappresentante, e così è rimasto anche in seguito nell’immaginario collettivo degli italiani”.
Conservo in uno “scrigno” l’incancellabile ricordo del mio, seppur fugace, incontro con Pertini nell’ottobre 1979, allorché il Presidente venne in visita ufficiale a Lecce ed io, giovane e appena eletto presidente provinciale della Confcoltivatori, venni invitato in Prefettura insieme a tutte le autorità della Provincia ed ebbi l’onore di stringergli la mano e “balbettare” poche parole di rito nell’atto del saluto. Conservo con orgoglio la foto (v. sopra) di quell’incontro.
Che grand’uomo, Pertini! Che grande Presidente! Rimarrà nella memoria e nella storia di tutti gli italiani come “il Presidente più amato”!


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Pantaleo Gianfreda
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