Dura replica di Toti a Fitto: “Non sono accettabili lezioni da chi non ha mai rinnovato nulla e da chi, occupando poltrone da decenni, ha fatto della politica un mestiere”
22 Febbraio 2015In Forza Italia è ormai guerra senza esclusione di colpi. Ieri, mentre Raffaele Fitto teneva a Roma la convention dei suoi sostenitori – i “ribelli” berlusconiani autonominatosi “Ricostruttori” -, a Bergamo i “fedeli” a Berlusconi si riunivano in un’altra convention con Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia.
La decisione di Berlusconi di commissariare Forza Italia in Puglia per emarginare Fitto ha reso ancor più incandescente lo scontro. La contrapposizione e il conflitto tra i due fronti diventano ogni giorno più radicali. Per avere un “piccolo” saggio, basta leggere la replica di Toti al discorso tenuto da Fitto: “Non sono accettabili – ha scritto Toti sulla sua pagina facebook – lezioni su come vincere da chi in questi anni ha perso tutto quel che si poteva perdere. Regione, capoluogo… E in una terra tendenzialmente di centro-destra. Non sono accettabili – prosegue – lezioni sul rinnovamento della politica da chi nella sua Regione non ha mai rinnovato nulla e da chi, occupando poltrone da decenni, ha fatto della politica un mestiere. Chi oggi proclama di voler cambiare tutto, magari lo fa per non cambiare nulla e salvare se stesso e qualche amico. Non vorrei – conclude – che dopo un anno di gufi, tanto cari a Renzi, si aprisse un anno all’insegna di una nuova bestiola, Il Gattopardo (rileggere quel romanzo fa sempre bene!)”.
A ben vedere non c’è nulla di davvero nuovo in questo esercizio della leadership che ha avuto nella prima fase di Berlusconi l’esempio più efficace. Tuttavia qualcuno continua retoricamente a paventare il rischio di derive autoritarie e di uomini soli al comando ma ben pochi si interrogano sul perché la nostra democrazia si è così profondamente e rapidamente trasformata nel rapporto tra istituzioni e cittadini. Le riforme costituzionali non si sono fatte ma tutto è cambiato egualmente. Al di là delle cause e delle responsabilità, che di certo non sono solo di Berlusconi, quel che deve far riflettere è la scomparsa della destra qual è stata rappresentata per almeno quindici anni da Alleanza nazionale: una forza politica che ambiva ad agire con cultura di governo, aliena cioè a demagogie e populismi, anche quando si trovava all’opposizione. Che sia riuscita o meno nell’intento è un altro discorso, ma credo sia un fatto oggettivo che A.N. ha sempre rifiutato quelle facili scorciatoie, specie in materia di anti-europeismo e immigrazione, che confinano la destra in una posizione minoritaria, che possono sì produrre momentanei consensi ma senza mai rappresentare una credibile alternativa per il governo del Paese.